Rilasciare i dati sanitari in formato anonimo per la ricerca è l’ultima proposta del colosso di Mountain View
«Non sarebbe straordinario se tutti i dati sanitari fossero rilasciati in formato anonimo per contribuire alla ricerca medica?». Se lo è chiesto Larry Page co-fondatore di Google durante la sua ultima apparizione alla conferenza di TED.
Ma quello di Page è molto di più di un semplice asupicio. Il 19 marzo, sulla prima pagina del San Francisco Chronicle è apparsa la notizia, oggi riportata da Il Sole 24 Ore, secondo cui Google avrebbe offerto la sua tecnologia su cui scienziati e ricercatori possono importare, elaborare, ricercare e conservare i dati dei DNA che resteranno al sicuro nel cloud della compagnia. Un archivio dal valore di miliardi di dollari che potrebbe aiutare nella cura di alcune malattie degenerative fra cui l’Alzheimer.
Ricerca medica
Il coinvolgimento del colosso di Mountain View per tutto ciò che riguarda la ricerca medica non é più un segreto. Già nel 2007 Google aveva dato i suoi primi segnali di interesse investendo 3,900,000 dollari in 23andMe, una società privata di biotecnologia con sede a Mountain View, che offre test genetici casalinghi, co-fondata da Anne Wokcicki, ex-moglie di Sergey Brin, co-founder di Google.
Contro l’invecchiamento
Nel 2013 ha acquistato Calico, una compagnia di Biotech che sviluppa tecnologie per combattere l’invecchiamento e i disagi legati all’avanzare dell’età e a gennaio 2014, ha lanciato il primo prototipo di lente a contatto per aiutare i diabetici monitorare la glicemia.
L’ora del DNA
Ed ecco,infine, la novità resa da poco pubblica: il 27 febbraio Google si é unito al Global Alliance for Genomics and Health, una coalizione internazionale di providers sanitari, università di ricerca e aziende scientifiche, formata lo scorso anno con l’obiettivo di condividere i DNA data. La raccolta e la creazione di dati é semplice, soprattutto oggi, il problema é la loro interpretazione. Ed e’ qui che entra in gioco Google.
Ma dove vuole arrivare Google? E’ lecito utilizzare i dati sensibili delle persone a questi scopi? Dove arriva il confine per cui, in nome della ricerca scientifica, tutto è permesso?