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I peccati veniali fanno diminuire il grado di grazia di una persona?

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padre Angelo Bellon, o.p. - Amici Domenicani - pubblicato il 14/05/14
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San Tommaso: la carità non cresce nel suo oggetto che è l’immutabile Dio, ma solo perché si radica maggiormente nel soggetto

Quesito

Caro Padre,
continuo a disturbarla con le mie domande. Stavo riflettendo sulla grazia e mi è sorta una domanda. I peccati veniali fanno diminuire il grado di grazia di una persona? Vale lo stesso per l'intiepidimento? La ringrazio e prometto un ricordo nel Rosario per lei e per quanti l'aiutano a offrirci questo servizio.


Risposta del sacerdote

Carissima,
1. la grazia è un dono di Dio. E i doni di Dio, come dice San Paolo, sono irrevocabili (Rm 11,29).
Da parte di Dio pertanto la grazia non può né diminuire né essere revocata.

2. Ma procediamo con ordine. Va ricordato anzitutto che il principio vivificante della grazia è la carità. Per mezzo della carità Dio rimane in noi e noi in Dio (1 Gv 4,16).

3. Quando aumenta la carità aumenta anche la grazia. Quando si perde la carità si perde anche la grazia.

4. Rimane da veder se la carità, e pertanto anche la grazia, possa diminuire. Evidentemente potrebbe diminuire solo con i peccati veniali. Perché con i mortali si perde.

5. Ti riferisco il pensiero di San Tommaso, secondo il quale la carità non cresce nel suo oggetto che è l’immutabile Dio, ma solo perché si radica maggiormente nel soggetto (Somma teologica, II-II 24, 10). San Tommaso dice che il discorso che si fa per la diminuzione della carità, che è una virtù infusa da Dio, è diverso da quello che si fa per la diminuzione delle virtù acquisite. Queste infatti diminuiscono per un atto contrario o per la mancanza di atti virtuosi. La virtù acquisita, infatti, è prodotta da atti umani e, con la loro cessazione, decresce e perisce. Ma questo non può succedere nella carità perché non è acquisita per atti umani, ma è infusa da Dio soltanto. Perciò anche col cessare dell’atto, se nella cessazione non c’è peccato, la carità non diminuisce e non si corrompe. Questo è molto consolante perché anche qualora si perdesse il senno e si concludesse la vita “vegetando”, verrebbero certo a mancare gli atti di carità, ma non cesserebbe la carità, ovvero la santità di una persona.

6. Dal momento che i doni di Dio sono irrevocabili (Rm 11,29) solo il peccato potrebbe far diminuire o far cessare la carità. Secondo San Tommaso questo, però, vale solo per il peccato mortale perché il peccato veniale non è un atto contro Dio o contro il principio della carità.
Il peccato veniale porta un ritardo e un disordine nell’ordine dei mezzi, ma non diminuisce la carità e la grazia.

7. Inoltre, se il peccato veniale potesse diminuire la carità, poco per volta potrebbe toglierla del tutto. E allora il suo effetto sarebbe identico a quello del peccato mortale. Il che è contraddittorio.

8. A rigore di termini, dunque, la carità non può diminuire, ma si può soltanto perdere. E questo avviene col  peccato mortale.

9. In senso improprio, tuttavia, si dice che la grazia diminuisce col peccato veniale perché il peccato veniale può predisporre alla sua perdita o perché le fa perdere il vigore o perché genera inclinazioni cattive che possono disporre al peccato mortale.

Ti ringrazio del quesito che mi hai posto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo

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