L’Onu attribuisce ai ribelli di un massacro di civili a Bentiu
Degenera ogni giorno di più la violenza in Sud Sudan, incendiato da quattro mesi della guerra civile scoppiata tra i reparti dell’esercito fedeli al presidente Salva Kiir Mayardit e quelli ribelli guidati dall’ex vicepresidente Rijek Machar.
Proprio a questi ultimi è stata attribuita ieri dall’Unmiss, la missione dell’Onu in Sud Sudan, la responsabilità di un massacro di civili perpetrato a metà aprile a Bentiu, la capitale dello Stato sudsudanese petrolifero di Unity.
Secondo fonti ufficiali dell’Unmiss, dopo essere entrati in città i ribelli «sono andati in una serie di luoghi dove si erano rifugiati i civili e hanno ucciso centinaia di persone in base alla loro etnia». Le truppe di Rijek Machar sono in massima parte composte da combattenti di etnia nuer, mentre quelle governative sono formate da dinka, l’etnia maggioritaria nel Paese alla quale appartiene Salva Kiir Mayardit.
Secondo la missione dell’Onu, nelle sole violenze avvenute nella moschea Kali-Ballee sono state uccise più di duecento persone e ne sono state ferite quattrocento.