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Un papa gesuita… “è un po’ imbarazzante”

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Aleteia - pubblicato il 16/03/14
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La popolarità di Francesco ha dato nuove ali alla Compagnia di Gesùdi Clarissa Oliveira

Avere un papa appartenente alla Compagnia di Gesù potrebbe risultare una contraddizione in termini: un papa che ha fatto un voto speciale di obbedienza al papa. Ma papa Francesco non ha rinunciato al carisma ignaziano. Padre Umberto Miguel Yañez sj, docente presso il dipartimento di Teologia Morale della Pontificia Università Gregoriana di Roma ed ex allievo e compagno di Jorge Mario Bergoglio tra il 1973 e il 1979, confessa che in effetti la cosa “è un po' imbarazzante”.

Cosa significa per la Compagnia di Gesù avere un papa gesuita?

Per la Compagnia di Gesù avere un papa gesuita è un po' imbarazzante. Da un lato la sua popolarità ha messo anche la Compagnia al centro dell'attenzione dei fedeli e del pubblico in generale. A volte, nel corso della sua storia, la Compagnia è stata circondata da un alone di mistero; si sono dette molte cose sui gesuiti, fino all'espulsione da parte dei re borbonici e alla soppressione da parte di un papa.

Dopo il Concilio Vaticano II, molti gesuiti sono diventati personaggi scomodi per tanti governanti a causa della loro denuncia delle ingiustizie, e alcuni di loro sono stati martirizzati. Anche all'interno della Chiesa, però, alcuni gesuiti hanno avuto un atteggiamento critico nei confronti della gerarchia e del magistero.

Oggi, tuttavia, il papa stesso è gesuita. Anche la sua storia è un po' misteriosa, nel senso che è stato interpretato in modo assurdo da molti gruppi, ma ha avuto sempre un comportamento frutto di uno sguardo previdente. La Compagnia ha avuto la sorpresa di vedere un suo figlio alla guida della Chiesa per la prima volta nella storia. È una novità di quest'epoca che le ha dato una spinta ad andare avanti.

I gesuiti hanno beneficiato, a livello di popolarità, dell'elezione di papa Francesco? Pensa che il papa abbia influito sull'aumento delle vocazioni'

Nella mia città di origine in Argentina (Mendoza), l'affluenza della gente alla chiesa dei gesuiti è cresciuta in modo esponenziale, ma non credo che valga solo per le chiese dei gesuiti. Papa Francesco ha risvegliato il senso religioso di molte persone che, almeno nel mio Paese, hanno riempito le chiese. Quanto alle vocazioni, è molto presto per verificare un aumento. Ogni vocazione è frutto di un processo che richiede tempo di discernimento e di maturazione.

Possiamo dire che la cultura dell'incontro e dell'andare verso le periferie dell'umano, tanto invocata dal papa, sia una caratteristica dei gesuiti?

In un certo modo lo è, ma la formula è originale di papa Francesco, da quando era arcivescovo di Buenos Aires. In una delle prime interviste per una rivista, aveva parlato della “cultura dell'incontro”, della vicinanza necessaria, in una società come la nostra divisa dalle ideologie, e del terrorismo di Stato e della guerriglia di sinistra. Dall'altro lato, il suo stile pastorale era già caratterizzato dalle periferie, dai poveri, da quando era rettore del Colegio Máximo a San Miguel e ha fondato la parrocchia del Patriarca San Giuseppe nella zona lì intorno.

Quando il papa si riunisce con la Compagnia, è possibile individuale in lui alcuni tratti caratteristici della figura di Sant'Ignazio?

Una grande semplicità e profondità di spirito, una vicinanza cordiale che erano caratteristiche di Sant'Ignazio nel rapporto con i gesuiti nella relazione personale o epistolare. Questo si vede nel modo di celebrare l'Eucaristia, una semplicità che penetra nel mistero per trasmetterlo con grande trasparenza e luminosità.

Quali sono i tratti “gesuiti” che spiccano di più quando guardiamo il papa?

Innanzitutto è un contemplativo nell'azione. È quando una persona è immersa in una grande attività ed è capace di mantenersi alla presenza di Dio e di scoprirla nel prossimo che ha davanti a sé. Per questo anche nel bel mezzo della folla il suo sguardo è capace di incontrare chi soffre, chi è malato o è più vulnerabile o più bisognoso, e di fermarsi per avvicinarsi con un gesto di tenerezza e comprensione.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

 

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