La Comunità di Sant’Egidio inaugura un nuovo corso di formazione professionale per disabili finalizzato al mondo della ristorazione
Si chiama “Valgo anche io!” ed è l’insegna per un corso professionale per giovani con disabilità promosso dalla Comunità di Sant’Egidio che opera nel cuore di Trastevere, uno dei quartieri di Roma più frequentato dai turisti di tutto il mondo. Quello inaugurato il 7 marzo all’Istituto San Gallicano, con la collaborazione di Laurenzi Consulting e il sostegno di Birra Peroni, è solo l’ultimo di una serie di corsi professionali che attingono all’idea che se il lavoro è una realtà importante nella vita di tutti, assume una valenza ulteriore per le persone con disabilità. Lo spiega ad Aleteia Paola Scarcella, della Comunità di Sant’Egidio, che si occupa del coordinamento dei corsi.
Da dove nasce l’idea dei corsi di formazione?
Scarcella: Nasce in collegamento con la Trattoria degli amici, a Trastevere, un’iniziativa ormai ventennale finalizzata all’inserimento di persone disabili nel mondo del lavoro. La cooperativa sociale responsabile della gestione del ristorante – che prima ha funzionato come paninoteca e circolo culturale – serviva a dare una risposta al desiderio di autonomia delle persone con handicap e alla preoccupazione delle famiglie. Da qui è venuta naturalmente un’esigenza di formazione degli interessati al lavoro specifico della ristorazione, anche perché c’era l’idea di replicare altrove l’esperienza della trattoria e di un ambiente inclusivo di lavoro per disabili, così come ci veniva richiesto da diverse parti in Italia. Sono partiti così i primi corsi di formazione professionale per commis di cucina e di sala.
C’è anche un’altra idea di fondo che voi volete veicolare attraverso questi corsi, è così?
Scarcella: Vorremmo aiutare a cambiare l’idea riguardo al disabile e mondo del lavoro. In genere si pensa all’assunzione di queste persone come a un dovere collegato alla loro condizione o all’affermazione del diritto al lavoro per tutti, cose giustissime. Noi però crediamo che assumere un disabile non sia soltanto un onere, ma un vantaggio perché la nostra esperienza ci insegna che le persone disabili apportano qualcosa in più all’attività che svolgono e al luogo di lavoro. Innanzitutto un concetto molto serio dell’impegno che si traduce nella massima puntualità e nella quasi totale mancanza di assenze dal luogo di lavoro. L’aspetto più rilevante è tuttavia la gioia che mettono nel loro lavoro, sono molto gentili, ricordano i clienti e creano un clima familiare che fa bene a loro, fa bene ai colleghi e anche ai clienti. Certe volte la scontentezza manifestata sul lavoro può essere un handicap più grave di quello di aver bisogno di maggior tempo per imparare delle mansioni. Questa caratteristica di “abbellimento” e arricchimento dei luoghi di lavoro l’abbiamo riscontrata, oltre che alla Trattoria degli amici, anche nelle altre aziende dove le persone formate da noi sono state inserite.
Quanti dei ragazzi passati dai corsi di formazione sono poi riusciti a trovare lavoro?
Scarcella: Abbiamo cercato di lavorare sempre sulla qualità della formazione, per non aiutare semplicemente a trovare un lavoro ma per dare la possibilità di svolgere un lavoro qualificato. Inoltre noi accompagniamo l’inserimento lavorativo e anche dopo continuiamo a seguire i ragazzi, tutti elementi che aiutano a creare rapporti sereni con i datori di lavoro. Dall’ultimo corso, frequentato da 25 persone delle quali non tutte avevano interesse ad andare oltre la formazione, ne sono stati impiegati la metà, nonostante la crisi. Questo perché abbiamo cercato di creare una rete con ristoratori e mense che andasse oltre le possibilità di assorbimento della Trattoria. Il “successo” secondo me è segnalato dal fatto che dopo essere stati assunti a tempo parziale, molti dei ragazzi sono passati al tempo pieno.
Com’è strutturato il corso in partenza?
Scarcella: C’è stato un “boom” di iscrizioni, grazie al passaparola, e partiamo con 47 partecipanti, segnalati dai servizi territoriali, Asl, centri per l’impiego e l’Istituto alberghiero Vincenzo Gioberti con il quale c’è una buona collaborazione ormai da tempo. Il corso si rivolge a persone con disabilità psichica, sindrome di Down o ritardi mentali più o meno lievi. I ragazzi svolgeranno lezioni teoriche in classe su materie come igiene, storia e tipologie della ristorazione, il mondo del vino, inglese per rapportarsi ai turisti stranieri che specialmente a Trastevere abbondano. Quindi avranno delle lezioni pratiche sulla gestione del cliente e, infine, faranno pratica proprio sul luogo di lavoro. Il corso terminerà a novembre prossimo. Speriamo di riuscire a collocare anche loro. Come sempre lo sforzo maggiore è quello di cambiare l’approccio verso l’inclusione di persone con disabilità psichica circondata da timori che poi di solito si stemperano nel rapporto diretto. Come, del resto, avviene per tutti.