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E’ giusto offrire tutte le nostre sofferenze a Cristo?

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padre Angelo Bellon, o.p. - Amici Domenicani - pubblicato il 03/06/14
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La vita rimane priva di senso se non è donata

Quesito

Salve padre, la ringrazio per le risposte molto esaurienti e per il suo tempo che spende per tutti noi lettori che cerchiamo sempre di più la via per arrivare a Lui, a Colui ci ha creati. Arrivo alla mia domanda: Durante il pellegrinaggio che ho fatto a Medjugorje, ho sentito molte persone che dicevano di affidare tutti i nostri mali, tutte le nostre tentazioni, tutto ciò che ci turba insomma, che ci ostacola nella vita di ogni giorno, tutto questo a Dio, a Maria. E' cosi? E' giusto offrire tutte le nostre sofferenze, spirituali e temporali a Cristo? Io prima di questo pellegrinaggio  pensavo che offrire tutto questo male  fosse, come dire, un atto di "vigliaccheria" più che altro, io per esempio, nella mia vita, un po' sofferente, non me la son mai sentito di chiedere a Maria, a Gesù di guarirmi, ma piuttosto di aiutarmi a superare le sofferenze, non di farle sparire. Così come nella Santa Messa, nel momento dell'offertorio, non sapevo, che in quel momento, anzi che quel momento fosse fatto apposta per offrire tutto a Dio. E' cosi?? Mi dica lei.
(Poi un'altra domanda alla quale, quando ci penso, diciamo che entro un po' in crisi perché non riesco a capire bene la Santissima Trinità. Cioè Dio e Gesù non sono la stessa persona o creatura?)
La ringrazio Padre. Dio la benedica per tutto ciò che fa.
M.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. non solo è giusto, ma è doveroso offrire le nostre sofferenze al Signore. Beninteso, purché siano ben sopportate, vale a dire che ci sia un minimo sforzo di portale con gli stessi sentimenti del Signore in croce. Perché se le sofferenze vengono subite imprecando o bestemmiando, non possiamo offrire nulla. Perché offrire la le nostre sofferenze Signore?
Come, del resto, perché offrire la nostra vita al Signore?

2. Scrive Giovanni Poalo II nella prima lettera enciclica del suo pontificato “Redemptor hominis”: “L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa direttamente” (RH l0). La vita, dunque, rimane priva di senso se non è donata. Siamo chiamati a donare a Dio le nostre buone azioni, soprattutto se compiute con il loro merito soprannaturale.

3. Del resto questo è quanto ci insegna a fare la Chiesa in ogni Messa quando si arriva all’offertorio. Il Concilio Vaticano II dice: “I fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede… ma imparino ad offrire se stessi, e di giorno in giorno, per mezzo di Cristo mediatore siano perfezionati nell’unità con Dio e tra loro in modo che Dio sia finalmente tutto in tutti (Sacrosanctum Concilium 48).

4. E così le azioni umane portate all’altare ricevono una trasformazione, diventano “offerta viva in Cristo” (preghiera eucaristica IV), azioni che trovano la loro massima grandezza nel diventare atti di amore per Dio e per gli uomini.
Scrive Giovanni Paolo II: “Effettivamente in questo sacramento del pane e del vino, del cibo e della bevanda, tutto ciò che è umano subisce una singolare trasformazione ed elevazione” (Dominicae cenae 7). La singolare trasformazione ed elevazione consiste nel trasformare tutto in atti di amore, che vanno ad arricchire tutta la Chiesa e tutta l’umanità.

5. Al contrario, Gesù ha detto: “Chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio” (Lc 12,21). Se non è donata, se non è offerta, la nostra vita è senza senso ed è priva di merito.

6. Siamo  chiamati anche ad affidare le nostre peripezie e i nostri problemi al Signore e alla Madonna nella consapevolezza che la nostra vita è nelle loro mani. Affidare tutto a loro è come una preghiera, una supplica perché la dirigano. Ed è anche un  atto di fede perché ci lasciamo condurre secondo le disposizioni della Divina Provvidenza , convinti che queste disposizioni sono sempre per il nostro bene.

7. Circa l’ultima domanda: Gesù è Dio fatto carne. Perciò in Cristo vi sono due nature: quella divina, che gli è propria da tutta l’eternità in quanto è Dio; e quella umana, che ha assunto dalla Beata Vergine Maria duemila anni fa.
La sua natura umana è creata. Mentre la sua natura divina è, evidentemente increata. Anzi, in quanto Dio, è creatore di tutte le cose. La Sacra Scrittura dice: “Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono” (Col 1,26-17).

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo

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