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Perchè si parla di “riposo eterno”?

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Dimensione Speranza - pubblicato il 06/05/14
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Come cristiani non attendiamo il riposo eterno, ma il compimento della promessa di vita

di Fausto Ferrari

Quando si partecipa ai riti di un funerale religioso, una espressione che viene spesso ripetuta (nei canti, nelle omelie e nei testi delle varie preghiere) è quella del riposo eterno.

È vero che la vita viene ancora oggi percepita come fatica, travaglio o – usando termini più moderni – è attraversata prevalentemente da problemi, crisi, paure, dolori, malattie. Le preghiere tradizionali fanno ancora riferimento alla valle di lacrime che si attraversa nell’attesa di giungere, appunto, al meritato riposo. Tuttavia, il riposo eterno si collega ad immagini che poco hanno di cristiano. L’uomo moderno, uomo faber per eccellenza, si esplica e si comprende a partire dall’azione, dall’attività e dalla produzione. Senza lo svolgimento in un fare non riesce più ad autocomprendersi o a comprendere esperienze sociali e culturali che non siano dominate dal produrre e dal consumare. Anche la fruizione del tempo libero si dispiega totalmente all’interno di questa prospettiva.

Il riposo eterno, allora, viene percepito come termine di questa continua attività. Può essere considerato meritato, ma relativo al produrre, come ineluttabile compimento o cesura di una vita attiva. Magari siamo anche portati a rispolverare l’immagine del riposo divino nel settimo giorno della creazione. Ma questo risulta essere un richiamo fuorviante, poiché nel racconto della Genesi si vuole fondare il riposo dell’uomo nella sua attività attuale. Il riposo sabbatico diventa un continuo richiamo per l’uomo a non porre l’azione come unico orizzonte della sua vita.

Ma il riposo eterno si collega anche ad una concezione pagana del dopo morte. Non siamo molto lontani dalle immagini della quiete, nell’indifferente vacuità del sonno perenne e dell’immobilità. Immagine che ci riporta ai Campi Elisi o alle dimore dell’Averno.

Come cristiani non attendiamo il riposo eterno, ma il compimento della promessa di vita.

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