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“Corte Europea vieta i battesimi” ma è una bufala

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Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 22/04/14
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Nonostante la notizia sia stata smentita da diversi siti, il fake finisce addirittura su Libero
Siamo abituati a sentirne di tutti i colori, specie quando di mezzo c’è l’Europa e le sue burocrazie, per cui quando qualche giorno fa mi è capitato di leggere sui social una notizia allarmante che suonava come un vulnus enorme alla libertà educativa dei genitori cattolici che avessero voluto battezzare – come è prassi secolare – i bambini appena nati per salvarli dal peccato originale e inserirli pienamente nella famiglia di Dio. Il colpevole genitore – secondo l’articolo che riportava una sentenza della Corte Europea dei diritti umani – sarebbe reo di ledere la libertà del figlio e di provocarne un trauma psicologico. La sentenza sarebbe partita da un ricorso di una madre italiana il cui figlio sarebbe stato battezzato contro la sua volontà. Con tanto di entusiasta avvocato, tale dott. Gianni Battisti (non vi suona strano? ndr.) che dichiara: ”Sono ovviamente entusiasta, è un’altro passo avanti verso il progresso e servirà soprattutto ai nostri figli” “Mi auguro che l’odierna sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani ci aiuti ad far approvare quanto prima una proposta di legge che presenteremo in parlamento con le 850000 firme già raccolte, che introduce il reato di violenza religiosa sui minori.
Quando ho letto l’articolo era l’11 di aprile. Non convinto l’ho tralasciato senza andare oltre, ma stamane su Libero Quotidiano, ho trovato un articolo dello stesso tenore e con gli stessi protagonisti e le stesse dichiarazioni.

Se a volte capita che la stampa nazionale arrivi dopo qualche sito minore ma specializzato, è anche vero che a quel punto – una notizia del genere – avrebbe fatto partire il coro dell’indignazione e della preoccupazione. Almeno un vescovo avrebbe detto qualcosa. Invece nulla. Ricontrolliamo il sito che dava la notizia l’11 aprile. E’ il “Giornale del Corriere” il quale nella sua gerenza scrive:

Come è stato possibile ripubblicare un articolo che aveva per fonte un sito del genere? Controlliamo ancora e ci viene in “aiuto” il bravo Paolo Attivissimo, famoso nel web per la sua bravura nello smascherare bufale ed errori. Sul sito di Attivissimo, si scopre effettivamente – ce ne siamo accorti anche noi mentre facevamo i controlli – che da parecchi giorni più di una testata, compreso Giornalettismo (che online è molto seguito) avevano smentito la notizia e altri siti avevano fatto notare come su nessuna testata straniera la sentenza della Corte (sul cui sito non si trova nulla…) avesse generato un trafiletto, una notizia, positiva o negativa che potesse avvalorarare lo scoop. Neppure un tentativo di contattare l’ufficio stampa della Corte (noi lo abbiamo fatto e ci hanno risposto in circa tre ore, dicendoci che era un fake). Eppure ecco che sia online che sul cartaceo, dopo una settimana che la notizia è stata ampiamente sbugiardata, finisce su un giornale. Perché? Perché in linea con le idee del editore o del direttore? E’ giusto fare una battaglia di civiltà contro la burocrazia e contro una certa deriva laicista dell’Europa, ma le notizie per essere “utili alla causa” devono essere rigorosamente vere. O fanno più danno di una sentenza ingiusta per due motivi: sminuiscono la causa ideale per cui ci si spende, sminuisce la credibilità di una testata quando volesse raccontare una storia vera.  

 

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