Due casi contrapposti: il medico assolto dopo condanna a ergastolo e lo stop alla “dolce morte” per l’uomo tetraplegico
L’uomo era accusato di avere “avvelenato” sette pazienti terminali somministrando massicce dosi di sedativo e farmaci in grado di provocare la morte. I fatti che hanno portato il medico a processo, sono accaduti tra il 2010 e il 2011. Proprio dal 2011 non può più esercitare la professione e due anni più tardi è stato radiato dall’ordine dei medici. Nicolas Bonnemaison rischiava anche una condanna all’ergastolo. Ma secondo quanto sosteneva la difesa, e anche l’accusa, il dottore “non può essere considerato un assassino nel senso comune del termine”.
Stop all'eutanasia
Il secondo caso invece, riportato da Avvenire il 25 giugno, riguarda la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo: l'istituzione ha sospeso della sentenza del Consiglio di Stato francese che autorizza l'interruzione delle cure per il tetraplegico Vincent Lambert, per esaminare il ricorso presentato dalla famiglia. La Corte pone inoltre il divieto di spostare l'uomo dall'ospedale in cui è ricoverato. Secondo Le Figaro, il divieto di trasferire Lambert dall'ospedale di Reims risponde al timore dei genitori che la moglie, favorevole allo stop alle cure, decida il suo trasferimento nel vicino Belgio, dove l'eutanasia è legale.
Vincent Lambert vive da anni in ospedale grazie a una sonda, ma secondo un verdetto del Consiglio di Stato, prodigargli ancora cibo e cure non rappresenta più un dovere medico elementare, bensì un caso di «ostinazione irragionevole». Nei fatti il verdetto avrebbe potuto tradursi in una sentenza di morte, se non fosse intervenuta tempestivamente la Corte europea.
Francia divisa
La decisione del Consiglio di Stato ha spaccato in due la Francia, dove tante voci denunciano uno strappo all’insegna dell’eutanasia attiva. «Siamo di fronte a un atto omicida, ma, dato che il verbo uccidere è ripugnante, ci viene detto che non si trattava davvero di una vita e che di conseguenza stroncarla non equivale ad uccidere», ha commentato Jean-Marie Le Méné, presidente della Fondazione Jérôme-Lejeune sulle malattie dell’intelligenza.
Da più parti, si ricorda che Vincent non è in fin di vita, ma in uno stato di pesantissimo handicap. In proposito, fra le testimonianze contro l’eutanasia delle ultime ore, c’era pure quella molto toccante del tetraplegico Philippe Pozzo di Borgo, la cui storia ha ispirato il film di grande successo «Quasi amici».
Circa 1.700 pazienti in Francia si trovano in una situazione considerata paragonabile a quella di Vincent e cresce il timore che il verdetto possa segnare una svolta sul piano della giurisprudenza, ma pure nell’atteggiamento del mondo ospedaliero.