Dalla campagna anti-omofobica “If gets Better” negli USA, ai film, al concorso Mister Gay, al video prodotto da Google
Le battaglie sui diritti civili condotte dalle comunità lesbiche, gay, bisessuali e transgender hanno trovato una sorta di sbocco naturale in internet perché in molti casi sono riuscite prima a farsi conoscere e poi a farsi apprezzare da una fetta dell’opinione pubblica. La capacità di influenzare la collettività on line è dovuta essenzialmente alla massiccia e costante presenza di esponenti dei movimenti LGBT, che attraverso il mantra del "mancato rispetto dei diritti" e del "pregiudizio", riescono a far rumore e incassare cori di solidarietà telematica.
Un’interessante inchiesta dell’edizione on line del Corriere della Sera ha rivelato come nel mondo la crociata web abbia raccolto frutti importanti sopratutto negli ultimi quattro anni.
Negli Stati Uniti i cybergay, come vengono definiti dal giornale, sono decollati nel 2010, attraverso la campagna anti-omofobica "If gets Better", promossa dal progetto Trevor, organizzazione americana che lotta per la prevenzione dei suicidi tra persone lesbiche, gay, bisessuali e trasgender provocati dal pregiudizio e dal bullismo anti-gay, insieme con la PFLAG, organizzazione non-profit con oltre 200.000 familiari e amici di lesbiche e gay. La campagna ha realizzato oltre 50.000 video sui social network nei quali gli LGBT raccontavano la propria storia. Basti pensare che solo il video prodotto da Google ha raggiunto 300.000 visualizzazioni in sette giorni. Meglio ancora è riuscita a fare l’iniziativa dell’associazione HRC (Human Rights Campaign), che ha invitato i sostenitori delle nozze gay negli Usa a cambiare la foto del proprio profilo Facebook, sostituendola con il logo dell’associazione. I profili cambiati sono stati 2,7 milioni.
In Egitto il 21enne Ramy Youssef è stato il primo gay a dichiarare la propria omosessualità sui social network, bacchettando la sua famiglia che lo aveva allontanato e sfidando gli estremisti islamici nel Paese. In cambio si è attirato le simpatie di celebrità da tutto il mondo e ha persino ispirato un un film girato dal regista Hany Fawzy, ma poi censurato nel Paese a maggioranza musulmana. In Cina il punto di riferimento delle comunità LGBT è diventato il social network danlan.org e sono stati creati portali per fingere matrimoni tradizionali: su Chinagayles.com, uomini gay e donne lesbiche si possono sposare in un cosiddetto xinghun, un “matrimonio felice".
In Russia è sempre grazie ad una intensa campagna social (Twitter in particolare) che il movimento gay ha riscosso solidarietà persino da star mondiali del calibro di Lady Gaga o dell’attore Hugh Laurie, meglio conosciuto come "Doctor House", per protestare contro la legge approvata dal Parlamento Russo, con la quale si vieta la “propaganda di rapporti sessuali non convenzionali”. Il tam tam telematico ha attivato un boicottaggio internazionale della vodka, bevanda simbolo del Paese, nei circoli e club LGBT di tutto il mondo e non solo.
In Italia, invece, qual è la situazione? il movimento omosessuale sul web ruota principalmente sulle iniziative promosse dal portale gay.it, che proprio in queste ore sta lanciando l’edizione più social del concorso Mister Gay, «il ragazzo gay più bello e più consapevole dei propri diritti negati». Le candidature si inviano esclusivamente su Facebook, Twitter e Instagram attraverso "selfie" degli aspiranti mister. Nella campagna social del concorso si punta l’indice contro quattro icone anti-gay Vladimir Putin, Carlo Giovanardi, Antonio Cassano e Iva Zanicchi.
Più in generale, in Italia le comunità LGBT si stanno affermando già da qualche anno sui social, dove, per esempio la pagina Facebook di gay.it conta 11.000 "mi piace" mentre quella del "sì" ai matrimoni oltre 30.000 "mi piace". Ed è proprio quest’ultimo argomento ad essere diventato sempre più ricercato tra le parole-chiave dei principali motori come Google. La combinazione "nozze gay in Italia", considerata ormai nel Belpaese la battaglia "madre" dei movimenti LGBT, genera 1.300.000 voci di ricerca, segno che nell’opinione pubblica l’argomento inizia ad essere un "tema caldo" per utilizzare il gergo di internet.