C’è bisogno dell’aiuto di tutti per diffonderloC'è più di un tipo di martirio.
La tipologia che conosciamo meglio, che ricorda più da vicino quello di Cristo, implica il fatto di essere torturati e morire per la fede. Al di là delle rappresentazioni di Gesù stesso, ci sono innumerevoli immagini nella storia dell'arte che mostrano la morte di cristiani per mano di non credenti. È un'ironia tragica che il XX secolo, che ha prodotto più martiri cristiani di tutti gli altri secoli messi insieme, abbia anche visto un declino nell'arte religiosa e figurativa tale che non abbiamo molte immagini memorabili di cristiani che sopportano l'estrema testimonianza per la propria fede (ricordiamo che “martire” significa semplicemente “testimone”).
Ci sono alcune rappresentazioni di Massimiliano Kolbe, qualche fotografia di cristiani ortodossi uccisi dai bolscevichi o di cattolici che muoiono in Messico o in Cina per mano dei rivoluzionari. Alcuni resoconti scritti evocano il coraggio che Dio ha infuso nel cuore della sua gente in questi momenti terribili: “With God in Russia”, di padreWalter Cizsek, “Arcipelago Gulag”, gli ultimi scritti di Edith Stein. Sono orgoglioso di aver effettuato la revisione di un libro pubblicato da Philip Lawler, “When faith goes viral”, che analizza l'opera coraggiosa dei cristiani perseguitati nel mondo arabo e in India. Per chi ha un gusto più futuristico c'è “Lord of the World”, il romanzo vittoriano di padre Robert Hugh Benson che illustra la venuta dell'Anticristo in un'epoca molto simile a quella in cui viviamo oggi.
Ciò che vediamo rappresentato perfino più raramente è quello che veniva chiamato “martirio bianco”, definizione che si riferisce alla lunga e incruenta distruzione della vita di un cristiano da parte di istituzioni e persone che desiderano vedere la Chiesa eliminata dalla portata visiva – ma che possono essere troppo impressionabili o troppo furbi per andare in giro a inchiodare i cristiani alle croci. Vogliono invece che i cristiani si scaglino contro di loro, o replichino la croce in gomma, così che sia leggera e completamente flessibile. In questo modo perde tutto il suo significato e diventa una mera decorazione, come una rametto di vischio.
Esistono ovviamente notizie di martiri di questo tipo. Qualche mese fa ho scritto di come Jerôme Lejeune, uno dei più grandi scienziati francesi del XX secolo, sia stato trattato come un fanatico pericoloso dai suoi colleghi e privato dei finanziamenti di cui aveva bisogno perché non aveva paura di parlare contro l'aborto. I resoconti parlano dei coraggiosi responsabili cristiani di imprese come Hobby Lobby e Triune Health Care, che rischiano piuttosto che ottemperare alla brutta legge che intima loro di pagare per i farmaci abortivi.
Tuttavia, ci sono troppo pochi film drammatici che raccontano queste storie, che mostrano il coraggio e la determinazione richiesta a ogni cristiano quando viene messo all'angolo, costretto a cooperare con il male o a pagare un prezzo lento e doloroso.
È per questo che ero così emozionato all'idea di assistere alla presentazione di Persecuted.
Questo film avvincente illustra un'epoca nel futuro prossimo americano in cui lo Stato alla fine si stanca di soddisfare gli eccentrici insegnamenti morali e dottrinali tanto cari ai cristiani. Questi insegnamenti sono “divisivi”, e visto che avanzano pretese di verità assoluta sono ostili alla “diversità”. Per questo, le élites secolari decidono di far conformare i cristiani – non con un pugno di ferro, ma con un guanto di velluto. Un guanto pieno di soldi, un guanto che dà ai fedeli gentili pacche sulla testa e li caccia nelle retrovie.
In Persecuted, si propone una legge federale che promuoverà la “cooperazione” tra il Governo federale e le chiese, nonché le sinagoghe, le moschee, i templi e ogni altro centro di qualsiasi tipo di religione. Lavoreranno insieme, con un ampio finanziamento federale per ogni religione che aderirà alla costruzione di un futuro comune di pace e armonia. Il prezzo richiesto dai senatori che propongono questa legge sembra modesto, quasi nominale: nessuna chiesa presenterà se stessa come se avesse una speciale chiave per la Verità, o la sua fede come l'unico vero mezzo per trovare Dio.
