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La pace è la vera emergenza

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L'Osservatore Romano - pubblicato il 18/04/14
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Il cardinale Leonardo Sandri sulla colletta per la Terra Santadi Nicola Gori

È la pace la prima emergenza per l’Oriente e per il mondo. Nonostante il pesante tributo pagato dai cristiani, anche in questi anni più recenti come testimonia  la Siria, «la vocazione di quella Terra — dice il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, — è di essere il fulcro dell’incontro e della pace, tra Dio e l’umanità, e tra di noi al di là di ogni differenza e di ogni smentita della storia». Una caratteristica che Papa Francesco farà risaltare durante la sua prossima visita, dice il porporato, che spiega il significato della colletta per  la Terra Santa che si raccoglie il Venerdì santo in tutte le Chiese.

Qual è il significato di questa ormai consueta iniziativa?
La colletta per i luoghi santi è una tra le più significative espressioni della sollecitudine del Papa a favore della Chiesa a Gerusalemme e in tutta  la Terra Santa. È il senso della condivisione tra le Chiese dei beni spirituali e materiali. Quando però si parla di Terra Santa si pensa più piuttosto a uno scambio: ci scambiamo la preghiera vicendevole e il patrimonio della memoria a sostegno della comune missione.

Perché proprio il venerdì santo?
Perché è il giorno del silenzio di Gesù. È il giorno che fa memoria della totalità del dono. Il giorno in cui si proclama che “tutto è compiuto”. E se tutto è compiuto, può parlare solo l’amore nella sua pienezza. Mai come quest’anno mi sono sembrati carichi di amore gli attimi di silenzio che in piazza San Pietro nella Domenica delle palme hanno confermato il momento della morte nella proclamazione della passione di Gesù. Ho pensato in quell’attimo a padre Frans van der Lugt, il gesuita olandese assassinato pochi giorni fa a Homs in Siria. E alle innumerevoli e, purtroppo dimenticate, vittime innocenti che continuano ad irrorare col sangue l’annuncio della pace che viene da Dio. Pensavo alla gioia delle religiose ortodosse della cittadina siriana di Maalula da poco liberate. Ma avvertivo angoscia nel cuore per il vescovo siro-ortodosso Youhanna Ibrahim, che conosco personalmente, e il metropolita greco-ortodosso Boulos Yazigi, rapiti mentre tentavano di liberare due sacerdoti, Maher Mahfouz, greco-ortodosso, e Michel Kayyal, di 27 anni, armeno-cattolico e già nostro studente nel Pontificio collegio armeno. Sempre preghiamo per loro e per padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita romano di cui nulla si sa da tempo. Non vogliamo rassegnarci a ritenerli perduti!

Cosa si fa concretamente per le popolazioni martoriate dalla guerra e dalla violenza?
Le iniziative a favore della Siria sono veramente numerose e provengono da tutta  la Chiesa, come pure dal mondo laico. Catene di volontari cercano di fare molto in una situazione spesso impossibile da gestire e che impedisce persino i soccorsi primari.  La Congregazione per le Chiese orientali si è posta in stretta collaborazione con la nunziatura apostolica a Damasco per assicurare in occasione di questa Pasqua la vicinanza dei cattolici del mondo intero. 

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