Uno dei padri della tecnica in vitro mette in guardia contro eugenismo, uteri in affitto e la tendenza a voler risolvere con la medicina dei problemi socialiBiologo specializzato in riproduzione umana e animale, già direttore del noto laboratorio transalpino Inserm ed ex presidente della Commissione francese per lo sviluppo sostenibile, “ateo e di sinistra”, Jacques Testart è diventato famoso nel 1982 come padre scientifico del primo “bambino in provetta” di Francia.
Da allora, pur non avendo rinnegato quell'atto tecnico che non considera comunque “una grande prodezza scientifica”, ha dedicato molti libri a denunciare le derive crescenti della tecnoscienza nel campo della salute e della riproduzione umana.
Per Testart, al giorno d'oggi si sta diffondendo un “eugenismo democratico”. “Rispetto all’eugenismo storico, doloroso e autoritario, si estende oggi un eugenismo consensuale, nel senso che sono le stesse persone a chiedere di avere un bambino normale, eliminando presunti embrioni anormali”, ha spiegato. “In Europa il fenomeno è cominciato con la fecondazione in vitro e la scelta del donatore di gameti maschili da parte del medico. Ciò era presentato come un atto generoso, dato che la scelta era di concepire bambini non malati e simili al padre. Ma si trattava già della scelta di un padre senza che i genitori potessero intervenire e senza che il bambino potesse incontrare un giorno il padre biologico” (Avvenire, 7 marzo).
A suo avviso, c'è il rischio di “modellare un’altra umanità”. Se per il momento la fecondazione in vitro è un processo doloroso per le donne, se queste tecniche dovessero “semplificarsi e generalizzarsi in futuro”, come gli sembra probabile, “le coppie chiederanno tutte la stessa cosa, ovvero una sorta di bambino perfetto secondo i canoni dell’epoca che tenderanno a imporsi su scala internazionale”.
“Si scivolerà così in una sorta di clonazione sociale, senza passare per la clonazione in senso tecnico. Si elimineranno alcuni caratteri dell’umanità di oggi, con l’idea che i nuovi caratteri sono superiori e vantaggiosi”.
Con i cambiamenti climatici, inoltre, potrebbero presto propagarsi nuove malattie “che ci troveranno impreparati o impotenti”. In questo contesto, “fabbricare individui geneticamente simili rischia di firmare la morte della specie nel volgere di due o tre secoli”.
Testart ha anche criticato la maternità surrogata, a suo avviso una pratica sociale equivalente né più né meno alla “schiavitù”, e alcune tendenze della medicina, come quella dei ginecologi francesi che “chiedono di congelare gli ovociti di donne che non hanno alcun problema ma che per ragioni di carriera o altro non vogliono far bambini da giovani”.
“È evidente che non si tratta di un problema medico”, ha osservato. “È una questione sociale. Si può ad esempio imporre al datore di lavoro di non impedire l’ascensione professionale delle donne con bambini. Non spetta ai medici risolvere la situazione con simili artifici. In parallelo, è anche vero che in Francia oggi il 25% delle coppie che chiedono una fecondazione in vitro non ne ha davvero bisogno. Basterebbe attendere un po’”.
Questi abusi si fondano a volte su una visione discutibile o distorta dell’uguaglianza. “Si invoca una presunta disuguaglianza rispetto agli uomini, che restano teoricamente fertili durante tutta la vita. I ginecologi pretendono di compensare questa disuguaglianza con la tecnica”.
“I soli che capiscono quanto dico e resistono un po’ sono i cattolici”, ha confessato Testart. “Personalmente, ciò mi affligge. Sono un uomo di sinistra e mi espongo agli sberleffi dei miei amici quando racconto ciò”.
“In proposito – ha concluso –, mi dico che non si sfugge alla propria cultura. Non ho affatto ricevuto un’educazione religiosa, ma appartengo alla cultura giudeo-cristiana, senza essere direttamente un giudeo-cristiano. E poi, constato che le grandi religioni non hanno concepito per caso certe proposte comuni per il bene dell’umanità. È in questo modo che si può riuscire a vivere in società, anche se storicamente vi è stato forse in ciò pure dell’opportunismo”.