Al convegno del Sap, i colleghi dei quattro agenti condannati per la morte di Federico Aldovrandi, hanno espresso loro solidarietà
La tragica vicenda riguardante Federico Aldovrandi comincia nel 2005, quando il ragazzo, di ritorno da una serata con gli amici fu fermato da una volante di polizia. Durante l’arresto il ragazzo morì – secondo la sentenza – a causa del trattamento inflittogli dai poliziotti. Il 21 giugno 2012 la corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione per "eccesso colposo in omicidio colposo" ai quattro poliziotti Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri.
Ieri questo tragico fatto, che Amnesty International ha definito: "un lungo e tormentato percorso di ricerca della verità e della giustizia. Solidarietà e vicinanza ai familiari di Federico Aldrovandi, che in questi anni hanno dovuto fronteggiare assenza di collaborazione da parte delle istituzioni italiane e depistaggi dell’inchiesta" (Amnesty.it, 21 giugno 2012), ha avuto una triste rievocazione, quando al Convegno Nazionale del SAP (Sindacato Autonomo di Polizia), i delegati del secondo sindacato di polizia italiano tributano cinque minuti di applausi a tre dei quattro agenti condannati in via definitiva per la morte del 18enne durante un controllo il 25 settembre del 2005 a Ferrara (La Stampa, 30 aprile).
Nello specifico, l’ovazione è scattata quando il neo eletto segretario generale del Sap, Gianni Tonelli, stava ricordano un’iniziativa sindacale intitolata "#via la menzogna" e finalizzata a difendere e sostenere i poliziotti accusati ingiustamente e’ stato fatto riferimento ai tre poliziotti accusati della morte di Aldovrandi presenti al convegno. La sala ha reagito con un lungo applauso ed e’ poi proseguito senza altre interruzioni il dibattito. "Sono allibita, e’ una cosa terrificante. Non se quelle mani che applaudono mi fanno piu’ paura o ribrezzo. Forse entrambe le cose": così la mamma di Federico Aldrovandi, Patrizia Moretti, commenta gli applausi ai tre dei quattro agenti condannati in via definitiva la morte del figlio morto 18enne il 25 settembre 2005 in un parco di Ferrara durante un controllo di polizia. "Come fanno i tutori dell’ordine – ha proseguito la madre di Federico – ad applaudire questi agenti condannati? E’ una cosa terrificante". Telefonata di solidarieta’ in serata da parte del Presidente del Consiglio Matteo Renzi alla madre di Federico Aldrovandi (Agi, 30 aprile).
Immediata la risposta del ministro degli interni Angelino Alfano: «Revoco l’appuntamento che avevo dato al Sindacato autonomo di polizia per martedì 6 maggio a Roma, al Viminale», ha annunciato al Gr1 il ministro dell’Interno che, a proposito degli applausi ha detto «È stato un gesto gravissimo e inaccettabile». Il ministro, intervistato alla raadio ha ha poi sottolineato come il «gesto sia ancor più grave perchè compiuto da uomini che con la loro divisa rappresentano lo Stato e non possono disconoscere il senso di una sentenza passata in giudicato».
Tuttavia Gianni Tonelli – a nome del SAP – non è arretrato di un millimetro dalle dichiarazioni del 29 aprile. «Le cause della morte di Aldrovandi sono ben altre. Non è il fermo di polizia la causa e i colleghi li ho applauditi, sì. Non mi nascondo dietro un dito. Considero i colleghi condannati per errore giudiziario e cerchiamo una revisione del processo» ha detto a Radio 24 il dirigente sindacale. Dissociazione dalle altre sigle sindacali (Lettera 43, 30 aprile).
Il capo dello polizia Alessandro Pansa esprime "vicinanza e solidarietà" alla madre di Federico Aldrovandi "non riconoscendosi in alcun modo in comportamenti che trova gravemente offensivi nei confronti della famiglia Aldrovandi e della società civile che crede nell’operato delle donne e degli uomini della polizia" (La Perfetta Letizia, 30 aprile).