La Pontificia Università Gregoriana organizza un Forum sulla famiglia richiamando al protagonismo dei diretti interessati
Una prospettiva “dal basso”: è quella che vuole assicurare il Forum sulla famiglia “Ascoltando la famiglia. Incertezze e attese” promosso dal Dipartimento di Teologia Morale della Pontificia Università Gregoriana di Roma per il 4 e 5 aprile prossimi e presieduto dal cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi. Si tratterà, spiegano gli organizzatori, di “un esercizio di ascolto della realtà coniugale e familiare per avviare una riflessione teoretica e interdisciplinare che proseguirà attraverso iniziative successive”. Largo spazio, quindi, nei dibattiti e nei gruppi di studio tematici, a chi la famiglia la vive ogni giorno coniugando faticosamente i verbi della relazione di coppia e della genitorialità. Non per niente, per favorire la partecipazione, è previsto un servizio di babysitting. Aleteia ne ha parlato con il direttore del Dipartimento, padre Miguel Yáñez s.j.
Non è insolito che un Dipartimento di teologia morale proponga un esercizio di ascolto della famiglia?
Yanez: No, perché? E’ il metodo che mette in atto il documento conciliare Gaudium et spes e spesso il magistero latino-americano lo ha adoperato per i suoi documenti. Nella mia esperienza ecclesiale in Argentina l’ho visto accadere più volte. Adesso che c’è un Papa latino-americano lo proponiamo anche altrove.
Di quale famiglia stiamo parlando?
Yanez: Per prima cosa siamo di fronte a diversi tipi di famiglia, non c’è più un unico modello. E’ una realtà di cui dobbiamo prendere atto. Il nostro è un tempo di cambiamento culturale molto forte nel quale la società ha perso il carattere della stabilità. Tutto ciò incide sull’autocomprensione della persona e sulla sua modalità di relazionarsi. C’è il desiderio di vivere l’amore coniugale in modo autentico, ma anche la difficoltà di portare avanti questo rapporto, oltre alla difficoltà diffusa di impegnarsi tutta la vita. Non riguarda solo le coppie ma anche i preti e infatti accade che diversi lascino il ministero. Siamo di fronte a un problema profondo di tipo culturale e antropologico e nessuno ha la ricetta per risolverlo. L’esercizio dell’ascolto è allora un cammino da intraprendere e riprendere. Non sappiamo quale sarà il risultato. Sappiamo che è valido il metodo della Gaudium et spes per entrare in dialogo con la cultura contemporanea attraverso l’ascolto così da operare un discernimento: troveremo valori e controvalori. Sicuramente sono dei valori l’autenticità e la rivalutazione dell’emotività che però è da educare. La Chiesa non può rinunciare al suo ruolo educativo che va esercitato non solo sul piano teorico ma anche su quello pratico e riguardo alla famiglia, non può farlo senza chi vive questa realtà. I preti sono celibi: anche la loro è una scelta d’amore, ma diversa e complementare. Abbiamo bisogno gli uni degli altri per un ascolto e una ricerca veri. Per questo il Forum dà spazio nelle due giornate a professori che sono quasi tutti sposati, unendo la competenza all’esperienza della coppia e della genitorialità.
Il cardinale Kasper ha affermato che la dottrina non vuol essere un giogo, un peso, ma un invito e anche un aiuto a trovare la felicità. La Chiesa deve contribuire perché la nostra società moderna sia più amichevole per le famiglie: è questa anche la prospettiva del vostro incontro?
Yanez: In tutta la storia della teologia c’è l’esercizio di proporre in modo intellegibile la dottrina cristiana e i valori di cui è permeata. Il problema è allora quello di “come” trasmettere questi contenuti. Di certo non in modo normativo. L’invito è a scoprire un cammino che dà compimento alla coppia. Le persone che si innamorano cercano di vivere il più possibile il loro rapporto ma incontrano difficoltà a cui occorre venire incontro con strumenti concreti, non solo teorici. Rispetto alla vocazione sacerdotale o religiosa esiste una struttura di discernimento e di accompagnamento. Riguardo al matrimonio si è fatto molto di meno, forse perché i preti non sono sposati… I corsi di preparazione al matrimonio sono spesso, pur con felici eccezioni, troppo brevi e non troppo interessanti, focalizzati più sul catechismo che sulla realtà della coniugalità e di ciò che vivono le coppie. Per questo dovrebbero essere affidati di più ai laici che Papa Francesco vuole rendere più partecipi nella Chiesa.
E quando le unioni falliscono?
Yanez: La possibilità del fallimento esiste e apre una prospettiva pastorale. Papa Francesco lo ha ribadito: non si mette in discussione la dottrina tradizionale della Chiesa ma si pone il problema di come accompagnare le persone in questo cammino. Ci sono spunti teologici da approfondire. Finora è stato sottolineato soprattutto l’aspetto dogmatico e morale ma ci sono altri profili che entrano in gioco. Il Papa usa molto la categoria della misericordia e nella sua esperienza diocesana di Buenos Aires ha sperimentato una proposta di discernimento personale. Questo non significa tradire la dottrina, ma dare valore allo spazio della coscienza, in un’ottica però di responsabilità personale che è il contrario del relativismo e dell’arbitrarietà. Negare il compito di discernimento che ha la coscienza può essere arbitrario quanto farci trasportare da una emotività non educata. La Familiaris Consortio solleva diverse situazioni rispetto alle quali discernere differenti soluzioni e tutto questo non si può fare senza il contributo della coscienza individuale.
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