Non voglio raccontare la trama del film, ma basta dire che in Persecuted ci sono pochi cristiani che non pagheranno questo prezzo. Quello che spicca di più è un “televangelizzatore”, argutamente chiamato John Luther (James Remar) – un evangelico eloquente con un ampio seguito nazionale e un sordido passato da bevitore e tossicodipendente. John si è fatto molti amici “in alto”, incluso il viscido leader della maggioranza al Senato Donald Harrison (Bruce Davison), che sta promuovendo il “Faith and Fairness Act” per accerchiare tutti i credenti del Paese e insegnare loro a giocare pulito. E John Luther non giocherà pulito. Né lo farà padre Charles Luther (Fred Thompson), un sacerdote cattolico che – in un curioso colpo di scena che mira a spezzare una lancia a favore dell'ecumenismo – aveva concepito John prima di essere ordinato presbitero.
Risulta che il “Faith and Fairness Act” è molto, molto importante – non solo per il senatore Harrison, ma anche per il Presidente. L'unicità della rivendicazione cristiana, il suo audace rifiuto di servire qualsiasi agenda se non quella del Signore, si è spesso conficcata come un ossicino nella gola dello Stato – dai giorni di Diocleziano alla nostra epoca, in cui milioni di cristiani muoiono ogni anno dalle giungle dell'India ai campi di prigionia della Cina. Sopprimere quella rivendicazione (corrompendo chi la avanza) è per gli “intrallazzatori” in Persecuted abbastanza importante da far loro distruggere chiunque cerchi di mettersi sulla loro strada. Non solo uccidere – distruggere.
Visto il passato piuttosto sordido di John Luther, non è difficile per loro incastrarlo per un omicidio che coinvolge droga e alcool. Considerando gli scandali passati che hanno afflitto predicatori televisivi come Jimmy Swaggart, la gente è fin troppo pronta ad accettare il fatto che sia un ipocrita. Per via delle nutrite casse del suo ministero, è facile trovare altri ministri ben felici di prendere il suo posto, e non c'è nessuno che gli creda – tranne padre Luther, il suo vero padre, che gli dà il suo rosario personale per fargli coraggio.
Il film ha un budget modesto, ma gli attori che vi recitano hanno grande esperienza e la storia è piuttosto avvincente. Chiunque abbia studiato come i Governi comunisti (e prima di loro i nazisti) presero l'abitudine di falsificare gli scandali per screditare i propri nemici troverà l'azione fin troppo plausibile – e molto più minacciosa perché si svolge nei centri commerciali e nei grandi complessi di uffici dell'America contemporanea.
Per fare un paragone, Persecuted ricorda il brillante film drammatico politico “House of Cards” della Netflix, e delinea un mondo piuttosto simile: uomini machiavellici al potere che giocano a scacchi con pedine umane. La differenza è che “House of Cards” non ha veri eroi: ogni personaggio sembra ugualmente egoista, e non c'è alcun centro morale contro il quale i “cattivi” possono essere realmente giudicati. Persecuted non ha questo vacuum. Al suo centro c'è la Croce, circondata come quella di Cristo da ipocriti, ladri e soldati. Ciò che è “in bilico” sono le anime.
Persecuted vede e presenta chiaramente la pressione minacciosa e inesorabile che affrontano i fedeli cristiani, le sordide tentazioni che ci corrompono lentamente e l'odio implacabile che suscita sempre la fede sincera. Lo fa in un modo progettato per unire cattolici e protestanti in difesa della rivendicazione cristiana.
Spero che arrivi in un cinema vicino a casa vostra. E spero anche che molte persone, leggendo questo articolo, andranno a vederlo portandoci i loro amici – per lanciare un appello ai compagni di fede finché siamo ancora in tempo per unirci.
John Zmirak ha insegnato sceneggiatura alla Tulane University, ha venduto quattro sceneggiature ai registi di Hollywood ed è coautore, con Jason Jones, dell'imminente “The Race to Save our Century”.
[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]