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Fino a che punto, scherzando, su certe cose non si compie un peccato?

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Paris boys larking about by the Seine. taken Feb 06

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padre Angelo Bellon, o.p. - Amici Domenicani - pubblicato il 13/06/14
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San Paolo: “Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità”

Quesito

Buonasera Padre Angelo,
mi chiamo Emanuele, ci sarebbe una domanda che desideravo farle: io spesso quando mi trovo fuori con gli amici, mi trovo a scherzare su argomenti che purtroppo hanno come oggetto il peccato. La mia domanda è: fino a che punto, scherzando, su certe cose non si compie un peccato? Oppure sarebbe giusto evitare, anche se solo per scherzo, certi argomenti? Noi ridiamo non per l'azione in sé, ma per il contesto in cui è inserita. La stessa domanda mi è venuta fuori per le parolacce. Ogni tanto può essere divertente dire delle parolacce, però anche questo è un bene o un male?
La ringrazio in anticipo per la sua risposta e la saluto cordialmente.


Risposta del sacerdote

Caro Emanuele,
1. Nostro Signore ha detto: “Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15,1). Come i tralci traggono linfa vivificatrice dalla vite, così anche noi dobbiamo trarre ispirazione per i pensieri, per le parole, per i sentimenti e le azioni da Gesù Cristo.

2. Detto questo, è giusto e doveroso intrattenersi con gli altri in maniera piacevole. Ridere e far sorridere può essere un grande atto di carità. Di San Domenico, il fondatore del nostro Ordine, si legge che “nessuno era più ilare di lui”. La sua presenza dunque era molto piacevole e desiderata. Tutti stavano meglio quando era presente.

3. San Tommaso dice “per un debito naturale di onestà l’uomo è tenuto a convivere in modo piacevole con gli altri: a meno che in certi casi per un motivo di vera utilità non sia necessario contristarli” (Somma teologica, II-II, 114, 2, ad 1).

4. Nel nostro parlare però deve essere bandito ogni discorso sconveniente che va a suscitare fantasie che facciano pensare alla sessualità in maniera diversa dal progetto del Signore o che facciano ridere là invece dove ci sarebbe da piangere perché con quei peccati si crocifigge di nuovo il Signore (Eb 6,6). Per questo san Paolo dice: “Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi – come deve essere tra santi – né di volgarità, insulsaggini, trivialità, che sono cose sconvenienti” (Ef 5,1-4).

5. Il criterio dunque è chiaro: “come deve essere tra santi”. Fai anche tu così. Sarai contento e tutti capiranno che si può ridere e scherzare anche senza scendere alle volgarità. I Santi hanno fatto così. Anche noi possiamo farlo.

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo

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