Profiti: “in futuro, grazie a telematica e telemedicina, puntiamo a far viaggiare la conoscenza tenendo fermi i piccoli pazienti e le famiglie”
E’ stato il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, che “in base ai poteri conferiti da sua Santità Francesco” ha comunicato in una lettera di qualche giorno fa la conferma di Giuseppe Profiti come presidente dell’Ospedale pediatrico della Santa Sede “Bambino Gesù”, insieme ai nominativi del nuovo Consiglio di amministrazione e del Collegio dei revisori per il triennio 2014-2016. Profiti, 52 anni, docente di Contabilità dello Stato e degli Enti pubblici all’Università di Genova, è alla guida del noto nosocomio romano già dal 2008. Un periodo, come racconta ad Aleteia, ricco di innovazioni sotto il profilo delle prestazioni, delle acquisizioni e della ricerca scientifica.
Quali sono stati, a suo giudizio, i maggiori traguardi raggiunti negli ultimi anni?
Profiti: L’Ospedale è indubbiamente cresciuto molto in questo periodo attestandosi come il più grande policlinico e centro di ricerca pediatrico in Europa. Ma soprattutto si è sviluppato trasformandosi in un vero e proprio “sistema Bambino Gesù”, allargando il proprio orizzonte oltre il territorio di Roma e Lazio, andando a costituirsi come un polo di eccellenza nazionale e del bacino del Mediterraneo. La sede storica di Roma, al Gianicolo, si è trasformata nel perno di un nuovo Ospedale policentrico che si estende oltre i confini regionali, andando incontro alla domanda di salute dei piccoli di tutto il Mezzogiorno. Le sedi regionali di Catanzaro e Potenza e il Centro Cardiologico del Mediterraneo, a Taormina, hanno l’obiettivo di ridurre i viaggi della speranza che impegnano non solo i piccoli pazienti ma anche le loro famiglie in gravosi spostamenti, con costi economici e sociali rilevanti. Sul piano clinico, il Bambino Gesù ha raggiunto in questi anni risultati incredibili nel campo dei trapianti pediatrici, dalle cellule ai tessuti, dal cuore ai polmoni, dalla cornea all’intestino. Nei trapianti di fegato e rene abbiamo sviluppato il ricorso al donatore vivente – spesso mamma o papà – offrendo una possibile soluzione alla drammatica carenza di organi disponibili soprattutto in ambito pediatrico. Nei trapianti di midollo abbiamo messo a punto una nuova tecnica di purificazione delle cellule che consente di ricorrere con successo ai genitori in assenza di donatore compatibile. Nel 2010, poi, l’impianto del primo cuore artificiale permanente intratoracico su un paziente in età pediatrica. Risultanti impensabili senza un investimento in uomini e tecnologie da destinare alla ricerca (con un Impact Factor più che raddoppiato dal 2008 ad oggi) ed un altrettanto importante investimento nell’organizzazione per far si che il viaggio della conoscenza tra laboratorio e reparto sia sempre più rapido ed efficace.
Il Bambino Gesù sarà una delle realtà presenti nel padiglione della Santa Sede all’Expò del 2015 dedicato al tema del cibo e dell’alimentazione per tutti: come si caratterizzerà la vostra presenza?
Profiti: Al momento la partecipazione del Bambino Gesù nel Padiglione della Santa Sede è più un auspicio che una certezza. Stiamo per avanzare una proposta che prova a stare nell’idea caratterizzante della presenza della Santa Sede "Non di solo pane vive l’uomo", coniugandola con l’attività dell’Ospedale ed in particolar modo con quelle patologie pediatriche sempre più importanti per volume e gravità legate ai comportamenti alimentari che, a loro volta, sono espressione e risultato degli stili di vita dei singoli, dei nuclei familiari e dei contesti sociali.
L’Ospedale sostiene diverse missioni internazionali all’estero, in particolare in Libano per l’assistenza ai piccoli profughi siriani: quali risultati per questo impegno in particolare?
