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Un vescovo coreano a Buenos Aires

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Alver Metalli - Terre D'America - pubblicato il 12/03/14
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Il rapporto del Papa con il paese asiatico passa anche attraverso Han Lim Moon, nominato ausiliare da poco più di un meseIl viaggio di Papa Francesco in Corea il prossimo agosto per Han Lim Moon non arriva come un fulmine a ciel sereno. Si dice sorpreso, certo, e molto. Ma sa bene che Bergoglio con i coreani ha avuto a che fare già vent’anni fa e il rapporto non si è mai interrotto. “Credo che il passato abbia influito nella decisione, uno lo porta dentro, nel cuore” ci dice nella casa parrocchiale del popoloso quartiere di Mataderos dove proprio Bergoglio lo mandò nel febbraio del 2003. “Lui poi – Bergoglio – ha una memoria impressionante, tutto resta registrato nella sua mente”. Han Lim Moon, 58 anni, vescovo, inizia l’intervista con una preghiera a San Cosimo e Damiano, patroni della parrocchia, e come ogni buon orientale chiede gentilmente il permesso di poterlo fare.

Han Lim Moon è nato nel 1955 nella città di Suwon, in Corea del Sur, ad una trentina di chilometri dalla capitale, Seúl. Un coreano nell’episcopato argentino non è certo una cosa comune e Han Lim Moon se ne rende conto. Per giunta Bergoglio l’ha designato vescovo ausiliare all’inizio di febbraio. E cosa più singolare ancora, della diocesi di San Martín, un area al di fuori della cintura di Buenos Aires su cui sorgono diverse baraccopoli, tra cui quella del sacerdote villero“Pepe” Maria di Paola. Altro primato: quando Han Lim Moon verrà consacrato, il prossimo 4 maggio, sarà il primo coreano residente fuori dal paese asiatico ad essere eletto vescovo.

Ma torniamo a Bergoglio e alla Corea. Han Lim Moon sbarca in argentina con un carico di emigranti coreani nel 1976; ha 21 anni ed è seminarista da nove. Gli studi iniziati nel seminario minore dell’arcidiocesi di Seúl li completerà nel nuovo paese di adozione, nell’Università cattolica argentina. “In quel periodo pensavo di portare qui delle monache coreane perché facessero assistenza all’ospedale Dr. Teodoro Álvarez dov’ero cappellano. Bergoglio proprio in quei giorni era stato nominato vicario episcopale della zona. Viveva molto vicino a dove vivevo io. Perché le suore potessero venire in Argentina avevo bisogno dell’avvallo di un vescovo e andai da lui per chiedergli l’autorizzazione. Sapeva quanto ce ne fosse bisogno e disse sì, firmò e le monache coreane poterono venire e iniziare il loro apostolato nell’ospedale”.

Tre per l’esattezza, dove sono tuttora. “Non le stesse però, solo una è del gruppo originario” precisa monsignor Han Lim Moon in buon spagnolo ma dall’accento vistosamente straniero. Ma le Piccole serve della Sacra famiglia non se ne sono mai andate. A partire dal loro arrivo è iniziato un rapporto importante, con le suore coreane Bergoglio è rimasto sempre in contatto. Per di più – fa notare il vescovo Lim Moon – nella zona di Flores di cui Bergoglio era ausiliare è concentrata la parte più importante della comunità coreana di Buenos Aires. Come ogni minoranza etnica insediatasi nelle pieghe della megalopoli sudamericana anche i coreani celebrano le loro festività e Bergoglio non è uno che rifiutasse gli inviti. Questi gli antecedenti al viaggio in Corea del Sud che Han Lim Moon ci tiene a ricordare. Con un’ultima considerazione. La Chiesa coreana registra un forte indice di crescita ed è la più missionaria tra le chiese asiatiche. Molti sacerdoti passano in Cina. “E’ un ponte per arrivare lì” osserva il vescovo Lim Moon.

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