Gruppo di esperti discute sullo stato della libertà religiosa nel mondoIn un recente gruppo di lavoro a Washington, D.C. (Stati Uniti), gli esperti hanno suggerito che se la libertà religiosa è diventata una componente rispettabile della politica estera, su scala globale restano serie preoccupazioni.
“La religione conta: per miliardi di persone la religione resta una fonte inevitabile di identità e di scopo”, ha affermato la dottoressa Katrina Lantos-Swett, vicepresidente della Commissione statunitense sulla Libertà Religiosa Internazionale, in una conferenza del 26 febbraio.
Il dottor Andrew Bennett, ambasciatore del Canada per la libertà religiosa, ha richiamato l'enfasi della Lantos-Swett sulla libertà religiosa, sottolineando che è “un diritto umano fondamentale” dal quale dipendono gli altri diritti.
La discussione è stata ospitata dal dottor Thomas Farr, direttore del Progetto per la Libertà Religiosa del Centro Berkley su Religione, Pace e Affari Mondiali presso la Georgetown University a Washington, D.C.
Farr ha iniziato il suo discorso sollevando la questione relativa al fatto che la libertà religiosa internazionale sia diventata “politica estera rispettabile”, notando che in passato ha criticato le amministrazioni Clinton, Bush e Obama per non “averla presa abbastanza seriamente”.
Bennett ha risposto che la libertà religiosa è “altamente rispettabile” come politica internazionale, soprattutto nella maggior parte dei Paesi occidentali. Ha anche sottolineato il lancio, in Canada, di un ufficio per la libertà religiosa presso una moschea dei musulmani Ahmadi – un gruppo tradizionalmente perseguitato – come dimostrazione di “quanto sia forte l'impegno del Canada nei confronti della libertà religiosa”.
Ad ogni modo, ha continuato, c'è un “preoccupante trend inverso di persecuzione di comunità minoritarie, soprattutto cristiane”, in Medio Oriente e in altre aree del globo. Secondo il Pew Research Center, il 75% della popolazione mondiale vive in Paesi con alti livello di ostilità nei confronti della religione.
Bennett ha esortato gli Stati Uniti, il Canada e altri forti sostenitori della libertà religiosa internazionale a “usare i nostri sforzi diplomatici collettivi” per far progredire la libertà religiosa nei luoghi in cui è minacciata.
La questione della libertà religiosa, ha continuato, “è una questione di diritti umani e fondamentalmente di dignità umana” piuttosto che una questione puramente teologica.
“La libertà religiosa non può esistere di per sé come un diritto solitario: si combina ad altri diritti”, essendo complementare più che conflittuale con loro.
L'ambasciatore canadese ha anche avvertito i Paesi occidentali del rischio di “sviluppare una zona d'ombra diplomatica se non si considera la religione” come parte di una politica estera più ampia.
Ha quindi sottolineato la necessità di una comprensione della libertà religiosa che includa l'azione religiosa nel suo fulcro, lamentando che “abbiamo fatto un lavoro molto positivo per spingere la religione o qualsiasi espressione pubblica di fede saldamente nell'ambito privato”.
La Lantos-Swett ha commentato che se “in certi casi è diventata rispettabile”, ci sono altri modi in cui la libertà religiosa non è ancora rispettata nella politica estera.
Da un punto di vista positivo, la libertà religiosa “è stata istituzionalizzata mediante leggi e uffici” in tutto il mondo, e alcuni membri di politica estera si stanno convincendo della sua indispensabilità a livello internazionale.
Ad ogni modo, la libertà religiosa affronta anche molti pregiudizi nella sfera politica. Molte persone “pensano in qualche modo che significhi imporre la religione” o le convinzioni occidentali ad altre Nazioni, mentre “la libertà religiosa non impone nulla”, ricordando invece ai Governi che la gente “ha il diritto di pensare come vuole” e di “vivere le proprie convinzioni”.
La gente pensa anche erroneamente che la libertà religiosa favorisca una religione, ha aggiunto, mentre in realtà è “un principio ampio” che si applica a tutte le comunità e a tutte le convinzioni.
La Lantos-Swett ha suggerito che c'è stata una “zona d'ombra” sulla libertà religiosa nelle amministrazioni sia repubblicane che democratiche, portando a conseguenze negative quando i Paesi stranieri si sentono liberi di abusare della libertà religiosa senza incorrere in punizioni.
La libertà religiosa affronta anche problemi a livello interno, ha osservato, sottolineando che “l'ultima cosa che vorremmo fare è dare alla libertà religiosa uno status di seconda classe”.
L'azione di difendere la libertà religiosa, ha concluso la Lantos-Swett, è essenziale perché le sue preoccupazioni “definiscono chi siamo come persone”.
“Se non facciamo noi quest'opera, chi altro lo farà?”
[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]