Il Consiglio d’Europa riconosce “miglioramento significativi” nella gestione del sistema penitenziario
L'Italia ce la fa a superare l'esame dell'Europa riguardo al sovraffollamento delle carceri. Il comitato dei ministri del Consiglio d'Europa ha riconosciuto i progressi compiuti nel nostro Paese rispetto a 15 mesi fa e così l'Italia riesce ad evitare la vergogna di una condanna per "trattamenti inumani e degradanti" oltre che l'eventuale corresponsione di risarcimenti milionari a favore dei detenuti che avevano fatto ricorso.
"Miglioramenti significativi": questa la valutazione dell'organismo europeo rispetto al complesso delle misure messe in campo dal governo Letta, prima, e da quello Renzi poi, per decongestionare la situazione delle carceri. Tra i provvedimenti adottati la messa in prova, la nuova custodia cautelare, maggior ricorso alle misure alternative, il lavoro socialmente utile, l'invio alle comunità terapeutiche per i tossicodipendenti. Alla base c'è il rovesciamento della filosofia berlusconiano-leghista: non è più obbligatorio l’ingresso in carcere per reati di lieve entità, droghe pesanti e leggere non sono più equiparate (si vedano anche le sentenze della Corte costituzionale e della Cassazione, che interessano circa 3000 detenuti), cadono le rigidità assolute per i recidivi introdotte con la ex Cirielli, il carcere diventa l’extrema ratio. La misura più clamorosa riguarda i giorni-premi per buona condotta, che in via straordinaria sono passati da 45 a 75 per semestre di detenzione (lastampa.it 6 giugno).
Grazie a questi provvedimenti è diminuita la popolazione carceraria: 58.871, 17 mila ai domiciliari. Al contempo è stata aumentata la capienza dei penitenziari che hanno ora 49.797 posti (anche se 4 mila posti non sono utilizzabili per lavori di manutenzione). Il risultato è che nessun detenuto ha meno di 3 metri quadrati a sua disposizione (lastampa.it 6 giugno).
L'angustia dello spazio riservato a ogni detenuto era stato uno dei motivi per il quale la Corte europea dei diritti umani aveva condannato un anno fa l'Italia in seguito al ricorso di sette detenuti. Nella decisione del comitato dei ministri sulla esecuzione della sentenza Torregiani si afferma che la questione verrà ripresa in esame dal comitato stesso "al più tardi nella sua riunione del giugno 2015" quando farà un esame approfondito dei progressi fatti (repubblica.it 5 giugno).
Quella del Consiglio d’Europa, ha sottolineato il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, è una “notizia positiva che però – precisa – non deve indurci a dormire sugli allori: continuiamo ad essere sotto osservazione, tutti gli allarmi lanciati, a cominciare da quelli del capo dello Stato, rimangono drammaticamente attuali” (ilfattoquotidiano.it 5 giugno).
In effetti non cessa l'onda dei suicidi in carcere, frutto di un male di vivere profondo che coinvolge prigionieri e secondini nello stesso modo. Il 5 giugno c'è stato l’ennesimo suicidio di un agente della polizia penitenziaria, il sesto dall'inizio dell'anno. Il sindacato Sappe ha ricordato che nel 2013 si sono contati 6902 atti di autolesionismo e 1067 tentati suicidi. "Dei 42 suicidi accertati, 22 erano italiani e 20 stranieri". "Occorre una revisione generale del sistema sanzionatorio – ha commentato il presidente della Anm, Rodolfo Sabelli -. Al di là della pena detentiva come cardine esclusivo, bisogna valorizzare anche quelle di carattere patrimoniale e interdittivo" (lastampa.it 6 giugno).