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L’islam del vivere insieme

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 12/06/14
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Un documento del Consiglio francese del culto musulmano afferma la verità sull’Islam contro la sua strumentalizzazione a fini di violenzaNetta presa di distanza dal fanatismo religioso e terrorista da parte del Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm) che affida ad un documento di 19 articoli – la Convenzione cittadina per il vivere insieme – il pensiero della comunità islamica francese sulla convivenza civile secondo il principio di laicità, la preoccupazione per l’attrattiva esercitata da tesi radicali e violente su giovani musulmani in cerca di risposta alle ingiustizie e la confusione ingenerata da informazioni distorte riguardanti il Corano e la “guerra santa”.

La pubblicazione della Convenzione – una specie di “Carta dell’islam” – è avvenuta a pochi giorni di distanza dall’arresto del giovane franco-algerino Mehdi Nemmouche, accusato della strage compiuta il 24 maggio davanti al museo ebraico di Bruxelles, un episodio che ha scatenato dure polemiche contro la comunità islamica (che rappresenta il 4,3% della popolazione). “I maneggi politici, ideologici o degli attivisti – afferma il documento – strumentalizzando così il religioso non possono che snaturare il messaggio e la vita dei musulmani, preoccupati innanzitutto di integrarsi nella società francese della quale pienamente parte” (L’Osservatore romano, 12 giugno).

Secondo il Corano, infatti, si afferma nel documento “i luoghi di culto e le moschee sono dedicati solo all’adorazione di Dio, e a nient’altro” e, contrariamente a un’idea diffusa, la parola jihâd ha un significato soprattutto spirituale e rappresenta la lotta, lo sforzo personale per compiere il bene (L’Osservatore romano, 12 giugno). 

Di “islam tradito dai terroristi” (L’islam bafoué par les terroristes) avevano già parlato i sottoscrittori di un appello pubblicato nel 2011 da Libération e La Croix, per iniziativa del trimestrale Respect Magazine, per condannare gli attentati contro i cristiani in Iraq e in Egitto. Settanta personalità tra intellettuali, imam, docenti universitari, giornalisti, imprenditori e uomini politici avevano sottolineato con forza che gli autori di quei crimini “non sono l’Islam e non rappresentano per nulla i musulmani”. Occorre allora evitare la strumentalizzazione della religione che è “la terribile arma degli estremisti” e ribadire che “l’omicidio di cristiani, come di ogni essere umano, è un orrore assoluto” e che, commettendo crimini a suo nome, viene ucciso lo stesso Islam (L’Osservatore romano 15 gennaio 2011).

Un appello che non è riuscito a rassicurare i propri concittadini se da  un sondaggio condotto nel 2013 dall’Istituto Ipsos in collaborazione con Il Centre d’études politique di Sciences Po, è risultato che secondo il 74% dei francesi la religione islamica “è intollerante e incompatibile con la nostra società”. Né si può attribuire questo risultato solo ad anziani o elettori di Marine Le Pen, la leader del Front National: il 68% di chi ha meno di 35 anni ha risposto di ritenere che l’islam sia una religione intollerante e il 66% che sia incompatibile con i valori della società francese. Lo stesso rispettivamente per il 65% e il 61% degli elettori di sinistra (ilfattoquotidiano.it 25 gennaio 2013).

Del problema di una islamofobia diffusa si parla esplicitamente nella seconda parte del documento del Consiglio francese del culto musulmano nella quale viene denunciata l’inquietudine per il moltiplicarsi di episodi anti-musulmani e il ricorso a discorsi islamofobi da parte di responsabili sociali e politici. E si chiede allo Stato di vigilare di fronte a questa preoccupante deriva oltre a sollecitare l’impegno di tutti per modificare l’immagine dell’islam nella società, in quanto i musulmani in Francia “rigettano il razzismo, l’antisemitismo e la xenofobia” e “denunciano ogni forma di stigmatizzazione o di discriminazione legate alla religione” (L’Osservatore romano, 12 giugno).

Nella prima parte del testo, invece, si affrontano tutti i temi “sensibili” su cui si appuntano le critiche di chi vede i musulmani portatori di valori contrapposti a quelli delle società occidentali: si ribadisce il rispetto della laicità come principio del vivere insieme e della non discriminazione dei cittadini di ogni confessione, si sottolinea la totale uguaglianza giuridica fra uomini e donne e il ruolo “primordiale” di queste ultime nella società, si ricorda che “la maggioranza dei teologi musulmani ha stabilito che indossare il velo integrale non è un obbligo religioso” e che la bioetica musulmana ha per principio il rispetto della vita (“l’embrione fin dalla fecondazione ha lo stesso status della persona vivente”), la legittimità di donare sangue, tessuti e organi, la condanna del suicidio e dell’eutanasia (L’Osservatore romano, 12 giugno).

Particolare interesse riveste nel documento, secondo Tempi,  l’invito ai musulmani per un rinnovamento nell’ottica di “contestualizzazione” dell’islam: “I musulmani di Francia desiderano unirsi al movimento di rinnovamento e rinascimento del pensiero religioso dell’islam. Si ispirano ai grandi riformisti musulmani. Con rinnovamento si intende un’azione di “contestualizzazione”, nel tempo e nello spazio, e di comprensione della religione. Un aggiustamento della sua applicazione all’interno di una società in continuo sviluppo e trasformazione” (Tempi 4 giugno). L’operazione non riguarda, quindi, “la dottrina dell’islam”, bensì “l’ordine politico e sociale attraverso una rilettura dei testi fondamentali per ricostituire il pensiero religioso dell’islam” (Tempi 4 giugno).

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