“All’inizio lo abbiamo sottovalutato”
Le feste patronali delle parrocchie di una diocesi nella Tailandia nord-orientale riuniscono la comunità per la Messa, la preghiera, le processioni e per partite di calcio amichevoli. Al termine della Messa solenne del patrono della parrocchia, ogni comunità della diocesi di Nakhon Ratchasima partecipa ad un “agape-lunch” (un pasto comune) celebrativo che termina con i fischi gioiosi delle squadre che giocano una partita di “futsal” (o “calcio a 5”), una variante del calcio che si gioca su un campo coperto, più piccolo, con cinque giocatori per squadra.
Le partite parrocchiali coinvolgono squadre miste di clericali e seminaristi, che giocano contro i laici, così come squadre di abitanti del posto appartenenti a diverse comunità religiose. I tifosi in festa attendono la loro squadra preferita, con il vescovo Joseph Sirisut di Nakhon Ratchasima come protagonista. “Lo sport, o qualsiasi esercizio, è importante per la nostra salute, per avere una mente sana e attiva, corpo e anima”, ha dichiarato il Vescovo Sirisut alla CNA ad una recente partita di “futsal”.
Padre Alessandro Klahan, rettore del Seminario Minore San Paolo a Nakhon Ratchasima, il 20 febbraio ha dichiarato alla CNA che “lo sport non ha religione, ma può essere un semplice strumento di evangelizzazione per la promozione dei valori e la morale del Vangelo”. Il rettore ha sottolineato il ruolo dello sport nel costruire “ponti di amicizia” tra la comunità ecclesiale e i laici, promuovendo allo stesso tempo il dialogo interreligioso con le altre comunità.
"Come può questo gioco essere uno strumento di evangelizzazione? In generale, un’occasione così festosa può essere associata ad un pranzo sontuoso, al bere e al divertimento con la famiglia. In questi incontri parrocchiali una grande comunità partecipa alla Messa, e i cori spesso attirano centinaia di persone di altre religioni a testimoniare il nostro senso di comunità, condivisione fraterna, e alla fine una partita di calcio giocata con equità e spirito di squadra”, ha spiegato padre Klahan.
"Molti spettatori e bambini in età scolare guardano queste partite, e il campo fa echeggiare gesti di amore, di comprensione e semplici parole di incoraggiamento, non c’è posto per l’aggressività dell’odio e della rabbia". "Dobbiamo anche essere annunciatori dei valori evangelici, in modo che la nostra comunicazione non verbale possa essere un’omelia non verbale", riflette padre Klahan.
Il rettore ha spiegato che la formazione in seminario è "olistica e completa", ed ha detto di rimpiangere il fatto che alcune delle giovani generazioni siano disinteressate all’attività fisica, poiché impegnate solo dai loro studi e dai computer.
Giocare a “futsal” è di aiuto all’evangelizzazione, ha detto, quando "i giovani attraggono altri giovani, diventando così giovani evangelizzatori". “Condividere l’amore per lo sport promuove un incontro in cui i giovani entrano a far parte di una buona compagnia di amici e restano coinvolti dalle preoccupazioni sociali nell’apostolato pastorale della Chiesa”, ha detto padre Klahan.
"Dobbiamo raggiungere le nostre parrocchie: la gente ama vedere i loro sacerdoti e il vescovo, nonostante l’età, fare del proprio meglio per vincere, tirare a rete, far divertire la gente". Un seminarista della diocesi ha detto alla CNA che il vescovo Sirisut "è un giocatore fantastico, brillante ed intelligente". "All’inizio lo abbiamo sottovalutato".
L’ “apostolato futsal” è un modo efficace per i cattolici in Thailandia di impegnarsi con i loro connazionali. La popolazione cattolica della Thailandia è meno dell’1 per cento – e nella diocesi di Nakhon Ratchasima, i cattolici costituiscono lo 0,1 per cento della popolazione. Circa il 95 per cento dei thailandesi sono buddisti, e molti degli altri sono musulmani, il che rende le relazioni interreligiose un aspetto importante per i cattolici in questa nazione del sud-est asiatico.