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Legge elettorale e parità di genere: protestano le deputate di Montecitorio

ITALY, Rome : Newly-appointed Public Administration and Simplification Minister Marianna Madia (L), Maria Elena Boschi Minister for Relations with Parliament (2ndL), Education and Research Minister Stefania Giannini (2ndR) and Foreign Affairs Minister Federica Mogherini (R) attend a debate for a confidence vote at the Italian Senate on February 24, 2014 in Rome. Italian Prime Minister Matteo Renzi was nominated to be the European Union's youngest prime minister on February 17 and immediately outlined an ambitious reform plan, promising "energy, enthusiasm and commitment" to revitalise the eurozone's third largest economy. AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 07/03/14
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Alla vigilia dell’8 marzo, appello bipartisan al premier Renzi e ai segretari di partito per introdurre quote rosa nelle liste elettorali
Non ci stanno le deputate di Montecitorio a veder scavalcato ancora una volta il principio delle uguali opportunità tra uomini e donne nelle competizioni elettorali e promettono battaglia. La pietra d’inciampo all’approvazione della nuova legge elettorale, il c.d. Italicum, che Matteo Renzi sta spingendo con forza provocando non pochi malumori anche nella sua maggioranza, potrebbe essere proprio l’alleanza trasversale delle deputate di tutti i partiti a favore di un principio di parità affermato con grande risalto nella squadra di governo (metà dei ministri dell’esecutivo Renzi sono donne) e già negato nella nomina dei sottosegretari (solo 9 donne su 44), ambito nel quale è più forte l’ingerenza dei meccanismo di partito. Netta la posizione della presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha incontrato alcune deputate appartenenti a gruppi diversi (assenti quelle di Forza Italia e Movimento 5 Stelle): "E’ cosa nota che io sia per la completa parità di genere anche nell’accesso alle cariche pubbliche. Abbiamo due articoli della Costituzione, il 3 (sull’uguaglianza) e il 51 (sulla promozione delle pari opportunità) che ci spingono in questa direzione. E la metà della nostra popolazione è costituita da donne. La nuova legge elettorale deve tenere conto di questo".

Dopo l’incontro di ieri con la Presidente Boldrini, oggi 90 deputate hanno scritto una lettera aperta al Presidente del Consiglio Matteo Renzi (ma indirizzata anche ai leader dei principali partiti – esclusi M5s e Lega):

"In queste ore – scrivono le rappresentanti di Montecitorio – si sta discutendo alla Camera la nuova legge elettorale, un traguardo importante ed atteso da parte dei cittadini e delle cittadine italiane.

Siamo consapevoli dell’importanza e della necessità di approvare nuove regole che presiedano al buon funzionamento della nostra vita democratica e che definiscano la rappresentanza e l’efficienza del nostro sistema politico. Siamo altresì convinte che non sia possibile varare una nuova legge senza prevedere regole cogenti per promuovere la presenza femminile nelle istituzioni e per dare piena attuazione all’articolo 3 e all’articolo 51 della Costituzione".

Per questo, ricordano le scriventi "abbiamo sottoscritto in maniera trasversale alcuni emendamenti. La nostra convinzione è che l’intesa politica raggiunta possa guadagnare in credibilità e forza da una norma capace di collocare il nostro paese tra le migliori esperienze europee. La responsabilità della politica sta ora nel trovare una soluzione ad una questione di civiltà e di qualità della democrazia che troverebbe il favore non solo delle donne, ma di tutti i cittadini che hanno fiducia nelle nostre istituzioni e nella possibilità di renderle migliori".

 

Scorrendo la lista delle novanta firme iniziali (ma l’appello è “aperto ad altre sottoscrizioni”) si conferma il carattere politicamente neutro dell’iniziativa: dalle democratiche Roberta Agostini, Rosi Bindi, Alessandra Moretti, alle berlusconiane Mara Carfagna, Renata Polverini, Stefania Prestigiacomo – figurano tutte nella lista delle firmatarie (squer.it 7 marzo).

 

All’appello è stata affiancata una campagna social con l’account twitter @paritadigenere attraverso il quale raccogliere adesioni. L’obiettivo è rimettere in campo gli emendamenti che chiedono l’alternanza uomo-donna nelle liste elettorali (per evitare il pericolo che le esponenti di sesso femminile vengano relegate in fondo alla lista) e il 50 per cento delle donne capolista. Alcune simulazioni dimostrano che l’attuale testo dell’Italicum provocherebbe un peggioramento della presenza delle donne in Parlamento.

 

Contrari all’ipotesi di cambiare la legge elettorale i vertici maschili di Forza Italia, alcuni dei quali si sono espressi in maniera fortemente negativa. Per il consigliere politico di Berlusconi, Giovanni Toti, la proposta rappresenta "un’assurdità. In un collegio ci può essere una donna bravissima che merita di essere capolista e in un altro collegio due uomini: perchè dobbiamo stabilirlo prima? Io sarei perchè ci fossero più donne o più uomini a seconda del merito" (Il Tempo.it 6 marzo).
 

Di contrario avviso i senatori del Pd che hanno inviato una nota chiedendo alle forze politiche di trovare un accordo: "sarebbe paradossale che misure per un’equa rappresentanza di genere tra gli eletti fossero contenute nelle leggi elettorali delle assemblee elettive a tutti i livelli di governo, tranne che nella normativa più importante, quella per l’elezione della Camera dei Deputati. Tanto più che dalla prossima legislatura essa sarà probabilmente l’unico ramo elettivo del Parlamento". Ancora "sarebbe inaccettabile se la nuova legge elettorale penalizzasse le donne, cioè la maggioranza del Paese; una mancanza così grave qualificherebbe la tanto attesa riforma come inadeguata e non europea" (Corriere della Sera.it 6 marzo).

 

La discussione sul testo della legge elettorale riprenderà alla Camera lunedì 10 marzo, con buona pace della Festa della donna dell’8 marzo che come avvertono i senatori del Pd nella nota – più che mai in questa circostanza rischia di rimanere "un appuntamento con la memoria vuoto e retorico".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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