Come si comporteranno gli italiani eletti a Strasburgo, sui temi della famiglia e della vita?di Nicolà Fede
Ad una settimana dalle elezioni europee inizia a delinearsi l’elenco definitivo dei nuovi eurodeputati. Se in molti Paesi vige il sistema delle liste bloccate, in Italia la possibilità di esprimere le preferenze lascia aperte più a lungo le danze delle nuove poltrone. In pratica potremo aspettarci delle sorprese fino al 1° luglio, quando ci sarà l’insediamento ufficiale del nuovo Parlamento. Ad oggi e per tutto il mese di giugno i partiti politici nazionali ed europei discutono della formazione dei nuovi gruppi parlamentari.
Il Partito Democratico, da pochi mesi membro a pieno titolo del Partito Socialista europeo, resterà ovviamente nel Gruppo dei Socialisti. Forza Italia e Nuovo Centro Destra, invece, restano entrambi nel Gruppo del Partito Popolare europeo (PPE), anche se diversi sono i malumori nel partito di Berlusconi, che ha condotto una campagna molto critica proprio nei confronti del gruppo del PPE di cui fa parte, inseguendo Grillo e la Lega Nord sul terreno dell’euroscetticismo.
Su questo versante Grillo ha già iniziato a flirtare con Nigel Farage, con lo stupore degli aderenti al Movimento 5 Stelle provenienti in generale da quella Sinistra che con il Partito per l’Indipendenza del Regno Unito (UKIP) non ha nulla da condividere. La Lega Nord, dal canto suo, ha ormai ufficializzato l’alleanza con il Front National di Marine Le Pen, per la formazione di un gruppo dai contorni tutt’altro che definiti. Al di là dell’assenza di una base politica comune (le radici del partito di destra francese non sono affatto quelle del federalismo leghista), vi è una barriera oggettiva: per formare un gruppo all’europarlamento, infatti, servono almeno 25 deputati di 7 nazionalità diverse. Se i 5 leghisti con i 24 frontisti francesi superano ampiamente la prima soglia, più difficile sarà trovare deputati di altre 5 nazionalità in modo da giustificare la formazione di un gruppo autonomo. Stesso identico rischio per i 17 grillini del Movimento 5 Stelle, che senza essere iscritti ad un eurogruppo rischiano di formare una grossa massa incolore di alcuna influenza per le decisioni dell’Europarlamento: i cosiddetti “non iscritti”, infatti hanno difficilmente la possibilità di redigere relazioni e di presentare emendamenti.
Cosa aspettarsi sul versante dei princìpi? Come già affermato su queste pagine gli italiani sono andati controcorrente rispetto al resto d’Europa (cliccare qui) ed hanno premiato un partito, il PD, che non offre alcuna garanzia sul piano dei princìpi negoziabili (vedere qui), ma che ora porterà nel gruppo dei socialisti europei la più importante delegazione, con ben 31 eurodeputati (basti pensare che i socialisti britannici sono 20 ed i francesi, complice l’impopolarità del presidente Hollande, soltanto 13). Per giunta l’Europarlamento conterà ora anche 3 italiani nel gruppo dell’estrema sinistra, un vero successo per la lista capeggiata dal comunista greco Tsipras, se si pensa che nella passata legislatura europea non vi era alcun italiano in questo gruppo.
In sostanza, anche a causa della controtendenza italiana, ci si può aspettare un’assemblea di Strasburgo ancora più ostile della precedente ai princìpi non negoziabili. Il successo degli euroscettici un po’ ovunque non dà alcuna garanzia su questo fronte. Anzi… La massa di non iscritti, ovvero quei più di 100 nuovi eurodeputati che devono trovare una collocazione in un nuovo eurogruppo (con le difficoltà che abbiamo visto) non è affatto omogenea nella visione dell’Europa e nelle basi valoriali: si va dal nichilismo statalista dei 5 Stelle al liberalismo britannico dello UKIP (il cui leader Nigel Farage ha recentemente sdoganato i matrimoni omosessuali), passando per il neopaganesimo dello Jobbik ungherese o dei greci di Alba dorata, fino ad arrivare all’ultrafemminismo dei Verdi nordici. Il Front National, dal suo canto, pur contando tra i suoi membri alcuni cattolici tradizionalisti, non ha certo tra le sue preoccupazioni principali la riscoperta delle radici cristiane dell’Europa, quanto piuttosto il primato morale della Francia nel continente.
Insomma, un rebus tutto da risolvere. Sarà dunque interessante vedere il comportamento dei singoli eurodeputati, dal momento che difficilmente si potrà creare un gruppo compatto sulla difesa della vita e della famiglia.
Un ruolo importante lo giocheranno i candidati che si sono impegnati con i manifesti della Federazione europea delle associazioni familiari cattoliche (FAFCE), della Fondazione Novae Terrae e di altre iniziative come quelle della Manif pour Tous in Francia. Tra gli italiani vi sono: con Forza Italia, Salvatore Cicu, Lara Comi, Elisabetta Gardini, Antonio Tajani, Remo Sernagiotto; per il Nuovo Centro Destra – UDC, Lorenzo Cesa, Giovanni La Via e Maurizio Lupi (che probabilmente resterà al Governo lasciando il suo posto al secondo più votato della lista, Massimiliano Salini, ugualmente impegnatosi con entrambi i manifesti). Vi sono altri tre candidati che hanno sottoscritto il manifesto della FAFCE e che saranno posti sotto “stretta sorveglianza” da questa organizzazione durante tutto il loro mandato: si tratta di Flavio Tosi (Lega Nord) e di due eletti del PD, Luigi Morgano e Silvia Costa. Staremo a vedere se, al di là dei proclami, questi ultimi due avranno il coraggio di fare realmente scelte contrarie alla dottrina del Partito Socialista del quale fanno parte.