separateurCreated with Sketch.

Soffrire per la solitudine è un peccato?

 Flickr  

whatsappfacebooktwitter-xemailnative
padre Angelo Bellon, o.p. - Amici Domenicani - pubblicato il 17/04/14
whatsappfacebooktwitter-xemailnative

La solitudine non è lo stato ideale per la persona umana, la quale, creata ad immagine di Dio, ha un’innata inclinazione all’amore

Quesito

Caro padre Angelo,
ho una domanda un po’ strana che mi è sorta leggendo le virtù morali e pensando al loro contrario. Se uno si sente solo per mancanza o lontananza di amici e di persone care, arrivando magari anche a soffrire molto, questo è da confessare? La tristezza insistente se si avverte mancanza di affetto o di calore umano è dovuta comunque alla debolezza umana, quindi assimilabile a un peccato o difetto contrario alla letizia che dovrebbe contraddistinguere i cristiani, oppure va presa come una delle cose della vita che possono capitare? A prescindere dalla vita di fede, che in certe persone è anche intensa, quando non si trova mai nessuno con cui confidarsi e parlare di varie cose della vita, penso che per chiunque la vita appaia più difficile e anche monotona… Ovviamente penso che i primi amici siano in Cielo (l’intera comunità dei santi e in primis il Signore), ma nel concreto quando uno non ha nessun amico per lungo tempo? Anche se la fede non viene toccata, anzi può anche intensificarsi!, col tempo ci si può sentire un po’ insoddisfatti. Io per esempio sono di natura socievole e mi piacerebbe dare: aiuto, pareri etc, ma per i casi della vita questo tratto così caratteristico di me non l’ho quasi mai potuto esprimere. Mi sembra che neanche la ricerca di un partner e infine il matrimonio placherebbero del tutto questo stato d’animo, ossia la voglia di condivisione e di valorizzare le altre persone anche personalmente, oltre che con preghiere e momenti religiosi comunitari.
Sono confusa, mi rendo conto che il mio discernimento in materia morale va un po’ sviluppato.
Grazie!
Elisa


Risposta del sacerdote

Cara Elisa,
1. la sofferenza per la solitudine non è un peccato. Come del resto la sofferenza, in quanto sofferenza, non è un peccato. È un’emozione, un sentimento, una passione. La sua bontà o la sua malizia sotto il profilo morale dipende da come viene vissuta.

2. La solitudine non è lo stato ideale per la persona umana, la quale, creata ad immagine di Dio, ha un’innata inclinazione all’amore, alla socievolezza, al donarsi, al condividere. E quando questo non si realizza, soffre.

3. Tutto quello che avviene in te è dunque perfettamente naturale.

4. Certamente la vita di fede aiuta a riempire la solitudine perché quando viviamo in grazia è facile sentire la comunione di vita con Gesù Cristo, con la Madonna e con tutti gli abitanti del cielo. Ma noi non siamo solo abitanti del cielo, siamo anche abitanti della terra e per questo, proprio per crescere ad immagine di Dio, siamo chiamati ad amare, a donarci, a condividere, a vivere in comunione.

5. San Luca riferisce negli Atti degli Apostoli che la prima comunità cristiana era assidua nell’ascolto della parola di Dio, nella preghiera, nello spezzare il pane (eucaristia) e nella comunione fraterna. Come vedi la comunione fraterna è un pilastro importante, anzi uno dei quattro pilastri basilari della vita cristiana. Per questo è necessario vivere all’interno di una comunità cristiana, che generalmente (anche se non esclusivamente) si esprime nella parrocchia,

6. Ti consiglio pertanto di aggregarti a qualche gruppo o comunità cristiana. Intanto prega il Signore e la Madonna che ti facciano incontrare quella che fa per te. “Senza di me non potete fare nulla” ha detto il Signore (Gv 15,5): non possiamo neanche incontrare la comunità cristiana che attende il nostro aiuto e dalla quale possiamo ricevere molto.

7. Tuttavia dobbiamo ricordare che nessuna comunità o nessuna persona umana è il nostro Dio. Per questo, anche quando abbiamo dato tanto agli altri e da essi abbiamo ricevuto altrettanto, rimane da coprire quell’ultima parte del nostro cuore che può essere coperta solo dalla presenza di Dio. Solo Lui e nessun altro può abitare con la sua essenza dentro di noi.. Solo Lui ha la possibilità di abitare personalmente nelle nostre anime mediante la grazia. È una prerogativa divina. Solo la sua presenza e il suo possesso saziano il cuore e il nostro bisogno di comunione non solo esterna, ma anche interna. Per questo, insieme con la partecipazione alla comunità cristiana, coltiva la tua vita di preghiera e di unione con ìl Signore.

Ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo

qui l’articolo originale

Top 10
See More