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Come ci si veste per un’udienza con papa Francesco?

Title: May 6,2013: New Swiss Guards attend their swearing-in ceremony in Paul VI hall at the Vatican

Creation Date: 05/06/2013
Caption: May 6,2013: New Swiss Guards attend their swearing-in ceremony in Paul VI hall at the Vatican
Reference: 236141
Library: CPP
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Signature: ©ALESSIA GIULIANI/CPP

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Maria Paola Daud - Aleteia - pubblicato il 01/07/14
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Scopri dettagli interessanti di uno dei protocolli più singolari del mondo: quello del Vaticano
Se abbiamo la grande opportunità di avere un incontro con papa Francesco, in un’udienza o un altro evento importante, dobbiamo tener conto di una serie di regole per un abbigliamento adeguato, quello che in inglese si chiama “dress-code”, soprattutto per le donne.

Le spalle devono essere coperte, i vestiti e le gonne mai al di sopra del ginocchio e bisogna fare molta attenzione alle scollature, che non devono mai richiamare l’attenzione. È raccomandabile usare uno scialle nero sulla testa e non mettere gioielli troppo vistosi, mentre ad esempio può andare bene un delicato giro di perle.

Quanto al colore degli abiti, è sempre raccomandabile il nero, evitando il rosso che rappresenta i cardinali, il viola che ha un profondo significato liturgico e il bianco che è proprio del papa.

L’unica eccezione è il cosiddetto “privilege du blanc”, una concessione esclusiva delle regine cattoliche e delle consorti dei monarchi cattolici a mo’ di ringraziamento alle case reali che sono rimaste fedeli alla Chiesa cattolica quando molti regni si sono convertiti al protestantesimo.

All’inizio, il protocollo vaticano per le udienze papali obbligava gli uomini, indipendentemente dall’incarico, a utilizzare il frac quando erano davanti al successore di Pietro, ma dagli anni Ottanta del Novecento le norme che regolano gli abiti sono diventate meno rigide e si è permesso agli uomini di giungere in presenza del Sommo Pontefice in abito scuro – nero, blu marino o grigio Oxford – e cravatta in toni sobri. È anche permesso presentarsi al papa indossando gli abiti tipici del proprio Paese.

Come salutare correttamente papa, cardinali e vescovi?

La prima cosa da fare quando si è di fronte al Santo Padre è una riverenza in cui inclinando il corpo il volto resti vicino alla mano del papa, che la stenderà perché l’interlocutore baci l’anello, simbolo della sua autorità, che condividono solo cardinali e vescovi.

È importante chiarire che non si deve baciare la mano del vescovo di Roma, ma l’anello. È questo il rituale che devono seguire tutti i cattolici; se non si è cattolici, allora si deve al papa il trattamento riservato a un Capo di Stato salutandolo stringendogli le mani. Non si deve mai baciare sulle guance.

Si può sempre rivolgere la parola al Vicario di Cristo al vocativo e con l’appellativo “Sua Santità” (“Se Sua Santità lo desidera”, “Ciò che ordina Sua Santità”…).

Perché si deve distinguere

La Chiesa cattolica, come molte altre nel mondo, ha le sue gerarchie. Di fronte alla mancanza di cultura sugli usi e costumi della Santa Sede, è molto comune cadere nell’errore di chiamare “padre” qualsiasi persona che vediamo con la tonaca. In base al colore dei loro abiti, tuttavia, i rappresentanti di Dio mostrano una carica, e quindi devono essere chiamati in modo diverso.

Il papa è l’autorità suprema della Chiesa. Seguono i cardinali, che vestono con tonaca e berretta (piccolo cappello tondo che si colloca sulla testa) rosse. Il modo corretto di rivolgersi a loro è dicendo “Sua Eminenza”. Durante gli offici, secondo il protocollo, i cardinali appaiono accanto al Santo Padre e si pongono in ordine di data di nomina, con i più “antichi” che rimangono più vicini a Sua Santità.

Il terzo posto nell’organigramma è occupato dagli arcivescovi, seguiti dai vescovi. Entrambi utilizzano una tonaca nera con bottoni, fascia e berretta porpora. In occasioni molto formali utilizzano la tonaca porpora. In base alle regole, bisogna rivolgersi a loro dicendo “Sua Eccellenza”.

Sul gradino più basso ci sono i sacerdoti, che vestono con la tonaca nera o in clergyman. In alcuni casi sono chiamati monsignori, ma nella maggior partte dei casi i fedeli si rivolgono a loro dicendo semplicemente “padre”.

Un protocollo che cambia con i tempi?

Finora abbiamo parlato di ciò che esige il protocollo della Santa Sede exige, ma i tempi cambiano. Abbiamo un papa che usa pantaloni e scarpe nere sotto i suoi abiti, che preferisce una bella stretta di mano a una riverenza o a un bacio all’anello e spesso lo abbiamo visto baciare sulle guance soprattutto i malati, gli anziani, i bambini o le persone vicine a lui. Gli piace anche che lo chiamino “padre”, come un semplice sacerdote.

Circa il “privilegio del bianco”, oggi le monarchie non sono legate a regimi confessionali e potrebbe verificarsi anche il caso in cui acceda al trono un candidato che pubblicamente non professa la fede cattolica.

In poche parole, ci sono alcune norme che potrebbero scomparire o adattarsi ai nuovi tempi, anche se non scomparirà mai il protocollo in quanto tale, perché l’arte di sapersi comportare, in ultima istanza, è collegata alla carità, e questa, come ha detto Cristo, non passerà mai.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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