Presentato il documento conclusivo della Settimana sociale dei cattolici di Torino 2013
"La famiglia, speranza e futuro della società italiana" è stato il tema della 47^ Settimana Sociale dei cattolici celebrata a Torino nel settembre del 2013. Un appuntamento consolidato, quello della settimana sociale, che torna ogni due o tre anni (la prossima è stata fissata nel 2017 per non sovrapporsi al convegno ecclesiale nazionale che si svolgerà a Firenze nel 2015) con l’obiettivo di mettere a fuoco temi determinanti per l’evoluzione della società attraverso il confronto di operatori pastorali ed esperti. "La Famiglia fa differenza. Per il futuro, per la città, per la politica" è lo slogan del documento conclusivo dell’incontro di Torino (il testo si può scaricare da: www.chiesacattolica.it) presentato l’11 aprile alla stampa da mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici e dal vice presidente del Comitato, il sociologo Luca Diotallevi, al quale Aleteia ha rivolto alcune domande.
Con o senza famiglia la nostra società non è la stessa.
Diotallevi: E’ un principio della Costituzione italiana: se scompare la famiglia, così come se scompare l’economia, se scompare la Chiesa, resta solo lo Stato. La presenza della famiglia è fondamentale perchè è una presenza di carattere non confessionale, è una grande esperienza che tutti gli uomini e le donne fanno. La sua presenza nella società la rende aperta, è un elemento insostituibile dell’architettura di una società aperta.
Citando la tragedia shakespeariana "Romeo e Giulietta" lei ha parlato di "carattere eversivo della famiglia"…
Diotallevi: L’amore di un uomo e di una donna che vogliono sposarsi mette in seria difficoltà le pretese di egemonia di due clan che, nella Verona così ben descritta da Shakespeare, dominavano ogni aspetto della vita sociale.
Questo nel contesto attuale, alla luce anche delle recenti sentenze sulla fecondazione medicalmente assistita e sul riconoscimento del matrimonio gay celebrato all’estero, cosa ci dice?
Diotallevi: Dice che se pensiamo a una società fatta solo di individui neutri ed isolati prepariamo l’unico terreno nel quale lo Stato può vincere.
Lei ha parlato anche della necessità di "imparare le forme della libertà": cosa intende?
Diotallevi: C’è libertà quando non esiste solo la legge ma la legge viene giudicata in base al diritto. Bisogna imparare le forme perchè non esistono forme di libertà che non siano anche limiti. L’idea spesso perseguita che l’unico modo di garantire la libertà è allargare le maglie della legge, è un’idea folle. Vale per tutti gli ambiti: quello economico, familiare, formativo, politico. Bisogna riconoscere i diritti e misurare la qualità delle leggi in base alla loro capacità di rafforzare, non di indebolire i diritti.
Nel tema della famiglia è compreso anche il tema della libertà educativa dei genitori: quale indicazione in questo senso dalla Settimana sociale di Torino?
Diotallevi: Va ribaltato il rapporto tra la domanda e l’offerta di educazione e di formazione: chi decide l’educazione è la famiglia, alla quale deve adeguarsi l’offerta. Non siamo più ai tempi di Napoleone in cui la funzione educativa era sottratta dallo Stato ed esercitata da questo in modo egemone.
Quali sono le proposte conclusive dell’incontro di Torino?
Diotallevi: Dare esecuzione al riconoscimento da parte della Costituzione della famiglia – un uomo e una donna pubblicamente sposati – come istituzione pubblica, non privata; più mercato nella formazione; più mercato e più libertà nel welfare. Quest’ultimo punto, in particolare, si concretizza nell’abbassare le tasse e nel riconoscere fiscalmente il valore di servizi che sono erogati da soggetti diversi dallo Stato come la famiglia. Parliamo di servizi come la cura o l’educazione e tutte quelle attività da tempo finite ingiustamente sotto l’egemonia – ormai tra l’altro sempre meno efficace e dispendiosa -, dello Stato.