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Il miracolo di Bolsena all’origine del Corpus Domini

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Mirko Testa - Aleteia - pubblicato il 19/06/14
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Nel 1263 un sacerdote dubbioso sulla reale presenza di Cristo nell’Ostia consacrata vide sanguinare una particola
Poco più di 750 anni fa si è verificato a Bolsena, in provincia di Viterbo, un grande prodigio. Protagonista della vicenda è Pietro da Praga, un sacerdote di origine boema che veniva assalito da forti e pressanti dubbi sulla reale presenza di Cristo nell’Eucarestia ogni volta che celebrava la Messa.

Per questa ragione scelse di andare in pellegrinaggio a Roma dove avrebbe pregato sulle tombe degli apostoli. Seguendo la via Francigena, stanco del viaggio, decise di fare tappa a Bolsena, nell’alto Lazio, non distante da Orvieto, e volle celebrare la Messa nella chiesa dove si trova la tomba di Santa Cristina martire, della quale era molto devoto.

Fu allora che al momento della Consacrazione, mentre teneva l’Ostia sopra il calice, vide stillare dall’ostia delle gocce di sangue che bagnarono il corporale, cioè il panno di lino che nelle funzioni liturgiche ricopre gli elementi consacrati. Terrorizzato prese il calice, l’Ostia consacrata, il corporale e gli altri oggetti che erano stati macchiati di sangue, tornò in sacrestia e nascose tutto nel sacrario. Ma, dopo un primo momento, si fece coraggio e si convinse di dover rivelare quanto era accaduto.

La voce del prodigio si sparse rapidamente raggiungendo Orvieto. In quei giorni si trovava in città papa Urbano IV che organizzò una solenne processione per scortare la preziosa reliquia in modo trionfale tra canti e fiori fino ad Orvieto. Accertato il miracolo di persona nel 1264 Urbano IV fece quindi promulgare la Bolla “Transiturus de hoc mundo” con cui istituiva per tutta la Chiesa la Solennità del Corpus Domini.

La tradizione vuole che per onorare degnamente il miracolo avvenuto e conservare il corporale siano stati edificati il Duomo di Orvieto e la cappella che oggi custodisce la reliquia. Durante la celebrazione del Corpus Domini il 17 giugno 1990, san Giovanni Paolo II spiegò in proposito che “anche se la sua costruzione [del Duomo] non è collegata direttamente alla solennità del Corpus Domini […], né al miracolo avvenuto a Bolsena […], è però indubbio che il mistero eucaristico è qui potentemente evocato dal corporale di Bolsena, per il qual venne appositamente fabbricata la cappella, che ora lo custodisce gelosamente”.

Duomo a parte è certo che il miracolo abbia dato vita al culto eucaristico ed ispirato molti artisti che, attraverso la sua rappresentazione, hanno testimoniato la verità della reale presenza di Cristo nel pane consacrato e celebrato il trionfo sugli increduli. Come fece Raffaello Sanzio nel suo affresco La Messa di Bolsena, opera del 1512, inserito nel celebre ciclo decorativo dell’appartamento di Giulio II in Vaticano.

Fu lo stesso papa Urbano IV ad affidare poi a san Tommaso d’Aquino il compito di preparare i testi per la Liturgia delle ore e per la Messa della nuova festività, stabilendo che questa venisse celebrata il giovedì dopo l’ottava di Pentecoste. L’Aquinate compose ben cinque inni eucaristici. Il più famoso è forse l’inno latino Sacris solemniis, la cui penultima strofa che comincia con le parole Panis angelicus ("Pane degli angeli") è stata spesso musicata separatamente dal resto dell’inno. La versione più famosa è quella di César Franck, composta nel 1872.

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