Profiti: Nei Paesi in cui maggiore è il bisogno di conoscenze pediatriche, il Bambino Gesù ha portato negli anni la propria esperienza e competenza professionale per aumentare le possibilità che sempre più bambini ottengano le cure necessarie. Attualmente il nostro impegno internazionale si concretizza in interventi assistenziali di cooperazione in 12 Paesi: dalla gestione di centri clinico-chirurgici, ai progetti di alta specializzazione e formazione residenziale ed anche assistenza clinico-chirurgica a Roma per i casi più gravi. I progetti più rilevanti sono quelli che stabilmente offrono assistenza e cura nel tempo e sono rappresentati dai Centri del Bambino Gesù in Cambogia (Takeo), Tanzania (Itigi) e Vietnam (Hanoi). Accanto a questi progetti si sono sviluppati ulteriori interventi e missioni sanitarie internazionali. L’ultima in ordine di tempo è quella in Libano e in Giordania per i piccoli profughi siriani. In Giordania abbiamo inviato presso l’Ospedale Italiano di Karak, gestito da oltre 60 anni dalle Suore Comboniane, un team di medici specialisti in Neurologia per assistere i casi più drammatici per gravità e trascuratezza. La neuro-riabilitazione, infatti, è una specialità poco presente nel Paese e l’ultima missione ha potuto trattare oltre 135 bambini affetti da gravi patologie neurologiche incluso il trattamento della epilessia. In Libano abbiamo agito in collaborazione con il Pontificio Consiglio Cor Unum e la Caritas locale, coordinando un progetto di intervento sanitario pediatrico di base nei campi profughi della Bekaa, al confine con la Siria. Nei primi 3 mesi, abbiamo potuto visitare oltre 1500 bambini. E abbiamo intenzione ovviamente di prolungare la nostra permanenza.
Quali sono gli obiettivi di lavoro più immediati del Bambino Gesù per i prossimi anni?
Profiti: Per prima cosa, il consolidamento del “sistema” Bambino Gesù inteso come crescita della rete dei centri regionali. Significa rendere l’offerta ospedaliera pediatrica più efficiente (meno costi per regioni e cittadini) e più efficace: ci si rivolge dove la struttura é in grado di gestire al meglio la patologia. Analogamente, il potenziamento della rete internazionale con due nuovi progetti in Sud America. Questi obiettivi saranno raggiungibili attraverso lo sviluppo della telematica e della telemedicina. Il principio è questo: far viaggiare la conoscenza tenendo fermi per quanto possibile il bambino e la sua famiglia. Lo stesso vale per l’operatore sanitario coinvolto sempre di più nei progetti di e-learning a distanza. Per la ricerca il traguardo ormai prossimo é la partenza del Centro di Ricerche di San Paolo fuori le Mura ovvero l’ingresso nel mondo della medicina molecolare con lo sviluppo e la realizzazione in laboratori dedicati allo sviluppo ed alla produzione dei farmaci del terzo millennio, i prodotti per le Terapie Avanzate, una speranza per molte persone affette da quelle malattie che le terapie consolidate non riescono a curare. Sul fronte delle innovazioni tecnologiche proseguiremo l’ambizioso progetto attribuitoci dall’Unione Europea "MD-Paedegree" finalizzato alla realizzazione dell’avatar pediatrico, la creazione cioè di un modello di paziente virtuale capace di integrare immagini, dati clinici e analisi genetiche per monitorare la storia di diverse patologie che interessano i bambini. Sull’avatar, creato con i dati del paziente, saremo in grado domani di simulare gli esiti dei diversi trattamenti che possono essere scelti e quindi preferire quello che presenta i maggiori vantaggi con i minori effetti collaterali. Il bambino virtuale aiuterà il bambino vero a curarsi. Infine, non meno importante anche se forse meno interessante per l’immaginario collettivo, la necessità di trasformare la promozione dalla salute del bambino e dell’adolescente in sistema di cura. Far comprendere che la scelta di uno stile di vita, di un comportamento alimentare equivale a curarsi da soli, meglio e prima di come un ospedale, per quanto all’avanguardia e di eccellenza come il Bambino Gesù, potrà mai fare.