Formare le coscienze non è impresa di poco conto. Lo sanno molto bene gli educatori e i genitori
La crisi delle ideologie ha messo in difficoltà non solo il sistema di valori pre-esistente ma anche il modo di educare. Sino al Sessantotto vi erano pochi dubbi relativi all'importante ruolo delle istituzioni che dettavano di fatto i comportamenti. Ma l'adesione a tali dettami, spesso solo formale, si è incrinata anche per l'ipocrisia di chi parlava in un modo e viveva in un altro. Per primi i giovani hanno cominciato a smantellare le costruzioni imposte. Una fra tutte, il servizio militare. Molti diciotto-ventenni, infatti, hanno avuto il coraggio di opporsi proprio per non tradire la coscienza e hanno affrontato il difficile cammino del riconoscimento del servizio civile.
Tutte le discipline umanistiche del sapere sono coinvolte nella riflessione sulla formazione ai valori, alla distinzione del bene e del male, alla nascita della coscienza fin dall'infanzia. Noi abbiamo interpellato soprattutto psicologi, pedagogisti, sociologi, teologi, filosofi. Dalle loro argomentazioni possiamo desumere che sentirsi soggetto delle proprie azioni, anche di quelle riprovevoli, richiede autostima e fiducia verso l'adulto accompagnatore.
Per lungo tempo, formare le coscienze era considerato compito proprio ed essenziale della famiglia, innanzitutto, poi della scuola e della società.
Ma se esse non sono portatrici di valori sostenibili, formare le coscienze non rischia di essere una violazione delle stesse? Un dibattito rimasto insoluto e spesso dimenticato.
Noi lo abbiamo collocato al centro dell'attenzione per ipotizzare un cammino – o meglio un processo – che tenga conto dell'importanza della coscienza nella vita civile, sociale, politica, religiosa. Tutto ciò che mette in relazione all'altro richiede un atteggiamento rispettoso del suo valore personale, del suo credo, della sua concezione della vita. Tuttavia, tale atteggiamento si basa sulla convinzione che le regole della convivenza vanno rispettate coscienziosamente per non ledere i diritti degli altri, ma nemmeno i propri. Le giovani generazioni chiedono agli adulti che siano coerenti, denuncino le ingiustizie, non ricorrano a compromessi ingiustificati, governino senza menzogne. Non possiamo deluderle.
La Direzione (www.famigliaoggi.it)
(editoriale di "Famiglia Oggi" n° 6-7 /2002)