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La donna, tra lavoro e famiglia

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LaFamilia.info - pubblicato il 07/03/14
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La donna che si sente realizzata è quella che ama e si sente amata, quella che si dona in modo pieno, al marito, ai figli e alla società
Nel contesto della celebrazione della festa della donna, è importante sottolineare l’apporto femminile nella società, sia come forza lavorativa che come formatrice della famiglia, perché questa è la base della società. Da ciò deriva l’importanza di gettare le basi per la conciliazione tra i due spazi.

Donna è sinonimo di intuito, tenerezza, eleganza, amabilità e inevitabilmente maternità, il dono esclusivo di generare la vita. Le donne umanizzano il mondo con la loro intelligenza, la loro capacità di dare amore e il carisma che le caratterizza. Tutte queste virtù fanno delle donne degli esseri unici, necessari negli spazi lavorativi e insostituibili in quelli familiari. Per questo, parleremo della conciliazione tra lavoro e famiglia, due settori che esigono il miglior sviluppo delle donne.

Comeconciliare?

L’inserimento della donna nel mondo del lavoro per scelta o per necessità ha generato il bisogno di conciliare i due spazi, di modo che nessuno dei due sia pregiudicato.

Nuria Chinchilla – una delle esperte di conciliazione tra lavoro e famiglia – esprime la necessità di porre dei limiti, perché il lavoro può occupare tutti gli spazi dell’agenda esaurendo il tempo libero: “i momenti che decidiamo di trascorrere con la famiglia, con il partner, con i figli e gli amici devono essere segnalati sull’agenda con un evidenziatore dal colore squillante. Come un altro appuntamento lavorativo, ma non come un impegno qualsiasi. Dobbiamo difendere quegli spazi con le unghie e con i denti, come se si trattasse di riunioni con il presidente”.

L’esperta segnala inoltre che non bisogna contrapporre lavoro e famiglia,perché i due ambiti si arricchiscono reciprocamente, dando la possibilità di imparare in un ambito e di applicare ciò che si è appreso nell’altro.

Le imprese hanno un grande ruolo…

Alcuni Paesi, culture e imprese hanno progredito in questo tema della conciliazione, permettendo alle donne di armonizzare la propria natura materna e di svolgere in modo efficiente il proprio lavoro.

Imprese di questo tipo sono partite dall’idea per cui una donna che lavora in condizioni umane e flessibili sarà molto più efficiente e impegnata nel lavoro. Hanno anche compreso l’importanza che la donna dia ai propri figli un’educazione ricca in valori e virtù, visto che i figli saranno le generazioni future che guideranno le compagnie in cui esse lavorano.

Dall’altro lato, ci sono quelle imprese che con le loro politiche poco attente alla qualità di vita dei propri impiegati ostacolano questo equilibrio tra lavoro e famiglia, introducendo orari rigidi ed estesi e negando permessi per assistere i figli, i coniugi o le persone anziane affidati alle cure della donna. È anche certo che ci siano imprese alle quali non piace che le donne abbiano figli per le assenze durante il congedo di maternità. È un errore.

Prima o poi, però, la stessa società si incaricherà di mostrare alle imprese che le donne hanno un’importanza decisiva nell’équipe umana di un’organizzazione, perché con il loro istinto raggiungono obiettivi ineguagliabili.

Come trovare la vera realizzazione?

Lucrecia Rego de Planas, direttrice di Catholic.net, parla delle meraviglie di essere donna e con questo della vera realizzazione femminile, visto che si è osservato che sia la donna che lavora che quella che resta a casa con i figli sono insoddisfatte. Afferma, però, che la vera realizzazione risiede in quelle che amano, si sentono amate e si dedicano pienamente al marito, ai figli e alla società. Lo esprime così:

“Oggi più che mai, il mondo ha bisogno della donna. La donna non può, né deve, sprecare i doni che ha ricevuto, anche quando ha deciso di non lavorare per un’impresa in modo formale. È ingiusto, non solo per lei ma per tutta la società, che una donna che ha studiato, che ha una carriera professionale, che conosce varie lingue, che ha un cuore enorme da donare agli altri resti con questi doni nascosti, custoditi e inutilizzati, riempiendo il proprio tempo libero in palestra, al bar, nei centri commerciali o nei saloni di bellezza.

La donna pienamente realizzata non è quella che ottiene grandi successi professionali a costo di trascurare la propria famiglia, né quella che resta a casa in modo egoista, comodo e insoddisfatto. La donna che si sente realizzata è quella che ama e si sente amata, quella che si dona in modo pieno al marito, ai figli e alla società.

Come mangiare, dormire, lavarsi e cucinare, giocare a tennis e andare a far visita a un’amica sono compatibili con la maternità e la corretta educazione dei figli, così è compatibile il lavoro. Non si doveva mai realizzare questa separazione, perché il lavoro non è un diritto della donna, ma una responsabilità naturale nei confronti di tutti.

Il segreto è farlo per amore e non per egoismo, per condividere quanto si è ricevuto con il mondo e non per voler occupare un posto di prestigio. I figli si renderanno perfettamente conto delle intenzioni della propria madre. Come non vorranno una madre egoista che li abbandona solo per cercare la propria soddisfazione, la ammireranno se sanno che li lascia un attimo per andare a fare il bene in un mondo che ha bisogno di saggezza, tenerezza e affetto”.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

 

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