La madre ha ammesso le sue colpe: “Tutte le volte che piangeva gli davo da mangiare”. Quando volere il bene dei propri figli non significa dire sempre sì
Un bambino colombiano di otto mesi pesa come se avesse 6 anni, la madre lo ha nutrito tutte le volte che piangeva, ma non con il latte materno. Dopo il ricovero in ospedale, ora, è fuori pericolo.
Troppe calorie
La notizia è riportata dal quotidiano britannico Daily Mail, e rilanciata il 20 marzo da molte testate online italiane tra cui TgCom24 e Vitadidonna, racconta di un bimbo colombiano di otto mesi così in sovrappeso da dover essere ricoverato in ospedale. Ha infatti raggiunto il peso di 20 chili, una condizione di estremo rischio che ha richiesto i trattamenti immediati dei medici. Il bambino, che si chiama Santiago, non ha disfunzioni genetiche o metaboliche. Il suo peso si deve solo all’eccesso di calorie introdotte e alla mancanza totale di attività fisica.
La notizia è riportata dal quotidiano britannico Daily Mail, e rilanciata il 20 marzo da molte testate online italiane tra cui TgCom24 e Vitadidonna, racconta di un bimbo colombiano di otto mesi così in sovrappeso da dover essere ricoverato in ospedale. Ha infatti raggiunto il peso di 20 chili, una condizione di estremo rischio che ha richiesto i trattamenti immediati dei medici. Il bambino, che si chiama Santiago, non ha disfunzioni genetiche o metaboliche. Il suo peso si deve solo all’eccesso di calorie introdotte e alla mancanza totale di attività fisica.
Strategia pericolosa
La madre ha raccontato che “ogni volta che strillava gli davo del cibo o del latte”, un modo escogitato per poterlo calmare. Una strategia che alla fine ha reso il bimbo quasi ingestibile, con serie difficoltà motorie che hanno reso “prigioniera” anche la madre, come da lei riferito. Ora figlio e madre sono sotto l’attenzione degli esperti. Lei ha promesso di seguire fedelmente ogni istruzione per tutelare la salute del piccolo Santiago.
Emergenza educativa
Servirebbe innanzitutto un'educazione per i genitori, a "diventare genitori" cioè a prendersi realmente cura dei propri figli. Il che non significa esaudire tutte le loro voglie, dicendo sempre "sì" ad ogni comando o tappando gli strilli con un ciuccio o qualcosa da mangiare. Avere a cuore il bene dei propri piccoli è una virtù e va coltivata nel tempo. Si tratta, prima di ogni altra azione o dovere da compiere, di un'educazione allo sguardo: il cambiamento avviene quando si guarda un figlio come un dono di Dio alla propria vita e alla propria genitorialità.
Servirebbe innanzitutto un'educazione per i genitori, a "diventare genitori" cioè a prendersi realmente cura dei propri figli. Il che non significa esaudire tutte le loro voglie, dicendo sempre "sì" ad ogni comando o tappando gli strilli con un ciuccio o qualcosa da mangiare. Avere a cuore il bene dei propri piccoli è una virtù e va coltivata nel tempo. Si tratta, prima di ogni altra azione o dovere da compiere, di un'educazione allo sguardo: il cambiamento avviene quando si guarda un figlio come un dono di Dio alla propria vita e alla propria genitorialità.