La prima puntata di una serie di speciali andata in onda su Rai DueCome aggiungere qualcosa che non sia stato ancora detto e ridetto su Giovanni Paolo II? Come dirlo meglio? Per una volta ho sposato la linea di mio marito: parlare il meno possibile. Ascoltare chi ha qualcosa da dire. Far parlare le immagini.
Rai Due ha chiesto a noi di Rai Vaticano di raccontare in quattro speciali da quaranta minuti la storia d’amore degli ultimi tre Papi con i giovani, e non è stato facile: le cose da dire sono tante, l’archivio Rai è una cosa sterminata, incredibile. Attacco di panico, contemplazione del foglio vuoto, degustazione di circa sedici varietà di cioccolato. Poi, il passaggio all’azione. Abbiamo chiesto aiuto a chi ha vissuto, o sta vivendo, fianco a fianco, fisicamente, con i Papi. E poi a chi non vive concretamente con loro, ma che grazie a loro ha impresso una direzione diversa alla propria vita.
Come, per la prima puntata, andata in onda la mattina, su RAI DUE sabato 29 don Walter Insero, portavoce del vicariato di Roma, che a Denver nel ’93 ha deciso di farsi sacerdote. Come Pierluigi Bartolomei, preside di una scuola di frontiera e padre di sei figli, che ha scavalcato transenne e guardie svizzere per salutare l’elezione di Giovanni Paolo II, e poi si è finto messicano per fare uno spettacolo in suo onore.
Joaquin Navarro Valls, con la sua intelligenza e autorevolezza (e bellezza, si può dire?), ha dato una lettura lucida di tutto il pontificato, di questo Papa che alla fine degli anni ’70, in un clima di assedio alla Chiesa, ha rimesso Dio al centro del discorso pubblico, quel Dio di cui l’uomo moderno credeva di poter fare a meno ma di cui aveva tanto bisogno.
Stanislaw Grygiel, allievo di Wojtyla nel dottorato all’Università di Lublino, ha raccontato di un professore che divideva di nascosto il panino con gli allievi che non avevano da mangiare, e poi di un amico che negli anni a seguire andava a casa suo ospite, e se trovava i bambini addormentati li svegliava per fare un po’ a cuscinate.
Il resto lo dicono le immagini, le adunate oceaniche (cinque milioni a Manila), le facce, le lacrime, gli zaini, il sudore. Il Papa che ha inventato la Giornata Mondiale della Gioventù sarà santo il 27 aprile, e a occhio si tirerà dietro un sacco di gente, nella salita al cielo.