Un aneddoto di quando era parroco della chiesa di San José e rettore del Colegio Maximo
Quel giorno, era il 19 dicembre del 1985, l’edicolante aspettava padre Bergoglio con un sorriso particolare. Aveva messo da parte una copia de El Litoral e sperava che il gesuita non vedesse le locandine appese fuori. Sì, perché quella mattina c’era veramente da ridere: “I miracoli di padre Bergoglio”, diceva il titolo a tutta pagina. Miracoli? Quali miracoli? Bergoglio era parroco della chiesa di San José e rettore del Colegio Maximo. Da cinque anni si era impegnato tantissimo, certo, ma “miracoli” è un parolone. Così, quando arrivò all’edicola, si ritrovò sotto gli occhi l’ultima copia rimasta del quotidiano, con quel titolone lì.
Colpito, andò a leggere.
Primi due miracoli riconosciuti a Bergoglio dalla stampa: l’apertura di due chiese in uno dei quartieri più dimenticati nel Nord-Est di Buenos Aires, più altre due in programma.
Terzo miracolo: le attività sociali per le famiglie e in bambini della zona che, scriveva il giornale, “non sembrano più le persone arrabbiate che fino a poco tempo fa accoglievano gli estranei con le pietre”.
Quarto miracolo: l’inaugurazione della più grande biblioteca di teologia e filosofia di tutta l’America Latina, quella del Colegio Maximo.
E, quinto miracolo: un congresso teologico internazionale.
Non sono pervenuti i commenti, sicuramente taglienti, del futuro Papa.