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La grande contraddizione di nome Marie Stopes

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Aleteia - pubblicato il 10/06/14
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Riverita come guru delle cure parentali in realtà era la madrina dell’aborto, vestiva il figlio da donna e ammirava Hitler
Nei giorni successivi alla morte del filosofo Harry Stopes-Roe (avvenuta l’11 maggio scorso) i giornali britannici hanno speso molte parole sulla sua storia, lasciando grande spazio alla figura della madre, Marie Stopes: la storica “madrina” del controllo delle nascite che ha dato il nome al più grande istituto di aborti del Regno Unito, la Marie Stopes International.   

Il Daily Mail ha ripercorso la vita di Marie, ribadendo come la «profetessa del femminismo» fosse «riverita come guru delle cure parentali» ma nella sua vita privata «trattava suo figlio con abominevole crudeltà».

Esperimenti sul figlio
La donna che «aprì la prima clinica per il controllo delle nascite», si legge nell’articolo, scrisse «un libro sull’amore coniugale in cui argomentava come il matrimonio debba essere una relazione alla pari fra moglie e marito», ma era anche «antisemita e credeva con fervore nell’eugenetica, ovvero nel “miglioramento” della popolazione umana attraverso la selezione procreativa». Un’altra contraddizione, secondo il giornale inglese, anzi «la somma ironia» di tutta la vicenda di Marie Stopes, è che questa brillante paleontologa «scrisse un best seller intitolato Wise Parenthood (saggia genitorialità, ndr)» eppure «era una madre atroce». «Trattò il suo unico figlio come un esperimento sociale, vestendolo come una ragazza, scegliendo per lui fratelli adottivi che poi abbandonò (quattro in tutto), e successivamente vittimizzando sua moglie con crudeltà». Addirittura, obbligò il futuro filosofo che «fino all’età di 11 anni fu obbligato a portare la gonna».

Pensiero abortista
Quando Harry nacque, come riporta Tempi.it il l’8 giugno, Marie Stopes aveva già 43 anni ed era diventata famosa in tutto il mondo come la prima accademica donna dell’Università di Manchester. Dallo studio dei fossili si era convertita al controllo delle nascite, fondando il bollettino Birth Control News e aprendo nel 1921 la Mothers’ Clinic di Holloway, la prima nel Regno Unito che offrisse consulenze alle donne per evitare le gravidanze. Grazie a lei il pensiero abortista ed eugenetico si diffuse in tutto il paese.

"Vi parlo nel nome di Dio"
«Ma quando la sua carriera professionale esplose, la sua vita privata fu lacerata da una megalomania furibonda e dalla convinzione di essere una sorta di messia divino». Un giorno addirittura «intervenne a una conferenza di vescovi anglicani salutandoli così: “Signori miei, io vi parlo nel nome di Dio. Voi siete i suoi preti. Io sono la sua profetessa. Vi spiegherò i misteri dell’uomo e della donna”».

La lettera a Hitler
Inoltre «credeva nell’idea della “degenerazione razziale” causata dalle malattie sessualmente trasmissibili dalla “sovrappopolazione”». A un pranzo durante la Seconda guerra mondiale si rifiutò di vedere seduto al proprio tavolo un bambino ebreo rifugiato perché «avrebbe offeso gli ospiti». Nel 1942 scrisse una “poesia” che conteneva questi versi: «Cattolici, Prussiani/ Gli ebrei e i russi/ Sono tutti una maledizione/ O anche peggio». Non a caso l’icona del femminismo ammirava Adolf Hitler, a cui scrisse una lettera agghiacciante: «Dear Herr Hitler, l’amore è la cosa più grande del mondo: accetterai quindi da me queste poesie che potresti far avere ai giovani della tua nazione? I giovani devono imparare ad amare dal particolare finché non saranno abbastanza saggi per l’universale. Spero che anche tu troverai qualcosa che ti piaccia nel libro».

 

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