Trastevere, nel cuore di Roma, ha accolto con canti e migliaia di bandiere colorate l’arrivo del Papadi Gabriella Ceraso
E’ un lungo abbraccio, un colloquio fraterno e spontaneo con gli ultimi a segnare la visita del Papa alla Comunità di Sant’Egidio, sin dai primi passi percorsi da Francesco, col fondatore Andrea Riccardi, sulla piazza della Basilica di Santa Maria in Trastevere, dove il Papa arriva intorno alle 17. In pochi metri migliaia di persone in festa ad attendere una stretta di mano e una benedizione; con loro anche malati, immigrati, un gruppo di rifugiati da Lampedusa; altri, circa mille tra anziani, senza fissa dimora e rappresentanti di altre religioni e di movimenti, Francesco li trova all’interno della Basilica.
Qui l’omaggio silenzioso all’icona della Madonna della Clemenza, e poi la parola ai protagonisti di un’avventura iniziata nel "68, che il fondatore Riccardi spiega come" il sogno di essere Chiesa di tutti" orientata verso le periferie, una famiglia in cui "chi aiuta si confonde con chi è aiutato".
"Vengo dalla Siria Santità….". L’arcivescovo siro ortodosso di Damasco, Jean Kawak, racconta la storia di un popolo "prigioniero del male", spaventato e assediato e implora “si deve fare di più per la pace”.
Poi un’ anziana testimonia la possibilità di riscatto in una società dello scarto, una giovane ringrazia il Papa che parla delle periferie da dove lei arriva, un disoccupato e una disabile, soli e disperati prima dell’aiuto della Comunità, un rom e un profugo afghano, raccontano come sono divenuti, dopo tante sofferenze, costruttori di pace; infine una testimonianza dalla Colombia dove S. Egidio aiuta la lotta alla violenza e alla corruzione del narcotraffico.
Prendendo la parola il Papa ripercorre la specificità della vita della Comunità a partire dalla preghiera, cuore della vita di Sant’Egidio, e sua prima opera: La preghiera preserva l’uomo anonimo della città da tentazioni che possono essere anche le nostre: il protagonismo per cui tutto gira attorno a sé, l’indifferenza, il vittimismo.
Chi ascolta la Parola e "guarda al Signore vede gli altri, che per voi sono in particolare i poveri, in cui è presente Gesù", prosegue Francesco, che sottolinea il lavoro della Comunità al fianco degli anziani. Con i giovani, dice, loro "portano avanti la storia", eppure, sono vittima della cultura dello scarto, una "eutanasia nascosta" la definisce: Quello che non serve, si scarta. Quello che non produce, si scarta. E oggi, la crisi è tanto grande che si scartano i giovani: quando pensiamo a questi 75 milioni di giovani dai 25 [anni] in giù, che sono “nè-nè”: né lavoro, né studio. Sono senza. Succede oggi, in questa Europa stanca. In questa Europa che si è stancata: non è invecchiata, no. E’ stanca. Non sa cosa fare.
"Dobbiamo aiutarla a ringiovanire", a ritrovare le sue radici rinnegate aggiunge il Pontefice. Ma anche i poveri sono "pietra d’angolo per costruire la società" afferma il Papa, nonostante "un’economia speculativa li privi dell’essenziale" e chi come voi vive la solidarietà, non lo accetta e agisce: E questa parola – “solidarietà” – tanti vogliono toglierla dal dizionario, perché a certa cultura sembra una parolaccia! Eh no: è una parola cristiana, la solidarietà!
Infine il Papa si sofferma sull’impegno della Comunità in favore della pace. "Un ‘opera di artigiani pazienti che cercano quel che unisce e mettono da parte quel che divide". Quindi la richiesta di più preghiera e più dialogo, ciascuno a partire dalla propria identità: "Io non posso fare finta di avere un’altra identità per dialogare. No, non si può dialogare così. Io sono con questa identità, ma dialogo, perché sono persona, perché sono uomo, sono donna e l’uomo e la donna hanno questa possibilità di dialogare senza negoziare la propria identità. Il mondo soffoca senza dialogo: per questo anche voi date il vostro contributo per promuovere l’amicizia tra le religioni".
Poi l’invito finale: Andate avanti su questa strada: preghiera, poveri e pace. E camminando così aiutate a far crescere la compassione nel cuore della società – che è la vera rivoluzione, quella della compassione e della tenerezza –, a far crescere l’amicizia al posto dei fantasmi dell’inimicizia e dell’indifferenza.
Poco prima di recarsi nella sede della Comunità nella vicina piazza di S. Egidio il Papa ha voluto lasciare ai presenti un invito: ".. pregate tanto. Abbiamo bisogno di preghiera nel mondo: per la pace, c’è tanta gente che non ha il necessario per vivere … Ogni mese, ogni mese tante famiglie non possono pagare l’affitto e devono andarsene via; dove?, Dio lo sa … Per questi poveri nuovi … Pregare per i popoli che sono in guerra, eh?, per i popoli che soffrono per la guerra: chiedere la pace. Una preghiera è l’arma che noi abbiamo per toccare il cuore di Dio. Se noi preghiamo, Lui ci ascolterà. Vi affido alla preghiera, per i poveri e per la pace".