Un film per parlare positivamente della responsabilità paternadi Franco Olearo
Eugenio Derbez è un attore-regista messicano molto noto in patria che con questo film del 2013 ha ottenuto il maggior incasso U.S.A. finora registrato per un film in lingua spagnola.
In effetti, nella prima parte si ha modo di apprezzare la comicità di Eugenio nella parte di un giovane che non vuole crescere, seduttore di turiste ad Acapulco, il quale di colpo si trova, tutto da solo, a dover allevare una bambina. L’amore che progressivamente nasce in lui verso Maggie lo spinge a mettere la testa a posto e, trasferitosi a Los Angeles, trova un lavoro come stuntman. Valentin ha anche la correttezza di non rivelare a Maggie che la mamma l’ha abbandonata. Riesce anzi a d alimentare la speranza di un incontro futuro facendo in modo che possa ricevere ogni mese una lettera della mamma, troppo impegnata in giro per il mondo a salvare l’umanità o a proteggere qualche razza in via di estinzione.
Il racconto cambia tono quando Julie si rifà viva per reclamare la bambina per sè: la leggerezza iniziale si dissolve e il tema dominante diventa la battaglia legale fra i due genitori.
Il gran finale che non riveliamo trasforma ulteriormente il racconto ed ora ci troviamo in piena soap opera: i colpi di scena finali, che si susseguono a ritmo serrato, costringono a tener pronti i fazzoletti.
Potrebbe esser facile denigrare il film per l’eccesso di furbizia con la quale prepara, inaspettati, lacrimosi cambiamenti di prospettiva ma bisogna riconoscere che il film mostra anche vivaci squarci di umanità.
Il rapporto fra Valentin e la coppia di Acapulco che lo aiuta ad allevare Maggie nei primissimi momenti; il simpatico camionista che aiuta Valentin ad attraversare il confine con gli Stati Uniti e il collega messicano che lo introduce nel mondo degli stuntmen; il rapporto fra Valentin e Maggie, una forma di complicità che li porta a vivere in un mondo di fantasia costruito solo per loro; il rapporto fra Valentin e suo padre, tema ricorrente nel film, che gli aveva insegnato ad affrontare la vita senza paura.
Non si può non notare, nello sviluppo della storia, un malcelato orgoglio nazionale, la rivendicazione di un primato umano del Messico verso gli Stati Uniti. Se Valentin si mostra generoso a favore della bambina in ogni circostanza, veniamo a sapere che Julie, oltre ad aver abbandonato la figlia, aveva avuto in quell’estate fatidica altre relazioni amorose ed infine si ripresenta dopo sette anni di assenza con una fidanzata lesbica.
Forse è la stessa motivazione che ha spinto l’autore a optare per un lacrimoso finale da soap-opera, indubbiamente poco sopportabile, ma quasi una orgogliosa rivendicazione dell’originalità dei sentimenti nazionali.