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Quel grande fascino distruttivo del tradimento

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Emanuele D'Onofrio - Aleteia - pubblicato il 14/03/14
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L’uscita di Maldamore, l’ennesimo film che ammicca al fascino del tradimento, ci impone riflessioni sulla solidità della famiglia di oggi
“Con Maldamore abbiamo sdoganato il tradimento”. Così dichiara Ambra Angiolini, una delle protagoniste del nuovo film di Angelo Longoni, che evidentemente si augura con un’affermazione così invitante di portare più pubblico al cinema. Non c’è dubbio, purtroppo: dilaga in TV e sul grande schermo l’idea che il tradimento e la “flessibilità” della coppia siano un valore, mentre fatica ad affermarsi, anche se non scompare del tutto, l’idea che la famiglia voglia dire, prima di tutto, responsabilità. E soprattutto, che questa sia la sua fatica e la sua grandezza. Da dove deriva questo grande fascino del tradimento, spesso idealizzato, che però finisce per fratturare davvero i rapporti tra persone che si amano, o che si sono amate? Ad Aleteia ne abbiamo parlato con Valeria Fassi, psicologa, consulente al Servizio di Psicologia clinica per la coppia e la famiglia presso l’Università Cattolica di Milano, che ha lavorato per trent’anni in Centri Pubblici di Terapia e Mediazione Familiare, specie in periferia.

Davvero siamo così attratti dal tradimento?

Fassi: Io parto da un altro presupposto, nel senso che quello che conta è la solidità del rapporto di coppia che si instaura. Per la mia esperienza un tradimento – poi bisogna vedere di che tipo di tradimento si tratta dato che non esiste solo quello sessuale, a volte possono essere anche più gravi – si verifica quando il rapporto di coppia è poco solido o non è coltivato a sufficienza. Perché altrimenti se una coppia si tiene salda ad un rapporto in cui c’è amore, rispetto, fiducia e voglia di stare insieme, può passare il George Clooney della situazione però al di là di uno sguardo non succede niente. Mentre spesso a me è capitato di vedere che il tradimento è una provocazione del tipo “guardami, perché non mi guardi più?”, quindi l’amante diventa una provocazione per tenersi un marito o una moglie: questa è una variante che capita abbastanza di frequente. Inconsapevolmente, è ovvio, non è che uno lo fa apposta. Però dato che oggi le persone sono stravolte dal lavoro, dalla fatica dei figli e da altro, si dà per scontato che l’altra persona c’è, e quindi le relazioni si logorano, il rapporto di coppia non diventa più il canale nel quale si convogliano tutte le istanze principali e i progetti di vita. Alcune persone, soffrendo di questo, trovano uno spiraglio magari sul lavoro o in palestra, con una persona estranea che magari dà l’illusione di un maggiore ascolto. Spesso, se questo estraneo è conosciuto dal marito o dalla moglie, io ho visto che viene fatto scoprire in qualche modo, quasi per far risaltare il fatto: “tu non mi guardi più, c’è un altro che mi guarda”. E quindi questo tipo di tradimento, che tante volte non si concretizza nell’atto sessuale ma diventa una seduzione esterna, è solo un modo per attirare l’altro; laddove se uno è interessato al compagno o alla compagna, può cogliere il segnale. Io ho visto situazioni in cui la risposta è stata: “no, io ci sono”, e quindi le cose sono tornate a posto.

Quindi esistono molti tipi di tradimento?

