Suor Daphne Sequeira contribuisce a trasformare la cultura locale con l’educazione delle donne
In una cultura locale incline a considerare le donne come una proprietà, suor Daphne Sequeira ha dedicato la propria vita a offrire istruzione e un futuro di speranza alle abitanti dei villaggi rurali del nord dell’India.
Vedere una ragazza “il cui potenziale, la cui libertà e i cui desideri sono soppressi è una grande mancanza di rispetto per Dio, che l’ha creata a sua immagine, che ci ha creati come maschio e femmina a sua immagine, che ci ha promesso la vita in pienezza”, ha affermato suor Daphne a un evento di “Voci di Fede” svoltosi il 9 marzo.
La religiosa del Sacro Cuore era stata invitata a condividere la propria esperienza all’evento vaticano che celebrava l’azione delle donne nella Chiesa. “L’educazione è importante per tutti, ma soprattutto per le donne, perché tutti noi sappiamo che quando una donna è istruita, quando una bambina viene istruita, c’è un effetto a catena. La donna è colei che alleva il figlio quando cresce. È l’unica che si occupa di tutte le cose pratiche, che gestisce la casa”, ha spiegato la suora indiana.
“Sono convinta che le ragazze e le donne debbano essere istruite”, ha detto alla CNA.
Suor Daphne, che lavora con la Torpa Women’s Development Society for Women, viaggia nei villaggi remoti del nord dell’India offrendo lezioni di alfabetizzazione e di competenze per la vita a donne e ragazze alle quali è stata negata un’istruzione. Aiuta anche le donne a ricevere microcrediti per far crescere le proprie attività familiari.
Malgrado in India ci siano “buoni programmi e buone politiche” per l’educazione, come la decisione del Governo del 2012 di offrire istruzione gratuita alle ragazze, “non c’è un ambiente favorevole, e non c’è neanche alcun meccanismo per implementare tutte queste cose”, ha indicato la suora.
“E così, specialmente per le famiglie povere è molto semplice mettere le ragazze in secondo piano, per cui una ragazza, mentre i suoi fratelli vanno a scuola e i genitori nei campi a lavorare, porta avanti la famiglia”.
“Nelle aree dominate dalle tribù”, purtroppo, il traffico di esseri umani non è raro”, ha aggiunto suor Daphne.
“Le ragazze tribali vengono inviate nelle grandi città per svolgere lavori domestici a buon mercato. La povertà è tale che i genitori pensano che sia un modo semplice per arricchirsi – mandano la ragazza in città, lei lavora e manda i soldi a casa. In molti casi questo non succede: la ragazza si perde. O quando torna indietro è incinta. E per questi motivi spesso l’educazione è soppressa”.
Suor Daphne lavora sodo per cambiare queste regole culturali. Offrendo alle donne un’istruzione di base, pensa che abbiano “uno strumento per rafforzare se stesse, la loro famiglia, la comunità e la società”.
La suora del Sacro Cuore ha voluto condividere una delle tante storie di successo del suo programma. Lilly, 26enne mamma di tre bambini, vive in una “famiglia allargata” di 12 persone in un villaggio remoto. La sua famiglia sopravvive vendendo al mercato le capre che alleva e i vegetali che pianta nella foresta.
Il tragitto di sei chilometri per raggiungere il mercato è spesso pericoloso. Gli uomini aspettano nella foresta per derubare le donne che portano al mercato le proprie merci. Un giorno, sotto Natale, a Lilly era stata affidata la capra che la famiglia aveva fatto ingrassare.
“Lilly si trovava a un chilometro dal mercato quando un uomo l’ha fermata, le ha preso la capra e le ha dato una banconota da 500 rupie”, ha raccontato suor Daphne.
Anche se lei ha rifiutato il denaro, insistendo sul fatto che non era abbastanza, l’uomo ha insistito, aggiungendo banconote da dieci rupie fino a raggiungere un totale di 580.
Quando Lilly è tornata a casa è stata rimproverata severamente, perché la capra valeva 2.000 rupie.
Il marito di Lilly ha raccontato l’accaduto alla suora.
“Ho detto, ‘Com’è possibile che Lilly, ottenendo banconote per 580 rupie, pensi che sia molto denaro e non ne capisca il valore mentre tu conosci il valore di quel denaro?’. E lui ha detto: ‘Suora, io ho fatto la decima classe. Lei è analfabeta’. Per cui ho detto ‘Di chi è la colpa?’”.
“Ecco com’è la situazione delle donne lì. Sono ingannate, sfruttate, e poi, molto spesso, vengono rimproverate o la loro voce viene messa a tacere da membri della famiglia cosiddetti educati”.
Il mese dopo, suor Daphne ha chiesto a Lilly di condividere la sua esperienza in un incontro al villaggio. Le altre donne hanno espresso rapidamente empatia. “Per loro era una cosa comune, e hanno raccontato le proprie storie, dicendo ‘Non mi è permesso parlare in famiglia. Ogni volta che apro bocca dicono ‘Non capisci, stai zitta’. La nostra opinione non è considerata’”.
Molte donne hanno detto che avrebbero voluto essere educate da bambine ma che non hanno potuto perché dovevano badare ai fratelli o ai lavori domestici.
“Ho detto ‘Il tempo e l’opportunità non sono perduti. Vorreste essere educate?’, ha raccontato suor Daphne.
“A una voce hanno detto tutte ‘Sì! Ci piacerebbe!’”
In quel villaggio sono iniziate lezioni di un’ora e mezza al giorno per sei giorni alla settimana. Per otto mesi alle donne sono stati insegnati l’alfabeto e i numeri, il valore del denaro, come leggere i testi bancari e come fare dei conti. È stato insegnato loro anche come compilare un documento governativo.
“Oggi Lilly è la segretaria di quel gruppo”, ha detto suor Daphne.
“In quel villaggio è cambiato tutto. Quelle donne, quando si svolgono gli incontri del villaggio, vi partecipano. Se c’è qualche questione importante che viene ignorata, la sottolineano”.
I risultati degli sforzi di suor Daphne sono tangibili e diffusi.
“Negli ultimi tre anni, queste donne ne hanno motivate altre 600 a partecipare a questo programma di alfabetizzazione. In tutti i 12-13 villaggi in cui queste donne vengono istruite è cambiata tutta la vita. Nella vita quotidiana le truffe si sono ridotte. Le loro relazioni sono migliori, così come è migliorato il loro stato di salute. La cosa importante è che ogni bambino di questo villaggio ora va a scuola”.
Suor Daphne spera che la Chiesa, che “sta lavorando in modo davvero altruista negli angoli della Nazione in cui il Governo non è arrivato”, possa continuare ad offrire aiuto alle donne e, attraverso di loro, a tutta la cultura.
Se in ogni villaggio viene promossa “una Lilly”, ha concluso, “la nostra Nazione vedrà cose diverse”.
[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]