La Cei invita a snellire la burocrazia per gli affidi. In Italia il tempo medio di attesa per la pratica è di oltre 3 anni
«Oggi l’adozione e l’affido sono pratiche troppo complicate e le prime vittime di percorsi tanto tortuosi sono i bambini senza famiglia, che hanno bisogno di cure più adeguate». Al termine della Settimana estiva di formazione, a San Giovanni Rotondo, il direttore dell’Ufficio famiglia della Cei, don Paolo Gentili, ha lanciato la proposta di una «rinnovata alleanza» tra tutti i soggetti in campo (famiglie, associazioni, Tribunali dei minori, servizi sociali, psicologi, Governo), per snellire le pratiche e rendere più facile il percorso verso l’adozione e l’affido. Un percorso ancora più irto quando il bambino è straniero (Avvenire, 1 luglio).
«L’Ufficio famiglia si offre come luogo di incontro, per costruire questo sguardo unitario, fare sentire meno sole le famiglie e indicare nuovi orizzonti di speranza», ha aggiunto don Paolo. Una mano tesa alla presidente della Commissione adozioni internazionali, Silvia della Monica, che ha manifestato interesse e disponibilità verso la proposta, definendola un progetto «condivisibile». Le difficoltà burocratiche trascinano con sé problemi relazionali a cui vanno incontro le coppie che scelgono la via dell’adozione sopratutto se il bambino proviene da un’altra cultura e non parla la lingua italiana. Spesso, ha detto Ina Siviglia, docente di Antropologia teologica a Palermo, nella giungla di documenti, permessi, domande, si arriva a conoscere ben poco del bambino in affido, della sua storia, degli affetti negati, con tutte le difficoltà del caso che ne conseguono all’impatto con la nuova famiglia.
Ma il superamento di queste difficoltà burocratiche e relazionali è davvero realizzabile oltre che auspicabile? E sopratutto in che modo? Aleteia ha contattato l’Ai.Bi. – Amici dei Bambini, che ha snocciolato dati allarmanti. Le adozioni internazionali sono in affanno da anni. Basti per tutti un dato. Nel 2006 le domande d’idoneità depositate dagli aspiranti genitori adottivi sono state 6.237, che nel 2013 sono scese a 2.909. Tra le cause del calo così significativo, secondo l’Ai.Bi., rientrano senza dubbio le lungaggini burocratiche che scoraggiano non poche coppie. Quest’ultime si arrendono spesso di fronte alle difficoltà di un percorso che può protrarsi ben oltre i tempi indicati dalla legge per il rilascio del decreto d’idoneità.
Nel 2013 il tempo medio d’attesa intercorso tra la domanda di adozione e l’autorizzazione all’ingresso del minore è stata di 3 anni e 3 mesi. Condivisibile pertanto, secondo l’associazione, ogni appello che punta a snellire il più possibile gli iter adottivi.
A questo proposito Amici dei Bambini ha promosso un manifesto sottoscritto da 15mila famiglie che tra i punti salienti propone per esempio l’eliminazione del doppio passaggio tra Tribunali per i Minorenni e servizi sociali per il rilascio del decreto d’idoneità.
Il ricorso al Tribunale è una ‘peculiarità’ solo italiana e belga. Tutto il resto dell’Occidente prevede un percorso amministrativo e non giudiziale. Le coppie ‘risparmierebbero’ svariati mesi di attesa, ma soprattutto si sostituirebbe la cultura della selezione a favore della cultura dell’accompagnamento delle coppie che vanno considerate risorse preziose per la società. Perché sia chiaro: l’adozione non è un fatto privato che riguarda poche migliaia di famiglie. Ma è uno istituto giuridico che riguarda tutta la società».