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Difendo ciò che amo?

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Vinonuovo.it - pubblicato il 14/05/14
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Quando don Milani scelse come motto il celebre “I Care”, non volle aggiungere specificazioni: tutto deve starci a cuoredi Moreno Migliorati

C’è uno slogan, tra i tanti creati dai vari partiti per la campagna elettorale in vista delle elezioni europee del prossimo 25 maggio, che fa particolarmente riflettere per la mancanza di lungimiranza e la corta visione di ideali. Non è importante lo schieramento politico che abbia deciso di adottarlo (visto che denuncia una mentalità che va bel oltre i singoli partiti e i loro aderenti). È lo slogan che proclama, dai molti sei per tre in giro per le nostre città: "Difendo ciò che amo". Un’affermazione a suo modo ineccepibile e inattaccabile: chi non vorrebbe difendere, anche a costo di chissà quali sacrifici, ciò che ama?

E invece, appunto, sono parole che denunciano una miopia alquanto preoccupante, specie se applicate alla politica. La quale, quando è veramente tale e non mera difesa del particulare, è chiamata a difendere anche ciò che non ama, anche ciò che è diverso da sé, proprio perché appartiene alla spazio pubblico e alla Res Publica. Già la Gaudium et Spes, al numero 26, definisce il bene comune come "l’insieme di quelle condizioni di vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente". Cosa che sarebbe impossibile se ognuno pensasse a difendere unicamente ciò che ama e lasciasse cadere nel disinteresse (nella migliore delle ipotesi) ciò che non ama e che avverte lontano da sé.

Ma è del resto tutta la tradizione della Chiesa che ci insegna a difendere e promuovere il bene comune proprio perché è tale, e non soltanto perché lo sentiamo congeniale al nostro modo di sentire. Quando don Milani scelse come motto della sua scuola (ma anche dell’intero suo sistema pedagogico e pastorale) il celebre "I Care", non volle aggiungere specificazioni: tutto deve starci a cuore, tutto deve interessarci, tutto dobbiamo sentire nostro.
Quindi, difendiamo pure ciò che amiamo (e ci mancherebbe altro) ma impariamo anche a difendere ciò che non amiamo ancora. Magari, chissà, difendendolo e permettendogli di esistere, impareremo ad amarlo.

Qui l’originale

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