Agricoltura e green economy offrono nuove possibilità di lavoro che attirano soprattutto i giovaniNon viviamo un periodo che offra molti motivi di ottimismo sul versante occupazionale, ma qualche raggio di sole si riesce a scorgere e viene da un settore che sembrava inesorabilmente lasciato indietro dalle “sorelle” maggiori dell’industria e del terziario: l’agricoltura. E’ l’unico “campo” in Italia che oggi segna un avanzamento del Pil e degli occupati e secondo il Rapporto “Lavorare e vivere green in Italia”, elaborato dalla Coldiretti, dalla green economy possono aprirsi opportunità per oltre centomila posti di lavoro nelle campagne. Ci spiega come Romano Magrini, responsabile nazionale lavoro della Coldiretti.
Agricoltura e green economy si pongono in controtendenza rispetto alle potenzialità occupazionali attuali: è così?
Magrini: E’ in atto una nuova valorizzazione del settore agricolo, soprattutto da parte dei giovani. Lo dimostrano le iscrizioni alle scuole di agraria che sono le uniche ad aumentare, così come la scelta dei corsi universitari di agraria: dal 2008 ad oggi il numero degli studenti è salito del 45%. In agricoltura, inoltre, si registra un mantenimento dei livelli occupazionali se non, come avviene soprattutto per le regioni del Centro-nord, una immissioni di nuovi lavoratori. Il fenomeno è legato anche alle nuove attività cui i giovani si stanno dedicando legate alla green economy e che si caratterizzano come agricoltura sostenibile, biologica, della produzione o del risparmio di energia attraverso l’agricoltura. E’ stato calcolato cha la green economy possa offrire una possibilità di sviluppo del settore di almeno centomila nuovi posti di lavoro.
Un ritorno alla terra dopo un grande periodo di crisi…
Magrini: Assistiamo da qualche anno a una riscoperta del valore del cibo salutare, del made in Italy legato alla gastronomia e all’enologia e quindi della terra e della campagna, persino degli orti urbani. Si verifica così una “migrazione al contrario”: abbiamo vissuto la migrazione dalle campagne alle città, oggi assistiamo al processo inverso.
La Coldiretti ha messo a punto un sistema per aiutare la ricerca di lavoro: di cosa si tratta?
Magrini: Abbiamo ottenuto di recente l’autorizzazione del Ministero del lavoro a svolgere intermediazione di manodopera e creato a questo proposito il sito “Jobincountry”. Rappresenta un luogo virtuale tra domanda e offerta di lavoro, nel quale le imprese cercano lavoratori e i lavoratori possono caricare i loro curricula e rendersi disponibili. C’è la possibilità di trovare lavoro da operai o da impiegati, ma anche da dirigenti. Non mancano nel sito i curricula di professionisti che hanno perso il proprio lavoro da dirigente e offrono qui l’esperienza professionale maturata.
E’ una possibilità offerta anche agli immigrati? Molto spesso sono i più impiegati in agricoltura.
Magrini: Certo: lavoratori stranieri che volessero farsi conoscere in Italia per cercare impiego in agricoltura potrebbero inserire il proprio curriculum anche dall’estero. Per lavorare in Italia è però necessario che siano in regola con il permesso di soggiorno. Esiste già una larga parte di lavoratori immigrati in agricoltura che sono stati chiamati attraverso il meccanismo dei flussi: rappresentano ormai il 15% degli occupati nel settore e alcuni comparti molto importanti sono gestiti praticamente in toto da loro. Uno per tutti quello dei “bergamini”, cioè gli addetti alle stalle di mucche da latte che sono in gran parte lavoratori che vengono da Paesi asiatici, in particolare India e Sri Lanka.
Il ritorno alla terra richiede un cambio di passo rispetto alla tradizione? Più innovazione e creatività?
Magrini: Oggi sussistono entrambi gli aspetti: agricoltura di tipo tradizionale e nuove espressioni. Il ritorno alla produzione agricola in zone di montagna o collinari, ad esempio, dove non si possono fare coltivazioni estensive, ma dove per il bene di tutti la presenza degli agricoltori costituisce un presidio fondamentale contro l’erosione del suolo o il pericolo di incendi, rappresenta un’attività nuova da sostenere in modo appropriato. Attività tradizionali come la stalla dei bovini da latte o da carne oppure un’azienda agrituristica si affiancano ad attività innovative come l’azienda che ha vinto l’Oscar green organizzato da Coldiretti e che produce mobili con i fichi d’India o l’azienda che produce funghi con i fondi del caffè messi nella terra o l’azienda che ha dato il via alla produzione di birre artigianali. Negli ultimi anni, legate all’agricoltura, si sono sviluppate molte attività di ospitalità o connesse a questa, come escursioni, ippoterapia, aziende didattiche dove trovano occupazione anche lavoratori diversamente abili o con handicap psichici importanti. Ci sono tante “invenzioni” che hanno dato e danno soddisfazioni ai giovani che vogliono tornare al mestiere dei loro nonni.
Si può guardare con ottimismo al futuro?
Magrini: Per dirlo con uno slogan, l’agricoltura è l’unico settore che può offrire un futuro al nostro Paese e ai nostri giovani, soprattutto se verranno varate riforme in grado di diminuire gli ostacoli burocratici e potenziare il vero made in Italy, così imitato in tutto il mondo, delle buone imprese italiane.