Forte richiamo del cardinale Scola alla città per costruire nuovi legami di fraternità e accoglienza
Hanno pregato oltre che in italiano, in coreano, eritreo e altre lingue africane, spagnolo, francese, inglese, rumeno, tagallo, cinese, polacco, portoghese, giapponese: la Messa della Festa delle Genti, celebrata dall'arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, nella solennità della Pentecoste, si è colorata di tante etnie e lingue diverse, in un corale appello ad una città che deve diventare sempre più grande, non solo per il grande evento dell'Expo che verrà inaugurato nella primavera del 2015, ma anche nell'accoglienza.
“Questa Festa delle Genti – ha affermato Scola – deve trasformarsi nella Milano delle genti. Così si fa la nuova Milano. E la città, in questo, ha una grande responsabilità”. L'evento si è svolto nella parrocchia della Beata Vergine Addolorata in San Siro, uno dei quartieri di Milano con la maggiore presenza di migranti: il 50% è di origine straniera. "Lo Spirito – ha spiegato il cardinale nell'omelia – vince ogni divisione e confusione e ci fa tutti figli dell’unico Padre. Creando l’unità dei diversi nella storia e superando ogni rischio di confusione, la Pentecoste è l’alternativa a Babele" (agi 8 giugno).
Il pensiero del pastore della diocesi ambrosiana – la più grande d'Europa – è andato alle mille difficoltà che affrontano i migranti: "Ricordiamo i centocinquanta siriani che in queste ore sono ospitati da Caritas Ambrosiana a Casa Nazareth, non lontano da qui e alle migliaia che proprio ora stanno attraversando il canale di Sicilia in condizioni disumane, ma riflettiamo anche sul vostro inserimento a Milano, dove avete dovuto rincominciare, spesso senza l’appoggio delle comunità di origine, alle difficoltà del lavoro". Allo stesso tempo, però si è rivolto anche "ai milanesi di sempre che hanno visto cambiare troppo velocemente il volto della città e che fanno però brillare la generosità e l'apertura" (repubblica.it 8 giugno).
"Per essere all'altezza della sua storia, questa Festa delle genti deve trasformarsi nella Milano delle genti – ha detto Scola – Qui si fa la nuova Milano e la città, in questo, ha una grande responsabilità. Invochiamo lo Spirito per edificare tutto ciò, con una costruzione che deve coinvolgere le tante presenze di questo quartiere: i musulmani, chi proviene dall'Est ed è ortodosso, le religioni orientali. Ognuno deve concorrere al bene di tutta comunità. Non stanchiamoci di imparare ad amare, con quell'amore per Dio, gli altri e noi stessi, che ci rende uomini pieni di dignità" (corriere.it 8 giugno).
Non è la prima volta che il cardinale di Milano richiama la città e il territorio alla necessità di una accoglienza strutturata dei migranti, in vista di una integrazione che si trasformi in proposta di futuro per tutti i cittadini.
"Gli immigrati – aveva sottolineato Scola nel suo intervento al Consiglio regionale lombardo del febbraio scorso, seduto accanto al presidente Raffaele Cattaneo e al governatore Roberto Maroni – sono una potenzialità, ma se non ci decidiamo a tradurre questo processo di meticciato di civiltà in una possibilità effettiva, il nostro futuro sarà più difficile". Il cardinale, ancora aveva stigmatizzato la situazione paradossale che vive la Lombardia in relazione alla presenza degli stranieri. "In Lombardia ci troviamo di fronte al paradosso di una apertura crescente alla realtà internazionale per quanto riguarda l'economia e l'export e, dall'altra parte, ci sono perplessità se non vere e proprie resistenze nel modo con cui affrontiamo la realtà destinata a crescere dell'immigrazione" (avvenire.it 4 febbraio).