Per il popolarissimo cantante, 50 anni di carriera rivestono un significato speciale: custodirò il dono dell’arte del Signore come una perla preziosissimaCanzoni senza tempo come “Rose rosse” o “Perdere l'amore”, 25 lavori teatrali, 10 regie, 22 fiction e ben 25 film: son i tanti successi che costellano mezzo secolo di carriera di Massimo Ranieri e lo incoronano dentro e fuori l'Olimpo della musica.
Oggi a 62 primavere suonate, lo scugnizzo dal fisico atletico che a otto anni cantava nei ristoranti di Napoli con i pantaloncini corti, non ha dubbi: “Dietro ogni tipo di successo – scolastico, universitario, lavorativo – credo ci sia sempre la mano di Dio – si legge su A Sua Immagine (22 marzo) –. E' lui che dà il talento e chi lo riceve non può buttarlo, ma deve tenerselo stretto e valorizzarlo al meglio. Antonio Salieri diceva di Mozart: 'Dio lo ha mandato sulla terra per deliziare l'udito degli umani'. E io dico che è stato il Signore a darmi il dono dell'arte. Ha scelto me in mezzo a sei miliardi di persone, e di questo debbo essergli sempre grato. Terrò il talento che mi ha dato come una perla preziosissima, come un diamante”.
Ranieri, che a primavera sarà sui maggiori palcoscenici italiani con gli spettacoli “Varietà Viviani” e “Sogno e son desto”, descrive così il suo rapporto con la fede: “Ho sempre pensato che un uomo senza fede sia perso, senza futuro. L'uomo ha bisogno della spiritualità. Personalmente, poi, sono molto religioso. Il Signore è sempre stato una certezza nel mio percorso umano e artistico. Di nuovo, è grazie a Dio se ho incontrato persone straordinarie che mi hanno fatto del bene. Lui con la sua mano mi ha sempre accompagnato, protetto, guidato”.
Profondamente legato alla figura di Giovanni Paolo II, non nega l'emozione al semplice pensiero che tra qualche settimana il papa polacco diverrà santo: “La sua canonizzazione colma un vuoto. Mi manca, ci manca molto! Penso a quanto egli ha fatto per portare i giovani alla Chiesa. Li trattava com fa un papà, un nonno, un fratello. Un pontefice che è stato operaio, artista, poeta, scrittore. L'ho incontrato solo una volta (al concerto di Natale in Vaticano nel 1998, ndr) e al momento di baciargli la mano mi sono 'impappinato'. Mi sarebbe piaciuto conversare con lui. Ha lasciato un segno profondo in tutti noi artisti”.
A papa Francesco ha dedicato una dolce ballata intitolata “Come puoi”: “Una canzone che racconta un messaggio caritatevole e solidale centrato sulla gratuità e il reciproco aiuto. E' quello che porta avanti tutti i giorni il nostro Santo Padre”.