Un film canadese molto delicato sulla vita dei ragazzi affetti dalla sindrome di Williamsdi Franco Olearo
Questo film coraggioso e sensibile si svolge all’interno di un centro di assistenza per ragazzi affetti dalla sindrome di Down e dalla sindrome di Williams. Quest’ultima è una rara malattia genetica caratterizzata da difficoltà di apprendimento ma da un carattere socievole e estroverso. L’attrice che interpreta la protagonista Gabrielle è lei stessa affetta da questa sindrome e quando, fin dall’inizio, la vediamo cantare con una magnifica voce intonata nel coro della scuola, non possiamo percepire nulla di insolito. Lei infatti, assieme ad altri ragazzi del coro Les Muses de Montréal, si sta preparando per partecipare a un concerto regionaleale estivo dove dovranno accompagnare il cantante franco-canadese Robert Charlebois (lui stesso nel film).
Il film si sviluppa con i modi del cinema-verità: perennemente seguiti da una camera a mano,vediamo come Gabrielle e i suoi compagni trascorrono le loro giornate all’interno del centro: degli assistenti sorvegliano con discrezione che tutti riescano a compiere le normali funzioni quotidiane (il vestirsi la mattina, il mangiare, fare ginnastica in piscina); molti di loro, ormai grandi, svolgono dei lavori anche all’esterno di tipo manuale, spesso escono tutti insieme per fare una gita. Non mancano le difficoltà: Gabrielle è diabetica e deve essere tenuta sotto controllo; il suo vicino di stanza soffre di frequenti attacchi epilettici. La situazione è solo apparentemente tranquilla e richiede l’impegno di tante persone che per affetto o per senso del dovere, cercano di gestire con normalità quello che normale non è. Lo ri vede nel rapporto di confidenza e tenerezza della sorella maggiore Sophie con Gabrielle: Sohie sa che la sorella conta sul suo sostegno e non trova il coraggio di lasciarla per raggiungere il suo fidanzato che si trova in India. Una coscienza scrupolosa che contrasta con quella della madre, contenta di aver delegato la gestione della figlia a un istituto esterno in modo da sentirsi libera di progredire nella sua carriera professionale.
La ricerca di normalità irrompe impetuosa nell’animo di Gabrielle quando si accorge di provare attrazione, ricambiata, per il suo compagnio di coro, Martin, anch’egli affetto dalla stessa sindrome. Gabrielle ha 22 anni, si avvede che fuori del suo istituto-mondo vivono tante famiglie normali e anche lei vuole poter amare Martin e avere dei figli con lui. La loro spontanea attrazione li porta a cercare l’intimità ma vengo fermati dagli assistenti, perché tutto sta avvenendo in un luogo pubblico.
Nel stanza del direttore della scuola si svolge il dibattito centrale del film, dove si fronteggiano varie ipotesi: per gli istruttori Gabrielle e Martin possono seguire la loro attrazione: l’importatnte è che lo facciano in privato e non in pubblico (“Martin sa bene cosa è un preservativo”: dice uno di loro). Anche la sorella Sophie non vede nulla di male nella loro relazione. Solo la madre di Martin si oppone, consigliando la sterilizzazione della ragazza. I due ragazzi vengono separati e ciò crea pesanti stati di ansia e depressione in Gabrielle che reagisce cercando di vivere da sola, anche se sotto la protezione della sorella ma dovrà, suo malgrado accorgersi di non esserne all’altezza. La vita potrà avere la sua pienezza solo accanto a Martin.
Il film ha due grandi pregi e un difetto:
Pone delle domande allo spettatore (come dovrebbe fare ogni film): ci chiede fino a che punto e in che modo può essere raggiunta la nostra naturale inclinazione alla felicità in una situazione dove non ci si può pienamente considerare responsabili dei propri atti. Il secondo pregio è quello di trattare il tema con sensibilità e realismo senza scadere nel sentimentalismo. Il suo difetto sta nel lanciare il sasso senza proporre concretamente nulla: il fatto che i due giovani riescano comunque a unirsi di nascosto dei loro genitori e dei loro assistenti costituisce una trovata che serve a chiudere romanticamente il film, cercando di attirare la simpatia del pubblico con una storia che possa ricordare l’amore contrastato di Romeo e Giulietta ma non getta le basi per una soluzione generalizzata del problema.