L’orientamento sessuale, l’identità di genere e il diritto all’aborto continuano a figurare nel diritto internazionale, avvertono gli avvocati
Gli avvocati che lavorano a favore dei diritti umani alle Nazioni Unite e in altre organizzazioni globali notano una tendenza crescente a introdurre nel diritto internazionale un linguaggio che comprende definizioni come “orientamento sessuale” e “identità di genere” – così come il diritto all’aborto.
Un “nuovo tema che constatiamo nel diritto internazionale è quello che definiamo movimento SOGI, o Sexual Orientation Gender Identity movement”, ha dichiarato l’avvocato britannico Paul Coleman alla CNA il 23 marzo.
“È nell’aria nell’ultimo decennio e cerca di promuovere le definizioni ‘orientamento sessuale’ e ‘identità di genere’ a livello internazionale, cercando di fornire protezione, di cambiare il diritto internazionale per includere quei termini e di avere una serie di effetti a catena in una serie di settori diversi”.
Coleman, esperto in controversie internazionali con un’attenzione particolare al diritto europeo, esercita la difesa legale in istituzioni internazionali di governance come le Nazioni Unite, la Corte Europea dei Diritti Umani e l’Unione Europea.
“Le definizioni ‘orientamento sessuale’ e ‘identità di genere’ non sono particolarmente ben comprese”, ha spiegato l’avvocato, che è consulente legale presso l’ufficio di Vienna dell’organizzazione internazionale Alliance Defending Freedom.
“È parte della questione con questo tipo di terminologia – così fluida, mutevole –, può significare qualsiasi cosa la gente vuole che significhi”.
Come risultato, il linguaggio diventa una sorta di strumento per incorporare nel diritto certe convinzioni.
“In effetti, ‘orientamento sessuale’ è un ‘codice’, per così dire, per omosessualità e comportamento omosessuale, e ‘identità di genere’ è un ‘codice’ per transessualità o per quelle persone che sentono di non essere maschio o femmina, ma qualcosa di diverso, qualcosa a metà, o niente del tutto”, ha osservato Coleman.
Oltre al movimento SOGI, l’avvocato ha notato un “tentativo di creare un diritto all’aborto” nell’ambito del diritto internazionale, già presente agli inizi degli anni Novanta e che continua a crescere fortemente ogni anno.
“È una delle tendenze principali a cui assistiamo in questo momento. Ci sono molti documenti in discussione alle Nazioni Unite in cui le definizioni ‘salute e diritti riproduttivi’ e ‘salute e diritti riproduttivi sessuali’ appaiono costantemente”.
“Non importa quale sia la questione al centro della discussione, troveranno sempre un modo per includere questi argomenti”.
Neydy Casillas, avvocato ed ex docente di Diritto messicano che lavora presso l’Organizzazione degli Stati Americani e dell’America Latina, ha lamentato la forte concentrazione internazionale sulle questioni relative alla sessualità piuttosto che sui problemi che attanagliano le persone.
“Purtroppo in queste organizzazioni, dove bisognerebbe parlare dei problemi nel mondo, come la povertà, la mancanza di accesso all’assistenza sanitaria in generale, la mancanza di istruzione eccetera – problemi che influiranno sullo sviluppo delle Nazioni –, la discussione si è concentrata solo sulla questione relativa a ciò che è la vita, per cercare di legalizzare l’aborto in ogni circostanza”.
“Si lavora sodo anche sull’agenda omosessuale”, ha aggiunto l’avvocato, che lavora anche per Alliance Defending Freedom, “come se fossero questi i problemi del mondo, ignorandone completamente altri che esistono e influiscono su tutti e aiutano davvero lo sviluppo”.
Coleman ha citato tre gruppi diversi alle Nazioni Unite che promuovono il linguaggio e gli obiettivi dell’“orientamento sessuale” e dell’“identità di genere”.
I “conducenti primari” sono le “organizzazioni di attivisti”, seguiti dai “Paesi liberali, soprattutto occidentali”, e poi dalle “istituzioni stesse all’interno dell’ONU: gente che lavora per la stessa ONU”.
Quando le posizioni dei tre gruppi sono allineate, ha avvertito Coleman, i risultati sono notevoli.
