Siamo gli amministratori, non i proprietari della vita che Dio ci ha affidato
Quesito
Salve Padre,
mi son sempre posto questo dubbio perché ammetto che varie volte ho penato al suicidio per varie vicissitudini che non sto qui a spiegare….. Di certo, per me la vita non è bella, non riesco a cogliere nulla di positivo, ma non mi uccido stia tranquillo perché mi è sempre mancato il coraggio per le cose più banali, figuriamoci per un suicidio. Però teologicamente mi son sempre chiesto che fine facciano le anime di chi si uccide….. so che è un dibattito teologico molto controverso, fino a qualche tempo fa ai suicidi non si faceva nemmeno il funerale cattolico, ora la Chiesa ha rivisito alcune posizioni… So anche per aver frequentato per anni il Rinnovamento dello Spirito e aver conosciuto anche più di qualche sacerdote esorcista (la materia un po’ la mastico) che spesso le anime dei suicidi vengono considerate anime vaganti, non è raro infatti avvertire presenze in case dove qualcuno è moto suicida (ma anche chi è morto ammazzato, di morte violenta), come se queste anime volessero comunicare delle richieste di aiuto ai viventi…. Insomma, che fine fanno? Una persona che magari in un attimo di estrema debolezza non riesce più ad andare avanti, deve essere condannato a soffrire in eterno? La ringrazio se vorrà rispondermi e La saluto con affetto.
Sia lodato Gesù Cristo.
Risposta del sacerdote
Caro A.,
ti riferisco la dottrina della Chiesa a proposito del suicidio. La troviamo bene esposta nel Catechismo della Chiesa cattolica:
1. “Ciascuno è responsabile della propria vita davanti a Dio che gliel’ha donata. E’ lui che ne rimane il sovrano Padrone. Noi siamo tenuti a riceverla con riconoscenza e a preservarla per il suo onore e per la salvezza delle nostre anime. Siamo gli amministratori, non i proprietari della vita che Dio ci ha affidato. Non ne disponiamo” (CCC 2280).
2. “Il suicidio contraddice la naturale inclinazione dell’essere umano a conservare e a perpetuare la propria vita. Esso è gravemente contrario al giusto amore di sé. Al tempo stesso è un’offesa all’amore del prossimo, perché spezza ingiustamente i legami di solidarietà con la società familiare, nazionale e umana, nei confronti delle quali abbiamo degli obblighi. Il suicidio è contrario all’amore del Dio vivente” (CCC 2081).
3. “Se è commesso con l’intenzione che serva da esempio, soprattutto per i giovani, il suicidio si carica anche della gravità dello scandalo. La cooperazione volontaria al suicidio è contraria alla legge morale. Gravi disturbi psichici, l’angoscia o il timore grave della prova, della sofferenza o della tortura possono attenuare la responsabilità del suicida” (CCC 2282).
4. “Non si deve disperare della salvezza eterna delle persone che si sono date la morte. Dio, attraverso le vie che egli solo conosce, può loro preparare l’occasione di un salutare pentimento. La Chiesa prega per le persone che hanno attentato alla loro vita” (CCC 2283).
5. Dalla dottrina della Chiesa il suicidio da un punto di vista oggettivo è un peccato grave.
In passato la Chiesa negava le esequie religiose ai suicidi non perché disperasse della salvezza (infatti non proibiva i suffragi privati), ma per dissuadere dal compiere un oltraggio così grave nei confronti di Dio.
6. Se un suicida è responsabile di quello che fa e muore impenitente, non viene condannato, ma si autocondanna. Fino alla fine Dio fa di tutto per salvarlo.
7. Mi parli di anime suicide vaganti nelle abitazioni in cui sono vissute. Bisogna essere attenti al discernimento. Si può trattare di infestazioni demoniache. Non posso nascondere che vi siano state opinioni teologiche che hanno affermato che qualcuno farebbe il purgatorio là dove ha commesso il peccato. Ho detto che si tratta di opinioni. Ma non è dottrina della Chiesa.
Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo