I dati sull’aumento dei tumori a Napoli e Taranto sono solo una parte di una vertenza ben più ampia. Dove il ruolo della Chiesa è sempre più incisivo
Una inversione di rotta radicale per rovesciare l’ultima fotografia scattata dall’Istituto Superiore di Sanità in due dei luoghi d’Italia maggiormente colpiti dalla piaga dell’inquinamento: Taranto e la Terra dei Fuochi. E’ il messaggio che lancia il Gruppo Custodia del Creato della Conferenza Episcopale Italiana attraverso Aleteia.
Il professore Simone Morandini, membro del settore Cei che si occupa delle problematiche ambientali, definisce «prevedibili» i dati su Taranto «dove la mortalità infantile registrata per tutte le cause è infatti maggiore del 21% rispetto alla media regionale» (Ansa, 5 luglio) e la Terra dei Fuochi «dove c’è un eccesso di mortalità rispetto al resto della regione del 10% per gli uomini e del 13% per le donne nei comuni in provincia di Napoli, mentre per quelli in provincia di Caserta è rispettivamente del 4 e del 6%». (Ansa, 5 luglio).
«Per quanto prevedibile – afferma Morandini – poiché parliamo di terre esposte per lungo tempo a sostanze tossiche, è un errore definirlo un dato "scontato". Anzi, è un dato che trasmette una sensazione di sconcerto e un desiderio di cambiamento». Per l’esponente del Gruppo Custodia del Creato la situazione è «molto complessa». «Nel caso della Campania parliamo di un problema di rifiuti strettamente collegato alla gestione della legalità di quella terra. I rifiuti, che ormai sono un fattore di sviluppo "verde", è inaccettabile che siano ancora causa di morte. E in questa direzione vanno apportati interventi ancora più incisivi, da parte del Governo, di quelli attuati sinora».
Ma le zone d’ombre non sono circoscritte a Terra dei Fuochi e Ilva. Basti pensare alle alte percentuali di tumori a Marghera o Brescia. «Non basta dire "approfondiamo" – denuncia Morandini – o far sollevare alcuni casi a scapito di altri, perché la strategia deve essere complessiva. Peraltro i dati diramati dall’Istituto Superiore di Sanità non rappresentano una novità, ma meglio circoscritti, di uno studio dello stesso Istituto condotto nel 2007 insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Quindi era tutto molto noto».
In ambito ecclesiale, il tema della "salvaguardia del creato" è già una "vertenza", «attraverso il linguaggio della denuncia come diversi presbiteri e comunità hanno fatto ad esempio nella Terra dei Fuochi, attraverso il linguaggio della testimonianza e stimolando forme di consumo sobrie, attraverso il linguaggio dell’educazione, formando le coscienze dei fedeli». E bisogna fare ancora di più, «facendo comprendere il nostro legame inscindibile con la terra e vivere in sintonia con essa. Nei giorni scorsi sono stato in Sicilia – conclude il membro del Gruppo Custodia del Creato della Cei – terra bellissima ma in alcune zone segnata da incuria e disamore con spazzatura gettata ovunque, anche nei pressi di aree molto interessanti da un punto di vista paesaggistico. Legalità e cambiamento dei nostri costumi sono l’unica ricetta per invertire la rotta».