In vista delle elezioni europee del 25 maggio le organizzazioni cristiane scendono in campo per riaffermare il valore del progetto europeoPreoccupa l’ondata di antieuropeismo che sta diffondendosi nel vecchio continente in prossimità delle elezioni del 25 maggio per il rinnovo del Parlamento europeo. La stretta della crisi economica ha fatto dimenticare, in un rigurgito di nazionalismo variamente diffuso nei 28 stati, il grande sogno di un’Europa unita contro il rischio di nuovi conflitti e anche la realtà dei nuovi diritti acquisiti in qualità di studenti, lavoratori, consumatori, viaggiatori e cittadini dell’Unione europea. A ricordare la storia comune e ad ammonire contro i pericoli di fratture e derive separatiste, scendono in campo anche le organizzazioni cristiane ed ecclesiali.
“Quello dell’Unione europea – afferma Franco Miano, docente di filosofia morale all’Università di Tor Vergata e presidente uscente dell’Azione cattolica italiana che sta preparando una riflessione per la scadenza elettorale europea da diffondere presso gli oltre 300 mila aderenti all’associazione – è un progetto unico al mondo che si basa su valori riscontrabili anche nella Dottrina sociale della Chiesa: pace, solidarietà, promozione dei diritti fondamentali, creazione di un benessere diffuso, valorizzazione delle specificità nazionali nel contesto del vecchio continente e, insieme, apertura al mondo”. Per tutti questi motivi l’Europa resta “un sogno per il quale continuare ad impegnarsi” recuperando la matrice di quel “progetto europeo” prefigurato da statisti come Alcide De Gasperi, Konrad Adenuaer, Robert Schuman, Jean Monnet proprio “per affrontare quei problemi – pensiamo solo all’occupazione, a un’economia sempre più interconnessa, alle migrazioni, all’ambiente, alla cooperazione internazionale – rispetto ai quali la politica nazionale non ha né mezzi né risposte all’altezza”.
Si intitola “L’Europa nostra patria: un rinnovato progetto di buona politica comune” il documento pubblicato in vista delle elezioni di maggio – “da prendere sul serio” perché “la posta in gioco è alta” – dalla rete C3Dem, composta da 23 associazioni di ispirazione cattolica. I risultati elettorali sono ritenuti importanti per possibili sviluppi su tre fronti diversi: “superare l’austerità” anche mediante un rafforzamento della governance economica comune; “rilanciare il modello sociale europeo”; “affermare un nuovo protagonismo europeo nel mondo”. “L’Europa – afferma il documento – è irriducibilmente plurale e non può emergere unitariamente che come un progetto in cui le diversità si mettono assieme. Questo comporta anche sul piano religioso, che ci sta particolarmente a cuore, pensare l’Europa come frutto dell’eredità di grandi religioni, in primo luogo naturalmente il cristianesimo, ma anche come costruzione segnata intimamente dalla laicità” intesa “come metodo di convivenza alta e feconda, nella fraternità e nel dialogo, tra religioni, filosofie, convinzioni diverse” (L’ Osservatore romano 7 maggio).
Una riflessione analoga proviene dalla comunità luterana finlandese che ha diffuso anch’essa un un manifesto per le elezioni europee e organizzato un dibattito pubblico presso la cattedrale evangelica di Helsinki. “L’Unione europea è importante per le Chiese, così come le Chiese e le altre comunità religiose hanno un ruolo importante da svolgere oggi nelle società europee” si legge nel manifesto che afferma pure che i candidati sono chiamati a confrontarsi con alcune priorità per un’Europa di valori comuni. Bisogna, infatti, “rafforzare la dimensione dei valori in ogni ambito politico” e “la crescita economica e la concorrenza sono solo dei mezzi per promuovere il bene comune». Il manifesto sottolinea poi l’importanza di “politiche migratorie solidali e umane” e ricorda che “libertà di religione non è libertà dalla religione” (L’ Osservatore romano 7 maggio).