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Fecondi momenti di solitudine

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Carlos Padilla - Aleteia - pubblicato il 14/03/14
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Di fronte a decisioni importanti, cambiamenti di rotta o momenti di crisi, dovremmo lasciare che lo Spirito ci spinga nel deserto
Gesù aveva bisogno di andare nel deserto a cercare la sua anima, per stare un po’ in solitudine, per dialogare in maniera profonda con il Padre: "A quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo". Gesù inizia un lungo viaggio alla ricerca di se stesso, alla ricerca di suo padre, della sua strada, del suo volto.
 
Porta domande e cerca risposte. Prega, in silenzio, in attesa, desidera. Scava nelle profondità della sua anima. Lui sa di essere amato dal Padre. Lo ha sentito nel profondo. Cerca ora la sua strada e si addentra nella solitudine del deserto. Per rispondere al fuoco che era nella sua anima. Per chiedersi e per chiedere al Padre quale fosse la sua missione, come portarla a termine, come, dopo 30 anni a Nazareth, iniziare il cammino. Qualcosa finiva e qualcos’altro era cominciato. E ‘ stato un momento di rottura.

Gesù aveva bisogno di silenzio e solitudine per guardarsi dentro. Come doveva essere profonda la sua anima! Quante cose si saranno detti Gesù e suo Padre in privato! Gesù provò la fame. Che umanità! Inoltre avrà avuto paura. Si sarà sentito solo e avrà rimpianto la sua famiglia. Avrà avuto così tante domande su di Lui e il desiderio di partire per compiere la volontà del Padre, per fare sempre quello che Lui voleva.
 
Sono stati giorni di dedizione, nei quali Gesù sentì questa voce: “Tu sei il mio amato figlio, mio figlio prediletto". Ma sicuramente, in quei giorni, non sempre ascoltò il Padre. Come noi. Ci fu silenzio e ricerca. Fame e sete.

Il deserto è un momento cruciale nella vita di ogni persona. Anche per Gesù. Egli è Dio ed aveva bisogno di confrontarsi con il Padre, confrontarsi con se stesso e chiedersi: "Chi sono io?”. Qual è la mia missione?”. Egli ha passato ciò che passiamo noi e così ci indica la strada.

E’ vero che molte volte fuggiamo quando abbiamo domande o dubbi che ci tormentano. Cose che ribollono dentro di noi e a volte non sappiamo da dove vengono. Andiamo avanti e ci spaventa guardare noi stessi, restare soli con noi stessi, in silenzio, senza rumori o luci. Perché abbiamo paura del vuoto, o forse perché temiamo quello che possiamo trovare. Oppure pensiamo che non ne abbiamo bisogno.
 
In quei giorni di deserto, che lasciarono Gesù nell’intimità, Lui visse un lungo periodo di tempo. Trovò, in dialogo con il Padre, il punto da dove cominciare; scoprì la sua missione: mostrare il volto di Dio agli uomini, con le sue parole, con le sue opere, in Se stesso.
 
Scoprì la sua vocazione di pellegrino, di Figlio di Dio, di pastore, strada, pane, luce, vita, medico, salvatore, porta. E’ un momento di incontro viscerale. E Gesù è nel punto più profondo. Un momento di solitudine, domande, piccole luci, sogni, paure, speranze e incertezze. Di totale affidamento, di dedizione verso il futuro. Di gioia di scoprire se stesso.
 
Quali sono state, nelle nostre vite, le esperienze del deserto? Momenti di solitudine, di ripiegamento su noi stessi, forse aridità. A volte, di fronte a decisioni importanti, cambiamenti di rotta o momenti di crisi, dovremmo lasciare che lo Spirito ci spinga nel deserto affinché Dio parli al nostro cuore. E’ necessario il silenzio per ascoltare Dio.
 
Il deserto è immenso, l’orizzonte sterminato. Abbiamo bisogno di questo sguardo ampio per osservare in profondità la nostra vita. Il cielo ampio. Pieno di stelle. La sabbia senza fine. Sentirci piccoli. Gesù ci insegna a ripercorrere il suo cammino, le sue stazioni e le fermate, le ricerche e le risposte.
 

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