Fassi: Sì, e moltissime spiegazioni. Ovviamente c’è il tradimento – che credo non sia quello che tratta il film – in cui un rapporto è logorato e rotto: è possibile qui che si sostituisca un rapporto più importante. Noi psicologi usiamo il genogramma, un disegno che riflette la struttura familiare, dove un figlio scende dalla famiglia d’origine come avviene in un albero genealogico, e quando costruisci la coppia la costruisci con un legame di coppia, che man mano diventa sempre più profondo e più forte: cioè uno smette di essere figlio e diventa più marito o più moglie. Il passaggio della prevalenza del rapporto con la famiglia d’origine al rapporto con il marito o la moglie è qualcosa che richiede anni. A mio parere, affinché una famiglia con figli funzioni bene, quando due persone stanno insieme il rapporto di coppia, cioè l’asse coniugale, il canale di comunicazione marito-moglie, dovrebbe essere quello prioritario: cioè tutte le cose più importanti che facciamo con i figli, con il genitore che si ammala, con il lavoro che vien perso, con le vacanze, dovrebbe passare in quel canale lì. Invece spesso molti rimangono figli delle famiglie d’origine. Questa è un’altra fonte della rottura del legame che può portare a tradimenti. Invece, se il rapporto di coppia è molto solido, cioè da un lato c’è amore, interesse, attrazione, e dall’altro c’è volontà di proseguire, che sono le due componenti che non devono mancare, allora il tradimento è improbabile.

Nella sua esperienza le ferite di un tradimento sono rimarginabili?

Fassi: Dipende dal tipo di tradimento e da come è visto. Se il rapporto è logorato e la scoperta è una folgore a ciel sereno – adesso per esempio una delle fonti più importanti per scoprirlo sono i cellulari, le email e i messaggi, e se non sono le mogli o i mariti spesso sono i figli che scoprono i messaggi degli amanti o dei genitori agli amanti e inconsapevolmente informano l’altro genitore –, la persona tradita difficilmente è disponibile a perdonare. Poi, se mi arriva qui una coppia dove mi raccontano di un tradimento, io faccio delle domande sulle immagini del futuro che i due hanno, ad esempio, come si vedono da qui a tre anni con l’altro/a. Se la persona che ha tradito dice “no, tra tre anni mi vedo da un’altra parte, perché non ho più desiderio, o amore”, l’altro ovviamente non ci sta. Oppure magari si risponde: “non mi vedo più con te, ma resto perché tu sei la madre dei miei figli”, allora è l’altra persona che dice: “non ti voglio più”. Sono situazioni simili in cui la ferita non è tanto legata all’entità del tipo di tradimento, ma alla rielaborazione che fa la persona che ha tradito sul futuro possibile. Se uno dice: “Ho avuto dei mesi di smarrimento mentre ero in Australia, tu non c’eri, ho avuto una storia con una che passava di lì”, allora è più facilmente perdonabile. Il perdono dipende dunque dal tipo di rielaborazione: se il tradimento è stato un momento di debolezza, allora è più facilmente perdonabile, se è parte di una frattura più grande, allora no.

E i figli perdonano?

Fassi: Io lavoro molto anche alla mediazione familiare, che vuol dire aiutare le coppie che si separano a separarsi bene quando hanno dei figli. Il mio parere è che se dei genitori che purtroppo si separano perché hanno capito che la loro storia non funziona più, se amano i figli e sono disponibili a mantenere un legame da buoni genitori possono separarsi serenamente lasciando i rancori sul livello della coppia. Tornando al genogramma, ci sono due linee, una uomo-donna – cioè sesso, amore, progetti di vita io e te – e l’altra linea dei genitori: quando la prima linea si frantuma, cioè tu ed io non stiamo più bene insieme, la mediazione familiare lavora sulla relazione di coppia per rimanere buoni genitori. È come un bypass: se l’arteria principale non fa scorrere bene il sangue arterioso, faccio un bypass in cui scorre. Questi genitori mantengono un canale di comunicazione buono per il bene dei figli. Si lavora molto sulla comunicazione, senza dare giudizi. L’università cattolica è stata una delle prime a organizzare master sulla mediazione: dal momento che le separaz
ioni esistono, le separazioni cattive portano a tragedie come omicidi, anche dei figli, come vediamo in questi fatti di cronaca; le separazioni fatte bene salvano il legame genitoriale anche quando il rapporto di coppia è frantumato. Il risultato è che i figli di questi genitori stanno sicuramente meglio.
 

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