“È per questo che definizioni come ‘identità di genere’ erano del tutto sconosciute fino a dieci anni fa mentre ora vengono spinte su più livelli anche se non c’è un unico trattato dell’ONU che menzioni le definizioni ‘orientamento sessuale’ o ‘identità di genere’”, ha spiegato.
Quanti sostengono il movimento SOGI lavorano “giorno e notte” per “convincere i delegati o i rappresentanti dei Paesi che partecipano a queste organizzazioni che è ciò che la gente vuole”, ha detto Casillas.
Il risultato è che molti Paesi “cambiano il proprio diritto”.
Coleman ha notato che un processo di questo tipo è spesso molto complesso, dato che coinvolge la reinterpretazione dei trattati internazionali.
“Dove, ad esempio, i trattati internazionali dicono che la gente ha il diritto alla salute, viene interpretato come se si dicesse ‘Bene, la salute include la salute riproduttiva, la salute riproduttiva include l’aborto – quindi c’è un diritto all’aborto’”.
“O ad esempio”, ha continuato, “quando un trattato afferma che chiunque ha il diritto di sposarsi: i trattati dicono realmente che gli uomini e le donne in età matrimoniale hanno il diritto di sposarsi, e questo viene reinterpretato come se si dicesse ‘Bene, anche se si dice ‘uomini e donne’ dovremmo interpretare questa disposizione in base alle circostanze moderne, per cui dovrebbe essere ‘uomini e uomini’ e ‘donne e donne’”.
I trattati, ha dichiarato Coleman, vengono non solo reinterpretati, ma a volte completamente ignorati.
“Anziché questi trattati firmati dalle Nazioni, approvati al massimo livello, troviamo che moltissimi altri documenti sono elaborati e approvati con uno scarsissimo esame, con un minimo input dall’esterno – e sicuramente non dai cittadini dei vari Paesi”.
Molti di questi documenti “non sono strettamente vincolanti”, ma “hanno l’aria di essere ufficiali e vengono usati come uno strumento, in un certo senso, per costringere le Nazioni a cambiare le proprie leggi”, ha commentato Coleman.
Anche se le Nazioni si possono rifiutare, molte “vogliono far vedere che tengono il passo con i loro ‘doveri sui diritti umani’ – non vogliono essere costantemente molestate dalle Nazioni Unite o dall’Unione Europea”.
L’influenza dei Paesi occidentali, poi, può essere notevole.
L’avvocato britannico ha affermato che “il Regno Unito ha detto che bloccherà gli aiuti ai Paesi del terzo mondo se questi non cambieranno le proprie leggi sull’omosessualità”.
“In America vediamo il Presidente Obama dire che è una priorità della politica estera promuovere l’omosessualità nel mondo. Si tratta di Paesi potenti con notevoli budget di aiuti internazionali, e stanno aiutando a promuovere la questione in tutto il mondo”.
“Se alle Nazioni viene detto costantemente: ‘Dovete cambiare le vostre leggi sull’aborto. Dovete cambiare le vostre leggi sull’omosessualità’, quella pressione può portare a cambiamenti a livello interno”.
Queste idee hanno inoltre un significato molto pratico, o meglio un “effetto a catena”, ha detto Coleman, citando la recente decisione di Facebook di includere 50 diverse opzioni di genere per i profili anziché maschio o femmina o una cosa come i giochi olimpici invernali. “Sono definiti come competizioni maschili e competizioni femminili. Che fare se c’è qualcuno che vuole partecipare alle competizioni femminili e non è una donna?”.
“A un livello più profondo, a un altro livello, può avere un grande impatto sulla libertà religiosa”, ha aggiunto, citando un caso in Gran Bretagna in cui è stata fatta causa a una diocesi per 50.000 sterline perché il vescovo non ha voluto assumere un uomo omosessuale per un incarico come ministro giovanile.
La gente che crede che l’umanità si divida in uomini e donne, e che vuole agire in base a queste convinzioni, affronterà “un conflitto nella legge”, ha dichiarato Coleman.
“Assisteremo a più casi di libertà religiosa in cui la gente viene citata in giudizio, venendo minacciata legalmente perché si aggrappa alla convinzione che esistano solo maschio e femmina”.
[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]