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La libertà religiosa fa bene all’economia

Joven musulmana en una manifestación de apoyo a la libertad religiosa

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Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 30/06/14
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Una riflessione su mercato, libertà umana e fedeSempre più spesso il Pontefice torna – in linea con i suoi predecessori – sulle tematiche inerenti alla libertà religiosa, intesa non solo come libertà privata, ma anche di manifestare liberamente e pubblicamente la propria appartenenza religiosa, di poterla manifestare nel dibattito sui grandi temi del nostro tempo. Ugualmente, come sempre, la dottrina sociale della Chiesa parla di giustizia sociale e Francesco ha richiamato alla responsabilità dei ricchi e dei potenti nei confronti degli ultimi del mondo. Un tema, quello della relazione tra lavoro, capitalismo e fede cristiana che sempre più spesso interessa tanto gli studiosi, quanto il mondo dell'impresa. Aleteia ne ha parlato con Pasquale Annicchino, giurista studioso del rapporto tra religione, diritto e politica e research fellow, presso il prestigioso European University Institute di Fiesole, a Firenze. 

Dottor Annicchino, cosa si intende oggi, nel diritto internazionale, per "Libertà religiosa"?
Annicchino: Francesco Ruffini definiva la libertà religiosa come la “facoltà spettante all’individuo di credere quello che più gli piace, o di non credere, se più gli piace, a nulla”. Se guardiamo alle fonti di diritto internazionale il diritto di libertà religiosa si presenta con due dimensioni: una relativa alla tutela della libertà religiosa nella sua dimensione individuale ed un’altra relativa a quella della sua tutela nella dimensione collettiva. Una delle sfide odierne è quella relativa ad una convergenza relativa alla definizione del diritto. Obiettivo però ancora lontano visti anche i diversi interessi politici e geopolitici.

L'Italia, come si comporta "in casa" e nelle sua politica estera rispetto a questo tema?
Annicchino: L’Italia presenta alcune problematicità interne, pensiamo alla grande questione ancora non risolta dell’Islam e dei rapporti dell’Islam con lo stato italiano. Inoltre i recenti tentativi di approvare una legge generale sulla libertà religiosa sono per ora naufragati. Allo stesso modo alcuni tentativi di utilizzare il diritto di libertà religiosa come perno per alcune azioni di politica estera sono andati malamente alla deriva.

Lei si è occupato del nesso tra la libertà religiosa e quella economica, che legame ci può essere tra queste due realtà?
Annicchino: Gli ultimi studi disponibili, soprattutto quelli di Brian Grim, suggeriscono una correlazione fra un elevato livello di tutela del diritto di libertà religiosa e la crescita economica. Siamo ancora agli inizi in questo campo di ricerca, ma mi sembra già di per se evidente poter affermare che una società pacifica e libera cresce prima e meglio di una che deve continuamente affrontare problemi relativi a discriminazioni o addirittura a vere e proprie violenze.

Da qualche tempo esiste un maggior interesse per la responsabilità sociale dell'impresa, e naturalmente per l'etica (possibilmente cristiana) dei manager, anche in area cattolica, così come sono aumentati gli interventi sulla derivazione dello stesso capitalismo dal pensiero cattolico, smentendo il classico di Weber su protestantesimo e capitalismo. Che cosa ne pensa?
Annicchino: Esiste un dibattito molto interessante anche all’interno dello stesso cattolicesimo sul ruolo, le potenzialità e le criticità del modello di sviluppo legato all’economia capitalista. Sempre più spesso sono le stesse imprese a rendersi conto che vivere in una economia di mercato non vuol dire vivere di soli “spiriti animali” oppure di istinti egoistici. E’ nell’interesse stesso delle imprese, della loro produttività e dell’economia di mercato che vi sia un serio interesse per le condizioni dei lavori e dei contesti ambientali nei quali si produce.

Papa Francesco è più volte tornato sui temi sociali e sulla stigmatizzazione della finanza speculativa. Il Pontefice affronta un problema reale o ha una percezione sbagliata del tema?
Annicchino: Non si può negare che vi siano stati problemi evidenti relativi al ruolo della finanza speculativa nel contesto delle nostre economie. Allo stesso modo non si può dire che ogni problema che oggi ci troviamo ad affrontare sia colpa “del mercato” o del “liberismo”. Ad esempio in Italia non abbiamo forse mai vissuto in una vera economia di mercato avvinghiati come siamo a reti protezionistiche ed inefficienti. I problemi spesso sollevati da Papa Francesco relativi agli umili ed alla povertà nel mondo sono reali, ma non dobbiamo dimenticarci come una larga fetta della popolazione del mondo sia uscita dalla povertà proprio grazie all’economia di mercato.

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